L’allegoria dei peccati capitali in una serie di stampe secentesche
“L’allegoria è la figura retorica per cui un concetto astratto viene espresso attraverso un’immagine concreta”. Il linguaggio artistico ha spesso fatto ricorso a questo strumento per raffigurare focose passioni, nobili sentimenti, accorati stati d’animo, ma anche virtù morali o riprovevoli perversioni.
Nella sequenza qui riproposta vengono denunciati i vizi o, per dirla col catechismo cattolico, i peccati capitali: la gola, l’invidia, l’avarizia, l’ira, la lussuria e la superbia.
Nelle immagini l’allegoria è costruita in modo elementare e trasparente. Ciascuna di esse si compone di un insieme di elementi ricorrenti: il personaggio centrale è raffigurato con le caratteristiche fisiche ed estetiche del vizio che rappresenta (la Gola è florida, l’Invidia scheletrica, la Lussuria avvenente e discinta ecc.), impugna gli attrezzi del mestiere (la Gola un calice, l’Ira una spada, la Superbia uno specchio ecc.), ai suoi piedi è accovacciato un animale simbolo (un porco affianca la Gola, un leone l’Ira, un pavone la Superbia ecc). A completare il quadro un demonietto svolazza come oscuro suggeritore sulla testa dei peccaminosi.
A dire la verità vi sarebbe un settimo peccato capitale, la Accidia, che in questa serie non compare probabilmente perché la relativa stampa è andata dispersa. Nel Seicento la Accidia doveva sembrare terribile anche se ai nostri occhi appare un innocuo capriccio per cultori dell’ozio.
L’autore delle incisioni è ignoto. Non così l’ideatore delle figure: Jacques Callot (1592 – 1635), artista francese a lungo vissuto in Italia. Queste, come molte altre sue opere, sono conservate nella raccolta di stampe della splendida Villa Mylius Vigoni a Menaggio sul lago di Como.
Pubblicato: 29 Settembre 2008 [Erregì]