Bancale di trattura
Descrizione
Ambito culturale: ; Italia, Lombardia
Cronologia: 1850 ca.1850 ca.
Categoria: attività artigianali
Tipologia: bancale di trattura
Materia e tecnica: legno di abete (taglio, squadratura, piallatura, tornitura, levigatura, pittura); legno di noce (taglio, squadratura, piallatura, tornitura, levigatura, pittura); rame (fusione, stampo); ferro (fusione, stampo); ceramica (stampo, cottura, smaltatura)
Misure: 56 cm x 190 cm x 161 cm
Descrizione: Oggetto formato da un banco, poggiante su otto gambe tornite, a sezione rettangolare, su cui poggiano due bacinelle in metallo stagnato e in cui, al centro, è inserita una stufa a legna atta al riscaldamento dell'acqua per la trattura dei bozzoli. Al lato maggiore interno di ciascuna bacinella sono assicurati quattro occhielli in ceramica, attraverso i quali passavano quattro bave seriche. Sopra ambe le bacinelle, appoggiate ad una spalliera a portanti torniti, è collocato un aspo funzionante a pedale per l'avvolgimento della matassa di seta.
Notizie storico-critiche: F. Merisi (2011, pp. 128-134) scrive che il bancale di trattura in oggetto era di esclusivo uso famigliare. In genere i filandini per uso famigliare avevano la struttura portante e gli aspi di fattura artigianale, mentre le parti di scorrimento del filo (i bottoni di porcellana con foro centrale in cui veniva fatto passare il filo che si dipanava dalla rosa di bozzoli che galleggiavano nella bacinella di trattura; le gabbiette metalliche e le girelle che vi sono inserite) venivano acquisite sul mercato dell'usato di macchine proto-industriali o comunque venivano dalla produzione seriale. Prima del lavoro di restauro, avvenuto nel 2009, le parti seriali erano in gran parte mancanti e l'unica girella originale servì come modello per completarne la serie. Per le operazioni di ricostruzione, condotte con metodi del tutto simili agli originali, sono stati scelti artigiani esperti nella lavorazione dei metalli, del legno, del vetro e della porcellana.
La forza impressa dall'operatrice sul pedale veniva trasmessa all'aspo per mezzo di una biella, facendolo girare in modo da permettere l'avvolgimento del filo. La macchina è provvista di un "fermo" che impediva all'aspo di girare all'indietro, cosa che avrebbe provocato l'allentamento del filo avvolto.
Essendo i filamenti di seta troppo delicati per essere avvolti uno alla volta sull'aspo, se ne avvolgevano insieme un certo numero, da tre a otto.
Collocazione
Pescarolo ed Uniti (CR), Museo del Lino
Credits
Compilazione: Piccioni, Gentile (1986)
Aggiornamento: Capra, Michela (2015)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/Z0010-02235/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).