I documenti raccontano. Un sito. Un progetto.
Gli archivi custodiscono le memorie delle istituzioni e, di conseguenza, delle comunità che le hanno espresse. Storie collettive dunque. Dentro le quali, però, è dato spesso di ritrovare frammenti di biografie individuali che di quelle collettive rappresentano insieme un trascurabile dettaglio e uno spaccato esemplare.
Sui libri di scuola si parla delle Guerre di Indipendenza, le carte degli orfanotrofi ci raccontano di ragazzi senza famiglia che quelle battaglie hanno combattuto. Sui libri di scuola si parla della grande Guerra Mondiale, le carte degli ospedali psichiatrici ci raccontano di soldati impazziti nelle trincee. Sui libri di scuola si parla della immigrazione dalle campagne verso la nuova città delle fabbriche, le carte delle questure ci raccontano di quelli che non si sono adattati.
Le carte degli archivi ci parlano insomma, anche di uomini e di donne in carne ed ossa. Vite minori, marginali, per lo più ignorate.
La storiografia scientifica utilizza, per comunicare al pubblico le fatiche della propria ricerca, la forma del saggio; tuttavia la rappresentazione saggistica è inadatta a restituire quel carico di emozioni che le umane vicende portano con sé. Lo strumento giusto è quello del racconto. Il saggio parla al cervello, il racconto alla pancia.
Sul sito I documenti raccontano si trovano storie che aspettano di essere riscoperte e restituite, nel racconto, alla contemporaneità.
Il progetto è promosso da Regione Lombardia con Fondazione CARIPLO e i comuni di Lodi, Monza, Mantova, l’ASP Martinitt e Stelline, la Fondazione Mondadori.
Pubblicato: 23 Dicembre 2008 [Erregì]