Le Raccolte d’Arte dell’Ospedale Maggiore di Milano
La Regione Lombardia dal 2007 ha avviato un programma di catalogazione e valorizzazione delle proprie collezioni d’arte e di quelle degli enti sanitari appartenenti al Sistema Regionale, conservate presso le sedi regionali e ospedaliere o depositate presso i musei lombardi.
Emilio Longoni, Capinere, 1884, olio su tela
Le Raccolte d’Arte dell’Ospedale Maggiore di Milano costituiscono un esempio significativo della rilevanza culturale e delle caratteristiche di formazione delle collezioni ospedaliere.
Sono infatti composte da dipinti, sculture, arredi, vasi di farmacia, suppellettili ecclesiastiche e paramenti liturgici commissionati, acquistati o pervenuti attraverso lasciti e donazioni, dal 1456 anno di fondazione dell’Ospedale ad oggi, per un totale di oltre 2400 beni.
Viene pubblicato il catalogo aggiornato delle Raccolte d’Arte realizzato dalla Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, con proprie risorse, già a partire dal 2001.
Tra i dipinti si segnala la presenza dei principali artisti operanti non solo in Lombardia dal XV secolo in poi: Alessandro Bonvicino detto il Moretto, Tintoretto, Bernardo Strozzi, Carlo Francesco e Giuseppe Nuvolone, Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Anton Francesco Biondi, Francesco Hayez, Giuseppe Molteni, Domenico e Gerolamo Induno, Cesare Tallone, Giovanni Segantini, Emilio Longoni, Gaetano Previati, Angelo Morbelli, Mario Sironi, Raffaele De Grada, Massimo Campigli, Emilio Tadini.
Ferdinand Jacob Voet, Ritratto di Luigi Parravicini, 1650, olio su tela
Salomon Adler, Ritratto di Giovanni Antonio Moneta 1677, olio su tela
Il tema iconografico più ricorrente è quello del ritratto a mezza figura o a figura intera, ambientato o in esterno.
Sono effigiati, spesso con grande attenzione fisionomica, i benefattori e le benefattrici che nel corso del tempo hanno lasciato all’Ospedale i propri beni in segno di riconoscenza.
Questa galleria di personalità, classi sociali, vicende umane e professionali consente un viaggio fra contesti storici, trasformazioni urbanistiche, stili e arredi, costumi e mode degli ultimi cinque secoli.
Carlo Picozzi, Ritratto di Giovanni Valtorta, 1849, olio su tela.
In questo dipinto è raffigurato l’ex droghiere Valtorta generoso benefattore dell’Ospedale in un’elegante redingote davanti ad un’edicola votiva. Alle sue spalle la scena del trasporto di un malato. Sullo sfondo si intravede la sagoma del Duomo di Milano.
Carlo Carrà, Ritratto di Giovanni Ballerio, 1928, olio su tela.
Il dottor Giovanni Ballerio (Firenze, 1988 – Gorizia, 1917) si laurea in medicina presso l’Università di Pavia nel 1914 ed entra all’Ospedale Maggiore come medico chirurgo supplente. Muore eroicamente mentre si trova come tenente medico sul fronte di Gorizia. Il quadro è realizzato utilizzando una fotografia del Ballerio che lo ritrae in un momento di riposo al fronte. Il dipinto è uno dei rarissimi ritratti eseguiti da Carrà su commissione.
Emilio Magistretti, Ritratto di Antonio Valerio, 1900, olio su tela.
Il ritratto è ambientato all’interno del Duomo di Milano per evidenziare la religiosità del notaio raffigurato.
Leonardo Bazzaro, Ritratto di Teresa e Maria Ceriani, 1907, olio su tela.
Ritratto commemorativo di due sorelle eseguito utilizzando l’espediente del ‘quadro nel quadro’.
I dipinti, spesso commissionati ad artisti esplicitamente indicati nelle disposizioni testamentarie del benefattore, erano sottoposti all’approvazione della Commissione Artistica e al Consiglio dell’Ospedale che potevano anche respingerli.
Umberto Lilloni, Ritratti di Sofia Gervasini, 1931, olio su tela.
