Museo della Stampa e Stampa d'Arte a Lodi Andrea Schiavi, Lodi (LO)
Tipologia: museo
Indirizzo: Via della Costa, 4 - Lodi (LO)
Ente proprietario: Associazione culturale Museo della Stampa e Stampa d'Arte a Lodi Andrea Schiavi
Sito web
Un museo della stampa come bottega rinascimentale ove l'uomo è ancora protagonista. Questa è l'impressione che ha chi per la prima volta visita questa struttura.
L'intraprendenza e la smisurata passione del suo principale ideatore Andrea Schiavi un imprenditore-sognatore, affiancato da vari esperti del settore, hanno compiuto il "miracolo" di creare un vero museo dedicato all'evoluzione della stampa attraverso i secoli, dai caratteri mobili di Gutenberg fino alla comparsa del personal computer.
Non è un caso che un museo dedicato alla stampa antica sia nato proprio a Lodi. Studi recenti indicano nel lodigiano Filippo Cavagni colui che, nella seconda metà del XV secolo, contese il privilegio di primo stampatore in Milano al più celebre Panfilo Castaldi.
Si apre una porta e appare un paesaggio fatto di rilegature antiche, cassettiere zeppe di caratteri diversi, torchi in legno, matrici tipografiche, morsetti da legatori, mulini macina inchiostro, pietre litografiche di grandi dimensioni, cliché in legno e metallo e, naturalmente, una carrellata di macchine antiche per la stampa di altissima e rara qualità, belle come opere d'arte, fra cui le "pedaline" e le piano cilindriche con le quali si stampavano i primi giornali.
Profilo storico
La storia di questo museo, inaugurato nel 2008, inizia negli anni Sessanta del secolo scorso quando Andrea Schiavi, rilevata una minuscola tipografia, fonda prima la casa editrice "Lodigraf" e poi "Il Pomerio", riferimenti importanti per la diffusione di libri d'arte, storia, costume e sport legati alle tradizioni e alla gente del lodigiano e non solo. A distanza di anni, l'attività pionieristica si è conclusa e la struttura ha tutte le carte in regola per essere riconosciuta come importante museo di livello nazionale dedicato alla storia dell'evoluzione della stampa attraverso i secoli.
Per la difficile reperibilità dei reperti si puntò in diverse direzioni aiutandosi con conoscenze personali e il passa parola fra amici e collezionisti vari, non tralasciando nulla sul recupero di cimeli singoli o intere collezioni sparse un po' ovunque. Si trattava per lo più di macchine obsolete, riadattate per altri usi, arrugginite dal tempo, alcune con ingranaggi e particolari meccanici rovinati, tutte protagoniste di storie che meriterebbero di essere raccontate, perché parlando di macchine, si finisce inevitabilmente per parlare di persone e di emozioni. La fase di preparazione dell'esposizione è durata una decina d'anni e nello stesso tempo il museo ha preso sempre più consistenza, ampliandosi gradualmente con nuove acquisizioni e donazioni.
Oltre a mostrare le macchine e le attrezzature più significative dal punto di vista storico e tecnologico, privilegiando il criterio funzionale, in questo museo si è cercato di ricreare gli ambienti operativi e i laboratori tipici delle vecchie tipografie. Criterio espositivo che consente di venire in contatto con il reperto e, con l'aiuto del tecnico, ripetere antichi gesti capaci di suscitare viva emozione. Il museo propone numerosi laboratori didattici – dalla fabbricazione della carta con filigrana, alla composizione manuale con caratteri di piombo e clichè, alla legatoriA - ideati secondo la filosofia del "fare per imparare", con lo scopo di stimolare la curiosità dei giovani visitatori verso le conoscenze del passato e i meccanismi che le connettono alle tecnologie moderne. Convegni, workshop, mostre e conferenze sono le altre iniziative culturali rivolte a un pubblico variegato che caratterizzano l'attività dell'associazione.
