L’ostensorio di Michele de Novi
Grazie alla ricca documentazione conservata nell’Archivio Laurenziano della Collegiata di Chiavenna è possibile ricostruire nel dettaglio le vicende che accompagnarono la committenza, l’esecuzione e l’arrivo di questo ostensorio nella chiesa di Santa Maria in Borgonuovo a Chiavenna.
Si tratta di uno dei più importanti manufatti settecenteschi conservati nel Museo del Tesoro opera di Michele De Novi, argentiere attivo a Napoli nel XVIII secolo. Il manufatto presenta una base poggiante su piedini a ricciolo, su cui si innesta un globo su cui poggia la statuetta della Madonna Immacolata, come di consueto rappresentata in piedi su una falce di luna e nell’atto di schiacciare il serpente del peccato. La figura costituisce il fusto per la raggiera dove compare il simbolo eucaristico dell’uva, unito a quello delle spighe.
L’ostensorio fu realizzato per 91 ducatoni tra il 1745 e i primi mesi del 1746, visto che il 22 aprile di quell’anno ne perveniva il disegno a Carlo Giani, fabbriciere di Santa Maria. L’abbozzo, verosimilmente dello stesso De Novi, era stato inviato da un certo Carlo Fontana residente a Tanno (contrada di Chiavenna), che da Napoli si era preso l’onore di gestire la commissione per conto dei chiavennaschi ivi residenti.
L’arrivo del disegno, opportunatamente accompagnato da un filo di seta utile a suggerire il tessuto con cui realizzare il baldacchino a tronetto per accogliere il manufatto, non era che l’ultimo atto di una complicata vicenda, che aveva visto i parrocchiani di Santa Maria questionare con quelli della vicina San Fedele.
Gli emigrati a Napoli avevano infatti pensato di donare alle due chiese un solo ostensorio, da utilizzare in modo condiviso, e in effetti, nel 1745, l’opera giunse a Chiavenna, dove però fu subito monopolizzata dai fabbricieri di San Fedele. Al fine di risolvere i conseguenti litigi, questi decisero di sborsare una somma congrua ai referenti di Santa Maria che fecero realizzare un secondo ostensorio a loro uso esclusivo.
L’ostensorio di San Fedele è andato perduto, mentre quello realizzato per Santa Maria è identificabile con questo in esame, preziosa testimonianza dell’attività di un argentiere di cui purtroppo non è stato possibile reperire altre opere o notizie.
Ultimo aggiornamento: 15 Maggio 2020 [cm]