Borghi di Lombardia: Montevecchia (LC)
L’incantevole borgo, posto a 442 metri di altezza nel Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, è formato da un gruppetto di basse case e da due edifici gentilizi.
Tra questi, Palazzo Archinti Vittadini chiude, con la sua lineare facciata arancione movimentata dal portale barocco, una sorta di piazzetta acciottolata corrispondente a Largo Gaetana Agnesi. L’intitolazione ricorda la celebre matematica ed educatrice, vissuta tra il 1718 e il 1719, che soggiornò nella Villa Panigarola Agnesi Albertoni, elegante costruzione che domina l’abitato su un altro lato della piazza, con la sua ampia e articolata mole.
Strette vie e archi passanti conducono verso la campagna, disseminata di vigneti, da cui si gode una vista spettacolare. Aggirato il muro di recinzione di Villa Panigarola Agnesi Albertoni, intevallato da pilastri in arenaria con statue sovrastanti, si imbocca la scalinata che conduce al Santuario della Madonna del Carmelo, posto alla sommità del colle.
La chiesa, situata in una splendida posizione panoramica su un colle sovrastante l’abitato di Montevecchia, è raggiungibile alla sommità di un’erta scalinata. E’ affiancata, a destra, dalla ex-canonica (oggi adattata a Casa Incontri), disposta su due livelli, e, a sinistra, da un corpo minore comprendente l’oratorio della Confraternita e la sacrestia. La facciata della chiesa è a capanna, anticipata da un elegante pronao su colonne in granito; l’interno è a una sola navata con tre cappelle laterali (due sul lato sinistro, intitolate a S. Antonio di Padova e a S. Bernardo, e la terza, sull’altro lato, dedicata a S. Giovanni Battista), presbiterio e abside semicircolare.
L’edificio di culto è citato alla fine del XIII secolo. In seguito ai danni subiti per un incendio esso venne ricostruito, forse sulle rovine della precedente chiesetta, tra il XVI e il XVII secolo.
L’originaria pala con la “Decollazione del Battista” (1554-1556 circa) di Bernardino Campi, ora conservata presso il Museo Diocesano di Milano (di cui si vede una copia nella cappella destra) è una delle più significative testimonianze pittoriche riconducibili a quel periodo. La chiesa era allora intitolata a S. Giovanni Decollato e aveva come compatrona la B. Vergine del Carmelo. Il succedersi delle fasi costruttive della struttura edilizia è rivelato dalle date “1636” e “1717”, che si leggono, rispettivamente, sull’intonaco di un vano situato sotto il pavimento centrale del Santuario e all’ingresso dell’ex-canonica.
Al XVII secolo risale la seconda cappella sinistra, con la relativa decorazione ad affresco dedicata a S. Antonio di Padova, come suggerisce la data “1697” iscritta sulla balaustra, peraltro contrassegnata dallo stemma della famiglia Brivio. Un’intensa fase decorativa interessò la chiesa nel XVIII secolo come attestano gli affreschi del monzese Giovanni Battista Garibaldi, che firmò nel 1778 la “Caduta della manna” su una parete del presbiterio. Allo stesso pittore si possono attribuire anche i dipinti murali della cappelle di S. Bernardo e di S. Giovanni Battista, i due grandi riquadri affrescati sulle pareti della navata, raffiguranti l'”Adorazione dei Pastori” e la “Crocifissione di Gesù”, e un affresco sulla volta dell’oratorio della Confraternita.
Sul prezioso altare maggiore marmoreo del Santuario della Madonna del Carmelo si trova una statua tardo-seicentesca in legno intagliato, dipinto e dorato che raffigura la Madonna con Gesù Bambino: Maria, ammantata in vesti rosse e blu con decorazioni in oro, poggia i piedi su una nuvola punteggiata da teste di angioletti. Con la sinistra sorregge il Bambino e, nella destra, tiene lo scapolare: un cordoncino dal quale pendono due rettangolini di stoffa che, secondo quanto previsto dalla Bolla Sabbatina emessa nel 1322 da papa Giovanni XXII, se indossato dai devoti, porta conforto alle anime del Purgatorio. La scultura fu probabilmente realizzata per iniziativa della Confraternita della Beata Vergine del Carmelo, che fu fondata nel 1640 nella chiesa di Montevecchia, a quell’epoca intitolata a San Giovanni Decollato
A metà circa della salita si sviluppa il percorso anulare delle Cappelle della Via Crucis, costeggiato da cipressi. Le 14 edicole, in arenaria grigia, presentano, entro nicchie inquadrate da paraste decorate, altrettanti altorilievi in arenaria gialla raffiguranti i misteri della Passione di Cristo. Ogni scena era, in origine, accompagnata da iscrizioni didascaliche, in gran parte scomparse. La Via Crucis fu realizzata a partire dal 1796. Sembrano, invece, appartenere a un momento successivo, anche se non molto distante, le formelle interne, assai degradate nonostante i ripetuti e recenti restauri.
Notizie storiche
Un documento del 1789, conservato nella parrocchia del paese, fornisce la descrizione di Montevecchia sottolineandone la scomoda collocazione al colmo di una strada “precipitosa”. D’altra parte, proprio la singolare posizione del nucleo, abbarbicato su una collina scoscesa, ha sottratto l’abitato dal rischio del conurbamento e, nello stesso tempo, gli ha procurato un largo apprezzamento da parte di quanti ne percorrono le vie.
Tra costoro, Mario Soldati (Vino al vino, 2011, p. 123) ha definito assai efficacemente il borgo come “uno spalto altissimo, un balcone che si erge fuori dalle nebbie e si affaccia dritto a Sud” dove, nelle giornate di vento, è possibile vedere i profili montuosi dalla Cisa al Monte Rosa. Nonostante le ristrutturazioni e i rimaneggiamenti che si sono susseguiti nei secoli, l’impianto urbanistico del piccolo nucleo evoca antiche origini medievali. La stessa chiesa di S. Giovanni Decollato, poi divenuta Santuario della Madonna del Carmelo, è citata verso la fine del Duecento.
L’edificio di culto subì un radicale restauro nel XVII secolo, epoca alla quale pure risale il palazzo già Archinti, poi Maggi Oltolina e Vittadini che delimita, su un lato, la piazzetta del borgo. L’altro imponente edificio nobiliare che si affaccia dalla parte opposta, intorno al 1649 apparteneva ad Alessandro Panigarola, feudatario del paese, per poi passare ai conti Brivio, nel 1713, e agli Agnesi, nel 1740. A queste due famiglie si devono, in particolare, gli interventi che conferiscono un aspetto assai elegante alla dimora. Sul muro di recinzione esterna della villa, presso l’ingresso, una lapide in ricordo di Gaetana Agnesi fu collocata dai pronipoti della studiosa, i conti Albertoni
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Pubblicato: 22 Giugno 2018 [cm]