Patrimonio
Nel museo della stampa di Lodi sono conservate e perfettamente restaurate moltissime macchine e attrezzature per la stampa antica che vanno a comporre una delle più pregevoli raccolte presenti in Europa.
Decine di cassettiere zeppe di caratteri di legno e piombo fanno da contorno a torchi e presse in ghisa di produzione ottocentesca in cui emerge un rarissimo esemplare di torchio tipografico Albion "Columbian", costruito in Inghilterra verso la metà del XIX secolo, unico esemplare presente in Italia.
Linotype e monotype per la fusione e composizione meccanica attirano immancabilmente l'attenzione dei visitatori, così come pregevoli torchi in legno per la stampa calcografica e litografica, dominano la sala dedicata alla stampa d'arte ove si ha l'opportunità di osservare da vicino anche i risultati artistici delle diverse tecniche di incisione ancora oggi comunemente adottate dai migliori artisti. Di particolare interesse l'ampia collezione di pietre litografiche di grandi dimensioni, realizzate tra il 1860 e il 1930, provenienti dalla prestigiosa Casa Editrice Vallardi di Milano, che spiccano come vere e proprie opere d'arte. Impressionanti le grandi macchine per la stampa a smalto in rilievo, utilizzate anche per stampare banconote, e un impianto che realizza stampati di sicurezza attraverso tecniche sofisticate per evitare la contraffazione e la falsificazione di banconote, francobolli, titoli di stato, assegni e certificati azionari. Gli amanti delle curiosità possono esaminare decine di targhe identificative originali di antiche fabbriche di macchine da stampa, un prototipo in scala ridotta del torchio di Gutenberg, il libro più grande e quello più piccolo al mondo, artistiche copertine con fregi multicolore e un interessante modello in scala 1:10 di una rotativa bicolore costruita nello stabilimento G.A.T.E. di Roma ove veniva stampato il quotidiano l'Unità.
Il viaggio continua nella sala riservata alle macchine tipografiche o rilievografiche. Qui il visitatore è condotto lungo un itinerario che privilegia il progresso tecnologico avvenuto fra il XIX e XX secolo, con la ricerca di una velocità esecutiva sempre più marcata. Ricchissima la collezione di presse doratrici a caldo, trance, cesoie, piegatrici e cucitrici, così come non mancano imponenti macchine piano cilindriche "Optima-Nebiolo" e "Commoretti", platine "Heidelberg" a stella, pedaline "Saroglia" e una rarissima "Typograph", concorrente sfortunata della più celebrata "Linotype".
Ciò che più stupisce chi visita per la prima volta questo museo non sono soltanto i numerosissimi reperti conservati - alcuni di assoluto valore storico - ma anche la possibilità di dialogare con i promotori e scambiare idee con i numerosi tecnici che azionano praticamente le macchine, tutte perfettamente funzionanti grazie a un decennale lavoro di restauro effettuato nel piccolo laboratorio annesso. Pochi altri musei possiedono il know how necessario per farle funzionare, garantito dalle capacità, esperienza e conoscenze personali di un pool di tecnici volontari, razza ormai in via di estinzione, che ha lavorato per decenni in vari ambiti della tipografia e che conosce il funzionamento di ogni singola macchina.
Sede
Il museo è ospitato in un'ex tipografia, con una superficie di circa duemila metri quadrati, posta in un suggestivo angolo della Lodi medievale.
L'ampiezza dello spazio espositivo consente ora una buona fruizione lungo un percorso ben identificato. L’ampio salone auditorio e la sala accoglienza si configurano come location ideali per convegni, seminari, conferenze e riunioni aziendali. Gli spazi offerti dalla sala ‘Torchi e Presse’ si prestano in modo adeguato per ospitare rassegne e mostre d’arte.
Collegamenti
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Ultimo aggiornamento: 9 gennaio 2018 [cm]