Archeologie Provincia
Albairate Loc Mulini, Mulino Ranzani e Mulino Chiodini – epoca di costruzione presumibilmente 1754 (data scolpita su una trave) Mulino Ranzani – epoca di costruzione 1819
I due mulini costituiscono un impianto integrato ad alimentazione dal basso, a due piani e pianta rettangolare. I due corpi sono collegati con una passerella che ospita i meccanismi di apertura e chiusura dell’acqua in entrata sulle pale delle ruote idrauliche, che in origine erano cinque.
Le spalle delle ruote sono in pietra e presentano una traccia di canalizzazione a guisa di guida e di canaletto di scarico. L’attività molitoria era composita (frumento e riso) tipica della zona. Tra i due mulini scorre la roggia Visconti.
Bellinzago Lombardo Fraz Villa Fornaci, Filanda, Via Padana Superiore – epoca di costruzione presumibilmente 1816
La filanda si componeva di tre corpi di fabbrica perpendicolari al Naviglio della Martesana. Il corpo affacciato sul Naviglio affiancato da una ciminiera era la villa padronale. Il complesso risale presumibilmente al 1816, data riportata sull’arcone d’ingresso, ed è stato trasformato in residenze.
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Cassano d’Adda, Linificio Canapificio Nazionale (già Battaglia & C. e Cusani & C.), Via Linificio – epoca di costruzione 1842; 1870; ampliamenti successivi 1907 – 1925
Lo stabilimento, uno dei più grandi d’Europa, occupava un’area molto estesa lungo il canale Muzza, canale che serviva da forza motrice – inizialmente meccanica, poi idroelettrica dopo la costruzione apposita della centrale Rusca. E’ il secondo stabilimento acquistato dalla Società nel 1873 dopo quello di Gera D’adda. Condotto da dirigenti inglesi, con macchinari inglesi, occupava circa 1000 addetti che nel 1983 si erano ridotti a 200. Ha chiuso 1995, ed è rimasto in completa rovina. I lunghi corpi delle corderie avevano colonnine ioniche in ghisa ed elementi prefabbricati importati dall’Inghilterra. Nel 1907 erano stati costruiti un convitto operaio e abitazioni a schiera a monte dello stabilimento.
Cassano d’Adda, Centrale idroelettrica detta Rusca, Via Linificio (Strada privata) – epoca di costruzione 1927
Centrale costruita sul modello della centrale Semenza (1920, Montedison, Calusco d’Adda) utilizza un salto di 8,70 m sul canale Muzza. Alimentava l’adiacente Linificio Canapificio Nazionale di Cassano D’Adda, che precedentemente era alimentato dalla centrale idroelettrica di Fara Gera D’Adda.
Garbagnate, Fornace per laterizi Fusi, Via Liguria 5 – epoca di costruzione 1903 (forno nuovo)
La fornace, costruita sull’area della preesistente Cascina Fornace, era conosciuta come la fornace del marchese Litta di Milano. Allo stato attuale l’area risulta abbandonata.
Le fornaci erano numerose nella zona per sfruttare un territorio, quello delle Groane, in cui è presente il “ferretto”, impasto di argilla e materiali ferruginosi, formatosi anticamente dalle decomposizioni di materiali alluvionali.
Sempre nell’area di Garbagnate erano attive la Beretta-Gianotti fondata nel 1896, e la Macciachini. La fornace Fusi, già in attività nel 1888, fu rilevata dai fratelli Giovanni e Alessandro Macciachini, che iniziarono la demolizione del vecchio forno a pignone. Nel 1903 l’impianto fu acquistato dalle famiglie Fusi e Giannotti, rimodernato e completamente meccanizzato. Nel 1922 la meccanizzazione fu completata da Ernesto Fusi, divenuto l’unico proprietario.