Il primo dipinto, ricavato da una fotografia della benefattrice scattata durante una vacanza in Liguria, è rifiutato dagli eredi e dal Consiglio Ospedaliero che lo giudica non adeguato alla linea artistica della raccolta dell’Istituto. Viene subito commissionato un secondo ritratto all’artista che lo esegue ispirandosi alla stessa fotografia.
I ritratti dei benefattori più generosi erano esposti durante la Festa del Perdono che si teneva annualmente il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, in cui veniva concessa l’indulgenza plenaria a chi faceva visita alla Cappella dell’Ospedale e venivano raccolti i fondi per la costruzione e l’ampliamento dei padiglioni.
Angelo Inganni, Ritratto di Giuseppe Colli, 1863, olio su tela.
Il dipinto ritrae la stesura del testamento da parte del benefattore. Nel dipinto appeso alla parete è rappresentata la Festa del Perdono con l’esposizione dei ritratti sotto il portico dell’Ospedale.
Tra il XIX e il XX secolo, i ritratti raffigurano frequentemente la borghesia urbana, imprenditoriale e finanziaria e costituiscono un’interessante testimonianza di quanto la storia dell’Ospedale sia strettamente legata alla storia cittadina e lombarda.
Leonardo Dudreville. Ritratto di Davide Campari, 1937, olio su tela.
Davide Campari specializzato in tecnica della liquoreria a Bordeaux e in tecnica amministrativa a Parigi succede al padre nella direzione della società produttrice del Bitter Campari. Nel 1905 fonda un grande stabilimento a Sesto S. Giovanni, un celebre negozio con ristorante in Galleria a Milano, filiali a Parigi, Lugano e rappresentanze in Brasile, in Argentina e negli Stati Uniti.
Felice Casorati, Ritratto di Carlo Sacco e Carolina Cerutti, 1927-1928.
Carlo Sacco facoltoso commerciante di filari di cotone e la moglie Carolina Cerutti (Biella, 1847 – Milano, 1914) sua collaboratrice nella gestione della Ditta Lombardini e Sacco sono raffigurati davanti a una finestra oltre la quale si scorge il portico dell’Ospedale Maggiore. Il carattere, la posa e l’abbigliamento delle figure riprende una fotografia esistente dei due coniugi.
Si segnala un nucleo omogeneo di dipinti realizzato da Giuseppe Palanti (1881-1946), artista eclettico, allievo, presso la Scuola di pittura dell’Accademia di Brera, di Tallone, Mentessi, Bignami e Pogliaghi. Palanti si occupa anche di arti decorative (disegni per stoffe, ceramiche, vetrate, ferri battuti, oggetti in metallo, mobili), e di grafica (cartelloni e copertine di libri), e realizza figurini e scenografie per il Teatro alla Scala. Negli anni ’10 realizza, come architetto e urbanista, la “città-giardino” Milano Marittima.
Giuseppe Palanti, Ritratto di Dante Tomasini, 1942, olio su tela
Giuseppe Palanti, Ritratto di Graziosa Torriani Tomasini, 1942, olio su tela
I dipinti vengono donati all’Ospedale Maggiore direttamente dai coniugi Tomasini. Il ritratto maschile è eseguito dal vivo, con una ambientazione molto semplice, concentrato sulla realtà psicologica e sociale del personaggio. In quello femminile nella posa teatrale viene descritta la morbidezza della pelliccia e dei tessuti.
Giuseppe Palanti, Ritratto di Amilcare Beretta, 1943, olio su tela.
Il benefattore sceglie Palanti, suo conoscente, per l’esecuzione del proprio ritratto. L’interpretazione del personaggio si ispira all’iconografia di Mussolini.
Tra il 1936 e il 1943 Achille Alberti (1860-1943) scultore milanese formatosi all’Accademia di Brera dona all’Ospedale Maggiore di Milano la sua raccolta di oltre 60 sculture – statue, busti e qualche gruppo scultoreo realizzati in bronzo, marmo e gesso – già presentate, con un buon riscontro di critica e di pubblico, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento in mostre e esposizioni in Italia e all’estero.
I nuclei più omogenei a livello iconografico sono costituiti dalla serie di allegorie e personificazioni e da busti e ritratti femminili di grande suggestione.
Pubblicato: 20 Aprile 2010 [Rita Gigante]