Falce messoria
Descrizione
Ambito culturale: ambito europeo; Regno Unito
Cronologia: sec. XX prima metàsec. XX prima metà
Categoria: attività agro-silvo-pastorali
Tipologia: falce messoria
Materia e tecnica: ferro (riscaldamento, battitura, forgiatura, curvatura, tempratura, molatura); legno (taglio, tornitura, levigatura, foratura)
Misure: 40.5 cm (intero)
Descrizione: Lama stretta e molto arcuata, terminante a punta, inserita all'estremità inferiore entro un breve manico tornito.
Notizie storico-critiche: Dino Gregorio (1980) riporta che la lama poteva essere dotata di costola di rinforzo. Poteva essere larga da 3 a 6 cm e lunga da 25 a 40 cm.
P. Scheuermeier (1980, vol. I, p. 111) informa che per la mietitura nelle zone alpine e prealpine era in uso solo questo tipo di falce, in luogo della più comune falce dentata, diffusa nell'Italia centrale e meridionale. Era dotata di una lunga lama sottile ed arcuata, terminante a punta, che poteva anche essere incurvata verso l'alto. Poteva essere usata anche per tagliare l'erba laddove la falce fienaia non poteva operare. Nella grande falce da grano, invece, diffusa nella Pianura Padana e in tutta l'Italia centrale, anche il manico poteva essere leggermente incurvato verso l'alto, affinché la mano non toccasse terra nel mietere. Luglio era il mese di raccolta del grano. Nelle piccole aziende dove la gran parte dei lavori veniva svolta manualmente, tutta la famiglia era coinvolta e in caso di bisogno coadiuvata da braccianti. Nelle grandi aziende, invece, già negli anni Venti del Novecento la macchina (mietitrice) aveva sostituito in larga misura il lavoro manuale. Per questo e anche a causa del declino delle grandi proprietà, non si trovavano più numerose e ben organizzate squadre di mietitori. I mietitori di una squadra, il cui numero variava a seconda della zona e delle dimensioni del campo, avanzavano nel campo di grano su un fronte sparso. Il primo, chiamato caporale, comandava dando il ritmo. A seconda dell'uso della zona e della destinazione della paglia e delle stoppie, il grano veniva tagliato a diverse altezze. In Pianura Padana, dove nel campo di grano venivano seminate anche delle foraggere, le stoppie venivano tagliate a 30-40 cm da terra, mentre nell'area alpina e prealpina, dove la paglia veniva destinata all'industria e usata per foraggiare il bestiame e farne la lettiera, venivano tagliate a un'altezza massima di 20-30 cm.
G.B. Muzzi (2001, p. 59) scrive che i mannelli di spighe venivano riuniti e legati con la paglia o con una corda di canapa (lasì) e formavano un covone (cöå), posto verticalmente a formare un mucchio sul campo, prima del trasporto il cascina con il carro. Esistevano falci messorie sia per i destrorsi che per i mancini. Venivano usate anche per preparare le strade, insieme e in alternativa alla falce apposita (rànså per fa le stràde) e per permettere alla mietitrice meccanica (mietilégå ) di falciare il grano senza che i cavalli o il trattore passassero sopra le piantine.
Fonti di documentazione: 2/ 3
Collocazione
Mairano (BS), Museo della Civiltà Contadina "Dino Gregorio"
Credits
Compilazione: Capra, Michela (2010)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/v2010-00018/
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