Inattiva dal 1911 al 1921, nel 1944 la fornace fu ammodernata, il forno dotato di altre camere e la mattoniera originaria sostituita con una macchina proveniente dalle Officine Morando di Asti. Il sistema di vagoncini Decauville a scartamento ridotto fu sostituito da quello dei carrelli a quattro ruote gommate trainate da trattori. Nel dopoguerra le fornaci presenti sul territorio erano ancora 21, diventate 7 negli anni Ottanta, poi tutte chiuse negli anni successivi.
Si tratta di un forno Hoffmann a teste tagliate a volta, con 16 camere di cottura; porticati in ferro e legno, magazzini, rustici e locali per le maestranze. Tutto il complesso corre parallelo alla linea delle Ferrovie Nord e lungo la strada comunale Garbagnate-Senago. Internamente il forno presenta due tunnel paralleli i cui due lati più lunghi sono irrobustiti da contrafforti continui in mattoni pieni. I mattoni delle murature di contenimento sono disposti longitudinalmente rispetto all’asse del tunnel e le intercapedini sono riempite di sabbia per evitare dispersioni di calore
Melegnano, Ditta Trombini, poi Linificio Canapificio Nazionale, poi Broggi – Izar, Via Medici – epoca di costruzione 1855, primi anni del ‘900, 1920
Lo stabilimento non esiste più, i volumi della fabbrica sono stati sostituiti da abitazioni. Sono rimasti un lungo capannone lungo il fiume, e la ciminiera sopra centralina idroelettrica, oltre al recupero conservativo degli edifici storici nella nuova piazza Scholl, un tempo cortile d’ingresso.
Rimangono anche l’asilo, oggi scuola materna, e una casa operaia all’inizio di via Medici.
Fin dalla fine del Settecento l’area lungo il Lambro era sede di numerosi mulini.
Nel 1885 fu fondata la ditta Trombini per la lavorazione del lino e della canapa, che occupò vaste aree lungo il fiume. Inizialmente le acque del Lambro erano convogliate in un canale derivatore e utilizzate per muovere una grande ruota in legno.
Tra il 1862 e il 1866, si ha il massimo sviluppo edilizio della fabbrica e si realizza una nuova chiusa mobile sul Lambro. Nel 1878 presso la ditta Trombini e Castellini lavoravano 250 operai maschi, 200 donne, 238 fanciulli.
I macchinari erano azionati da un motore a forza idraulica e da un motore a vapore. Nel 1920 l’industria fu ceduta al Linificio e Canapificio Nazionale, gli occupati diventano 1 100. Viene costruito un convitto operaio femminile. L’azienda dovette cessare l’attività in seguito alla recessione americana del 1930 (la produzione veniva esportata negli Stati Uniti).
Dopo alcuni anni di inattività, nel 1941 subentrò la ditta G. B. Izar, specializzata nella produzione di posateria, accessori metallici e materiale bellico. Vengono costruite delle case per gli operai vicino alla ferrovia ed il convitto femminile viene trasformato in case per gli impiegati. Viene costruita una nuova centrale idroelettrica, la Marelli, tuttora esistente.
Nel 1957 la ditta Izar si fonde con la Fabbrica Argenteria Broggi ed assume la denominazione: Broggi Izar Fabbriche Italiane Riunite. Nel 1993 la proprietà Broggi – Izar decide il ridimensionamento delle sue strutture e si trasferisce le sue attività produttive nel Lodigiano. Nel 1995 chiude definitivamente.
Dal 2004 cominciano i lavori secondo il progetto di recupero dello Studio Baccalini, che comprendono l’edificazione del nuovo ponte sul Lambro. Nel 2009 i lavori risultano conclusi.
