Il sistema di ville e palazzi a Lentate sul Seveso
Il territorio di Lentate presenta ancora oggi un ricco tessuto di dimore signorili sorte nei pressi del fiume Seveso come luogo di villeggiatura privilegiato per l’antica bellezza e amenità del paesaggio brianteo, ricco di brughiere e boscaglie popolate di selvaggina.
Dalla stazione di Camnago-Lentate l’itinerario di visita porta in breve a Villa Lomagna Giulia Volontè (via Col di Lana, 23) originata da un insediamento rurale settecentesco. La villa deriva dall’ampliamento di un precedente edificio risalente al XVIII secolo, trasformato nel 1860 in forme neogotiche. In questo edificio è riscontrabile l’influsso che il gusto per il revivalismo storicistico ha avuto sull’architettura della seconda metà del XIX secolo, qui esemplarmente percepibile nelle torrette e nella merlatura di coronamento dell’edificio.
Poco discosta, verso nord, è Villa Ravasi (via Montesanto, 2-6), nucleo a corte originatosi alla fine del Settecento. Il complesso è stato recuperato all’uso pubblico con il generale intervento di ristrutturazione per l’insediamento della Biblioteca e Centro Culturale del Comune, realizzato in due fasi successive conclusisi nel 2005. L’impianto a corte a “U” su due piani è stato mantenuto, così come la volumetria complessiva, mentre è stata alterata l’originaria immagine architettonica, pur modesta, in adeguamento alle nuove funzioni insediate. Dal progetto dell’arch. Enzo Ranieri e dell’ing. Leonardo Fiori deriva il riordino delle aperture della cortina stradale, con nuove vetrate in corrispondenza del portico sulla corte, atrio passante a tre arcate ribassate sostenute dalle originarie colonne lapidee. Accanto al cortile, sistemato con la nuova pavimentazione, è il giardino pubblico con memorie dell’antico impianto.
Villa Volta Sannazzaro a Lentate sul Seveso
Nel tessuto edificato lungo la viabilità storica del paese si individuano taluni singoli edifici minori di qualche interesse storico, com’è Casa Borri (via Giuseppe Garibaldi, 16). Di origine ottocentesca l’edificio presenta un generoso apparato decorativo neogotico di laterizio sulle facciate a due piani.
Accanto a questa minuta residenza è situata Villa Volta Sannazzaro (piazza San Vito, 31), altrimenti nota come Villa Il Cenacolo di proprietà della Suore di Nostro Signore del Cenacolo , dal quale deriva il nome attuale dell’edificio.
Le fonti documentarie collocano le origini della dimora tra la fine del Seicento e l’inizio del successivo secolo, mentre non è identificato l’autore del progetto, risultando priva di fondamento l’attribuzione all’architetto Pellegrino Tibaldi detto il Pellegrini (1575-1596).
Le rilevazioni del catasto teresiano assegnarono, nel 1722, la proprietà al cardinale Giovanni Francesco Stoppani, al quale subentrò, nel 1774, il nipote Schinchinelli, conte di Casalbuttano (CR).
A questi si devono interventi di modifica sostanziali con il prolungamento dei corpi a lato della corte d’onore.
La dimora, proprietà dell’industriale Grato Zanella nel terzo decennio dell’Ottocento, fu poi messa all’asta e acquistata nel 1832 da Zanino e Luigi Volta, figli di Alessandro Volta. Dell’acquisizione è rimasta testimonianza anche nell’iscrizione “Sito Volta” incisa su una pietra pavimentale a lato del cancello d’ingresso.
Verso la fine del secolo, la villa abbandonata dai Volta fu acquistata dall’imprenditore serico Giuseppe Isacco, il cui figlio Egidio promosse dal 1880 un radicale intervento di sistemazione e restauro da cui deriva l’attuale aspetto. Lasciata in eredità nel 1896 alla nipote Giuseppina Ginammi de’ Licini, la villa fu locata tra il 1898 e il 1903 a Thaon de Revel, ministro della guerra che, tra altri, vi ospitò le regine Margherita ed Elena di Savoia.
Successivamente fu abitata da Giuseppina Ginammi, divenuta consorte del conte Giuseppe Sannazzaro che, fra il 1904 e il 1927, intraprese nuove sistemazioni del complesso, poi venduto al cognato Mario Amman e da questi ceduto nel 1929 alle Suore di Nostro Signore del Cenacolo. Dal 1990 l’intero edificio è adibito a Casa di riposo.
La facciata principale ha architettura distinta in due ordini, con un atrio porticato a tre arcate a serliana, chiuso da una vetrata nel 1880.
Negli ambienti interni permangono non pochi elementi spaziali e decorativi delle sistemazioni settecentesche. Accanto all’imponente scalone, ad esempio, tre sale del piano terra conservano le volte decorate ad affresco, risalenti al Settecento, mentre ai primi anni del XX secolo risale l’affresco della volta a padiglione del salone centrale. Rimangono anche pregevoli fregi decorativi, infissi di legno dipinto con architetture a trompe-l’oeil e componenti dell’originario arredo. Al piano nobile, la cappella privata presenta decorazioni a trompe-l’oeil, accanto ad una saletta dipinta a riquadri con scene agresti.
