Portacote
pianura bresciana
Descrizione
Ambito culturale: pianura bresciana; Italia, Lombardia
Cronologia: sec. XX prima metà
Categoria: attività agro-silvo-pastorali
Tipologia: portacote
Materia e tecnica: corno di bue (taglio, spolpatura, essiccazione, foratura)
Misure: 22.5 cm x Ø 7.4 cm (intero)
Descrizione: Corno di bue cavo, leggermente ricurvo, alla cui bocca sono stati praticati quattro fori. In due di essi è inserito del filo metallico curvo.
Notizie storico-critiche: P. Scheuermeier (1980, vol. I, p. 58) informa che la cote era uno strumento indispensabile per il falciatore, che la utilizzava per affilare la lama della falce fienaia durante il lavoro nel prato. In Italia settentrionale, il portacote poteva essere di forma e materiale diversi: corni di bue cavi, foderi in legno cilindrici o piatti su un lato, terminanti sul fondo con uno sperone per piantare l'attrezzo nel prato, e, in tempi più recenti, barattoli di latta, rotondi o ovali, che andarono progressivamente a sostituire quelli più vecchi.
G.B. Muzzi (2001, p. 90) riferisce che nelle grandi aziende della pianura ogni salariato possedeva un corno di mucca in cui infilare la pietra per affilare la falce. Con un gancio di filo di ferro zincato la appendeva alla cintura dei pantaloni perché non recasse impaccio durante le operazioni di falciatura. La pietra veniva inserita nel portacote insieme a un po' d'acqua ed erba, per evitare il rumore del suo sbattere. La molatura si faceva durante la falciatura per rifare velocemente il filo, senza dover fare una sosta prolungata per battere la falce sull'incudine col martello.
Fonti di documentazione: 3
Collocazione
Mairano (BS), Museo della Civiltà Contadina "Dino Gregorio"
Credits
Compilazione: Capra, Michela (2010)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/v2010-00072/
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