1 centrale elettrica
2 Asilo Trombini
3 Casa operaia
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Da aggiungere nei credits: Ordine Architetti P.P.C. della Provincia di Milano/MAPPE/Milano che cambia
Turbigo Inferiore, Loc. Turbighetto, Centrale idroelettrica Turbighetto, Via Ai Tre Salti – epoca di costruzione 1923
Situata sul canale scaricatore Turbighetto tra il Naviglio Grande e il Ticino. Il corpo è rettangolare, con intonaco color mattone e marcapiani in pietra. Le finestre ad arco, in ferro e vetro, sono profilate in pietra e scandiscono tutta la superficie. Una serie di piccole aperture con decorazioni in pietra si trova nella parte superiore dell’edificio. Costruita nel 1923, è stata completamente riedificata nel 1949. In origine aveva una turbina ad asse orizzontale a doppia ruota della Calzoni di Bologna ed un alternatore. E’ la prima centrale idroelettrica in Italia non presidiata, comandata a distanza dalla vicina centrale termoelettrica di Turbigo.
Link alla scheda
Turbigo, Centrale termoelettrica, Via alla Centrale – epoca di costruzione 1925, collaudata nel 1928
Il complesso ha mantenuto la fisionomia e la struttura originaria, con elementi lineari, come la scansione regolare delle finestre, ed elementi neo-castellani e medievaleggianti, come le torri di facciata, che si rifanno ai moduli del revival gotico. Le strutture sono in cemento e intonaco, con uso della pietra per le decorazioni. Quando entrò in esercizio nel 1928 era la centrale termoelettrica più grande d’Italia. I vecchi impianti a carbone vengono smantellati nel 1960 e sostituiti da impianti a nafta, a loro volta sostituiti da un nuovo impianto a gas.
Trezzo sull’Adda, Centrale idroelettrica Taccani detta Moretti , Via Barnabo Visconti, 12 – epoca di costruzione 1906
La centrale era stata costruita per volontà di Benigno Crespi per alimentare lo stabilimento tessile di Crespi d’Adda. E’ più conosciuta come Centrale Moretti, dal nome dell’architetto che interpretò la concezione idraulica dell’ing. Covi che era riuscito ad abolire il canale derivatore, in modo che l’edificio delle turbine potesse prendere le acque direttamente dal bacino antistante. Crespi voleva che l’edificio si intonasse “alle naturali adiacenze” e non fosse in contrasto “coi sovrastanti ruderi dell’antico castello visconteo”. Nella sua concezione lineare l’edificio ha un’impostazione protorazionalista, ma non mancano riferimenti a un’architettura monumentale preclassica. La centrale (edificio motori) è interamente rivestita in pietra di ceppo con finiture, elementi decorativi e serramenti in ferro battuto. Le infrastrutture sono composte da una diga, uno sfioratore, un bacino, gallerie di scarico e conca di navigazione.
Aggiungere ai credits: Autori Vari, Archeologia industriale in Lombardia. Dall’Adda al Garda, Mediocredito Regionale Lombardo, 1981.
Trezzo sull’Adda, Fornace Radaelli, Via Emilio Brasca 76 – epoca di costruzione 1870
Dell’originaria struttura rimane soltanto l’altissima ciminiera in mattoni a vista. L’edificio presentava la caratteristica forma della fornace Hoffmann: a pianta ellittica con forno continuo a galleria con 16 aperture di alimentazione; esternamente era caratterizzata dal tetto a larga falda spiovente sostenuto da numerosi pilastri che determinavano un vero e proprio porticato lungo tutta la costruzione.
Trezzo sull’Adda, Tessitura Rolla, Via Castello 12-14 – epoca di costruzione 1894
La ditta dei fratelli Rolla nacque nel 1887 in una piccola fabbrica situata in una località detta “degli orti”. Successivamente l’attività venne trasferita in questo stabilimento, situato vicino al Castello di Trezzo. La fabbrica sfruttava l’energia idrica dell’Adda mediante una turbina. In seguito i fratelli Rolla cedettero il diritto di sfruttamento delle acque dell’Adda alla centrale Taccani, costruita immediatamente sotto alla tessitura nel 1906.