L’impianto rettangolare a corte, derivato dalla sistemazione ottocentesca, è organizzato da corpi di fabbrica ortogonali su due e tre piani. Qui prevale nel ruolo architettonico il corpo principale, a due piani ma di maggior altezza, con atrio porticato in origine passante al parco e col piano nobile. Le ali a lato, su tre piani di altezza inferiore, presentano parziali arretramenti nel corpo di fabbrica e delimitano la corte raccordandosi a emiciclo con i blocchi simmetrici attestati sullo spazio pubblico, a delimitare la cancellata di ferro battuto.
I prospetti principali sulla corte presentano un ampio apparato decorativo col ricorso continuo a elementi materici e tipologici in composizioni regolare: lesene accentuate e cantonali a blocchi sovrapposti, partizioni murarie a fasce e marcapiano, cornici alle finestre, cornicioni, frontoni e balaustre, con il raccordo a emiciclo su corte arricchito da nicchie mosaicate con statue e sormontato da un coronamento con mosaici policromi in una complessiva, enfatica, rappresentazione del rango nobiliare della dimora.
A meridione si estende il vasto parco a macchie boschive e radure, ampliato dal 1885, con tracce dell’impianto originario riconoscibile nella scalinata del giardino pensile a balze, che si conclude a sud con un’esedra e a ovest con un terrazzamento di compensazione del dislivello tra la villa e la vallata estesa sino alla residua campagna coltivata.
Villa Merelli Valdettaro a Lentate sul Seveso
Villa Merelli Valdettaro (via Cavour, 46), nota anche come Villa della Contessa, fu commissionata nel 1847 da Bartolomeo Marelli, impresario del Teatro alla Scala. La dimora fu edificata sul luogo di una piccola casa da nobile dei conti Porro, secondo lo stile eclettico del tempo, con ampio ricorso a goticismi e decorativismi di stampo romantico, simbolicamente rappresentati dal porticato adorno di statue che fronteggia l’ingresso, da una superstite torre e dalle cornici di laterizio che adornano le finestre ogivali.
L’impianto comprende il corpo padronale su due piani, con prospetto concluso da un timpano a bassorilievo, che affaccia su una corte delimitata dal porticato passante, e l’ampio giardino pertinenziale, sistemato nella seconda metà dell’Ottocento da Giuseppe Balzaretto.
Il sistema di ville e palazzi nella frazione di Copreno a Lentate sul Seveso
Nell’antico nucleo rurale di Copreno occupa uno spazio di grande rilievo il complesso di Villa Clerici Ginammi De Licini Cattaneo di Proh (via Trieste, 5), altre volte denominata Villa Immacolata in base alla collocazione dell’attuale sede della congregazione delle Suore della Carità Immacolata Concezione d’Ivrea.
Appartenuta alla nobile casata milanese Clerici fino alla metà dell’Ottocento, fu fatta erigere nel 1650 da Francesco Clerici, forse sui resti di un convento del XVI secolo, di cui rimangono tracce documentarie. Nella dimora furono ospiti illustri personalità, con la probabile presenza di Alessandro Manzoni e il documentato soggiorno di Arturo Toscanini al tempo della proprietà dell’avvocato milanese Riboldi, impresario teatrale.
Delimitato da una murata con cancellata di ferro battuto, il notevole complesso è un aggregato di fabbricati, col corpo principale a corte porticata, su tre livelli e torretta belvedere; ad est si estende digradando un giardino alberato, mentre all’opposto la dimora affaccia sul parterre centrale a giardino centrale, aperto verso nord. Qui si eleva il Santuario di San Mauro, cappella di epoca tardo cinquecentesca con impianto planimetrico ottagonale. La chiesa presenta una facciata scandita da lesene e divisa in due ordini da una fascia marcapiano aggettante e conclusa da un timpano triangolare.
Episodio minore con tipologia a corte tipica del nucleo rurale è la Villa Beccaria (piazza Fiume, 3), d’impianto settecentesco, del quale rimane il semplice corpo principale su tre piani caratterizzato da un portico a tre arcate su colonne di granito.
Il sistema di ville e palazzi nella frazione di Birago a Lentate sul Seveso
Addentrandosi nel nucleo storico della frazione di Birago si incontra dapprima Villa Radice (via Monte Grappa, 5) di origine seicentesca, che conserva tracce della preesistente dimora di campagna della casata Porro Lecci nelle finestre a sesto acuto risalenti al XIV-XV secolo.
Di maggior rilievo è il complesso di Villa Raimondi Carpegna (via Raimondi Mantica, 18/ 20), dimora padronale della famiglia Casnedi avviata a costruzione nel 1630 su progetto di Simone Cantoni.
Un passaggio fondamentale si compì nel 1794, quando il marchese Raffaele Raimondi, subentrato ai Confalonieri, entrò in possesso del compendio. La dimora, arricchita di pregevoli arredi, fu da quel momento meta di illustri personalità della cultura e dell’aristocrazia lombarda, al pari della vicina Villa Verri al Mirabello, con soggiorni estivi, incontri e battute di caccia.
