Architettura e arte a Villa Vigoni
Nel 1829 un imprenditore e banchiere di origine tedesca, Enrico Mylius, acquista a Loveno di Menaggio una villa per trasformarla in luogo deputato ad otium e negotium, villeggiatura ed attività agricola.
Promotore e primo presidente della Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri, Mylius presto si distingue anche per l’attività pubblica in ambito milanese e per il ruolo di primo piano nel panorama culturale dell’epoca. Animatore di salotti che raccolgono gli amici artisti ed intellettuali, a Loveno ma anche a Milano e presso la villa di Sesto San Giovanni, Mylius promuove scambi e contaminazioni tra il mondo letterario e artistico italiano e tedesco.
Negli anni villa Mylius, poi Vigoni, si arricchisce. Le collezioni d’arte del mecenate cominciano a trasformare la residenza in un raffinato contenitore: basti citare un capolavoro della ritrattistica ottocentesca come il Ritratto di Luigia Vitali di Francesco Hayez. O la raccolta di stampe, ampliatasi nel corso degli anni con il lascito di Giovanni Servi e per interessamento della famiglia Vigoni: il materiale, qui catalogato all’interno della sezione Stampe e incisioni, eterogeneo quanto a soggetti, artisti ed arco cronologico, rappresenta uno specchio del gusto del collezionismo nel corso del XIX secolo. Il nucleo appartenuto ad Enrico Mylius include, tra l’altro, un significativo fondo napoleonico e rare incisioni di epoca romantica, con opere di Hayez e Massimo D’Azeglio.
Anche il complesso architettonico si articola all’interno del vasto parco. In onore del giovane figlio Giulio, scomparso improvvisamente, Enrico fa costruire un isolato tempietto neoclassico, opera di Gaetano Besia, già autore della sistemazione della villa. Il testo della lapide è a firma di Alessandro Manzoni, mentre i bassorilievi dell’interno sono affidati a Pompeo Marchesi (la Morte di Giulio) e Bertel Thorvaldsen (la Nemesi).
E per volere di Luigia Vitali, nuora di Mylius, il parco si anima e si rinnova con l’intervento di Giuseppe Balzaretti, noto per il disegno di parte dei Giardini pubblici milanesi. Suo il progetto di viali e prospettive di uno dei giardini ottocenteschi meglio conservati in Lombardia, e di alcuni dei padiglioni che lo ‘popolano’: la casetta svizzera, ideata secondo la moda del parco all’inglese, o le eclettiche scuderie, dall’inedito impianto cruciforme, oggi utilizzate come biblioteca.
Dagli anni ‘80 il complesso, con la vicina Villa Garovaglio-Ricci, è sede del Centro Italo Tedesco Villa Vigoni, in sintonia con la vocazione già individuata dal fondatore.
Pubblicato: 25 Febbraio 2009 [Francesca Varalli]