Nel 1900 la tessitura occupava un centinaio di persone; le macchine tessili erano mosse da due motori, attraverso cinghie e ruote dentate di legno di faggio a piramide conica. Una caldaia manteneva il calore costante a 25° e l’umidità al 90°. L’edificio è a un solo piano composto da due corpi. Il maggiore è l’edificio originario, con tetto a shed sostenuto da colonnine in ghisa, con finestre ad arco ribassato. Il corpo più piccolo era adibito a magazzino e uffici. Altre parti sono aggiunte successive con struttura a travi reticolari in cemento armato.
Vaprio d’Adda, Cartiera Binda, Alzaia Nord 1 – epoca di costruzione antecedente al 1868
La fabbrica si è sviluppata su una lingua di terra che forma un’isola delimitata dal Naviglio della Martesana e del fiume Adda. Il corpo centrale a tre navate con ampi finestroni e colonne in ghisa è tutto ciò che rimane degli edifici storici. La cartiera, che ha prodotto carta bollata per lo Stato napoleonico, austriaco e poi italiano, viene fondata dal conte Carlo Paolo Conti Melzi, diventa poi di proprietà della ditta Maglia e Pigna, e nel 1860 viene acquistata da Ambrogio Binda, proprietario della cartiera costruita sul Naviglio Pavese nel 1857.
E’ rimasta della stessa proprietà fino al 1981, e in attività fino al 2007 come Munksjo Paper.
Link scheda Sirbec
Vaprio d’Adda, Stabilimento Sioli Dell’Acqua e C., poi Duca Visconti di Modrone – Velvis (Velluti Visconti), Via Visconti di Modrone – epoca di costruzione 1830-1839
Nel 1838 Carlo Sioli ed Agostino Dell’acqua, unitamente al conte Archinto, fondarono la società “Stabilimento Sioli Dell’Acqua & C.”, con macchinari svizzeri e inglesi. Una ruota idraulica, mossa dalle acque della Martesana (roggia Panigarola), azionava le macchine all’interno dei reparti di filatura.
Nel 1864, a causa della crisi delle importazioni del cotone dovuta alla Guerra di Secessione americana, la società venne messa all’asta e rilevata nel 1865 dal Duca Raimondo Visconti di Modrone, che introdusse importanti innovazioni. Nel 1870 viene costruita la prima sala di tessitura contenente la maggior parte dei 200 telai esistenti.
Il complesso costituito da più corpi di fabbrica è stato alterato da nuove costruzioni e sostituzioni.
Rimane il corpo centrale a forma di “L” (quattro piani) caratterizzato nella parte settentrionale da una torre medievale e due torrette angolari. La torre nascondeva un albero motore verticale che distribuiva la propria forza ai vari livelli dello stabilimento.
Lo stabilimento è prospiciente l’Adda ed è disposto ai lati del Naviglio della Martesana. Una cinta muraria, con merli e lo stemma dei Visconti sovrasta l’ingresso, proprio di fronte all’Adda. Sono rimasti intatti i capannoni a shed riservati al taglio del velluto, che una volta ospitavano la tessitura (1870).
La data 1840 è riportata sulla volta dei canali interni che portavano le acque della Martesana, attraverso le vecchie bocche di alimentazione alle turbine idrauliche e alle macchine a vapore, sostituite dall’energia elettrica nel 1904.
Le acque della Martesana ritornavano poi all’Adda attraverso canalizzazioni sotterranee proprio davanti all’ingresso dello stabilimento.
Dal 1954 la società viene denominata Stabilimento Duca Visconti di Modrone Velvis. Nel 1986 l’azienda entra a far parte del gruppo Inghirami.
1 filatura ora magazzini
2 uffici, ingresso
3 reparti tessitura ristrutturati
4 ruote idrauliche smantellate
Link scheda SIRBeC
Ultimo aggiornamento: 6 Luglio 2022 [cm]