Sotto la dominazione austriaca, la villa sequestrata fu sottoposta ad infinite defraudazioni, sino al ritorno dei marchesi Raimondi che, nella seconda metà dell’Ottocento, le restituirono splendore.
Fra altri illustri personaggi che dimorarono in questa suntuosa villa di delizia vi fu anche Giuseppina Raimondi, figlia del marchese Giorgio Raimondi Mantica Odescalchi e seconda moglie – seppur per poco tempo – di Giuseppe Garibaldi.
Nel XX secolo si ebbero nuovi passaggi di proprietà e divisioni accompagnate da decadimento, sino al 1978 quando l’intero complesso fu ricostituito dal conte Ranieri Brivio Gabrielli di Carpegna, la cui famiglia tutt’ora lo detiene in buon ordine.
Notevole l’architettura del complesso, in perfetta sintesi di rapporto col paesaggio delle Groane e, vieppiù un tempo, con la campagna coltivata. La villa ha pianta a “U” aperta verso ovest sulla corte, conclusa da un parterre ad emiciclo e delimitato da una muratura di laterizio, con cancello tra pilastri sormontati da statue.
Il corpo principale è su due piani, con una sopraelevazione centrale cui corrisponde al piede un atrio porticato a tre arcate a tutto sesto su pilastri, chiuso da ampie vetrate. Dall’atrio voltato a crociera, affrescato con motivi geometrici, la vista sull’asse est-ovest spazia verso i giardini contrapposti.
A lato della corte d’onore le ali su due piani si allungano con simmetrici corpi ortogonali, quello a sud originando un cortile di servizio. Verso meridione il cancello di accesso principale con statue a coronamento dei pilastri d’andito.
Col recente risanamento delle facciate sulla corte sono state restaurate la bella decorazione pittorica monocroma a trompe-l’oeil delle finestre.
La facciata orientale prospetta su un giardino a balze e parterre a emiciclo che fronteggia le vallate del Seveso.
Notevoli gli ambienti interni a lato del portico, restaurati in anni recenti. Qui si trovano pregevoli affreschi con scene mitologiche e storie di Paride attribuiti al veneto Mattia Bartoloni (1695-1750), principale esponente nell’area lombarda della scuola del Tiepolo.
Altri ambienti presentano preziosi rivestimenti ceramici mostrando anche, eccezionalmente per l’ambiente lombardo, preziose ceramiche di Delft, qui presenti nella “sala blu”, detta anche sala “delle piastrelle”.
Di notevole valore la “sala dei cuoi”, caratterizzata da pareti rivestite con cuoio decorato. Imponente lo scalone seicentesco a quattro rampe che collega il piano nobile dove, nel grande salone centrale, rimangono ulteriori affreschi – a tema storico – del Bartoloni.
Nell’originaria rimessa delle carrozze è ora allestita una imponente collezione di oltre 6.000 strumenti musicali provenienti da ogni parte del mondo.
Nel decaduto parco sono scomparse molte componenti ed elementi decorativi che connotavano scenograficamente il giardino, mentre rimangono le statue che cadenzano il lungo viale d’accesso e le scalinate dei parterre.
Villa Verri a Birago a Lentate sul Seveso (località Mirabello)
Isolata nella campagna a nord di Birago è la località Mirabello, che impone un non semplice spostamento pedonale, che sarebbe dunque meglio affrontare in bicicletta o con altri mezzi di trasporto leggero. Qui l’antico nucleo rurale originario, risalente al 1650, passò di proprietà nel 1756 dalla famiglia Diotti a Gabriele Verri, padre di Pietro e Alessandro. Qui Pietro Verri fece erigere Villa Verri, (via Alessandro Manzoni, 53), altrimenti detta il Mirabello.
Il complesso costituisce una dimora padronale che divenne luogo culturale d’elezione, ospitando, tra altri personaggi, Giuseppe Parini e gli intellettuali riuniti attorno alla rivista fondata dal Verri “Il Caffè” e “Il conciliatore“, il celebre periodico italiano, pubblicato a Milano dal settembre 1818 all’ottobre 1819, quando fu soppresso dalla censura austriaca, noto anche come Foglio azzurro.
Nell’Ottocento ebbe tra i proprietari le casate Stoppani, Isacco, e i conti Ginami de Licini ai quali successero i conti di Giarole.
L’edificio, a pianta rettangolare, si erge al centro di una corte aperta ad est, verso la campagna, e delimitato all’opposto da corpi di servizio e dai fabbricati del nucleo della filanda, dismessa, che il Verri insediò per la lavorazione della seta.
Elevata su tre livelli, con il corpo centrale caratterizzato da una torretta-colombaia, la villa ha facciate impreziosite da cornici barocchette che inquadrano le finestre e un semplice balcone che si affaccia verso oriente. Del complesso fa parte anche la cappella privata, a pianta circolare, dedicata ai Santi Giuseppe e Filippo Neri.
Ultimo aggiornamento: 28 Marzo 2019 [cm]