Bohémien, zingari, nomadi
Le quattro stampe da incisione, ideate da Jacques Callot, sono databili attorno al 1620. La serie dell’incisore francese, di cui abbiamo già segnalato I vizi capitali, è conosciuta come i “Bohémiens”. Questi i titoli: bohémiens in marcia: l’avanguardia; bohémiens in marcia: la retroguardia; la sosta dei bohémiens: l’indovina; la sosta dei bohémiens: i preparativi del festino.
Secondo un suo biografo, Callot avrebbe abbandonato, appena dodicenne, la casa paterna per un viaggio in Italia, allora terra d’elezione per gli artisti, per seguire la sua vocazione e coltivare i suoi precoci talenti. In questa fuga adolescenziale si sarebbe aggregato ad una carovana di zingari.
Le tavole sembra abbiano ispirato Charles Baudelaire per una celebre lirica “Zingari in viaggio”. Forse grazie al poeta e all’uso che in seguito ne ha fatto la letteratura scapigliata, il termine, bohémien, è passato poi ad indicare un soggetto che vive fuori dagli schemi, tendenzialmente dissoluto, talora dotato di un qualche genio artistico, abitante di abbaini e sottotetti.
Gli zingari invece sono rimasti zingari, o anche nomadi. Negli ultimi tempi si preferisce rom. A volte le parole mutano di significato più in fretta della realtà che rappresentano.
Le stampe sono conservate nella raccolta della Villa Mylius Vigoni a Menaggio sul lago di Como.
Pubblicato: 14 Novembre 2008 [Erregì]