Agostino Barbieri

Profilo biografico

Agostino Barbieri nasce nel 1915 a Isola della Scala. Nel 1937 si trasferisce a Verona. Orfano di guerra, cresce senza padre. Pur essendo di umili origini, riesce a studiare all’Accademia Cignaroli di Verona e a conseguire, come privatista, il diploma al liceo artistico. La chiamata alle armi lo porta sul fronte jugoslavo e, in un secondo momento, a partecipare alla campagna di Russia. Dopo l’8 settembre si schiera prontamente, collaborando attivamente nella lotta partigiana. Catturato il 21 novembre 1944 dai tedeschi a Isola della Scala, il 5 dicembre viene trasferito prima a Verona, presso il Comando generale delle SS, quindi nel campo di Bolzano-Gries, mentre il 14 dicembre è deportato nel lager di Mauthausen (matr.  113883). Il 21 febbraio 1945 è trasferito con altri nel sottocampo di St. Ägyd am Neuwalde, impiegato nella costruzione di baracche.
Rientrato a Mauthausen il 4 aprile, viene liberato il 5 maggio 1945.

Nelle pagine della sua autobiografia, pubblicata ne 1989, Un cielo carico di cenere, troviamo il racconto dettagliato di questo periodo. Il ciclo dei “Disegni della deportazione”, oggi conservato nella Civica Raccolta d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, composto da disegni a china, è solo una parte del suo immenso lavoro per non dimenticare. Fino agli ultimi anni della sua vita incontra i giovani delle scuole per trasmettere alle nuove generazioni il terribile ricordo della deportazione attraverso i suoi disegni e le immagini d’archivio di quel periodo, immagini che sente più forti di qualsiasi parola.

Agostino Barbieri muore il 13 agosto 2006.

Disegni

È lo stesso Agostino Barbieri a dirci cosa è stato per lui il disegno e quanto quest’arte lo abbia aiutato a rappresentare quello che si è mostrato ai suoi occhi: “Il disegno è la forma di manifestazione artistica più immediata e incisiva…il vigore e l’assolutezza della linea meglio si sono prestate per esprimere e comunicare momenti e aspetti di un mondo dove ogni speranza era perduta, dove regnava una sola, ineluttabile certezza: la certezza della morte”. (cit. Agostino Barbieri, I disegni della deportazione, presentazione di Raffaele De Grada, Coop Edit. Venerdì 13, Brescia, 194).

Fig. 1.3.1 – Riproduzioni di disegni di Agostino Barbieri

“Con la prima notte…cominciò anche il tragico, rapido declino delle nostre forze fisiche, ma soprattutto del nostro essere uomini pensanti, delle nostre capacità intellettive, della nostra personalità. Incominciò il processo di automazione, di cancellazione del pensiero, la totale distruzione della volontà diventammo solamente numeri”. (cit. Agostino Barbieri, Un cielo carico di cenere, Società Editrice Vannini, Brescia 1990).

Fig. 2.3.1 – Riproduzioni di disegni di Agostino Barbieri. Lavori forzati nella cava del campo di concentramento di Mauthausen-Gusen

Fig. 3.3.1 – Riproduzioni di disegni di Agostino Barbieri

Lo stesso Primo Levi* ci dice che “per A. Barbieri, dove la parola fallisce, subentra l’immagine. Le sue danze macabre di corpi scheletrici sembrano scaturite, ad anni di distanza, dalla memoria indelebile e collettiva che l’offesa di allora ha lasciato in noi. Eternano un ricordo lanciano un ammonimento, e contengono un messaggio di validità universale e perpetua”.

(Primo Levi*, testimonianza in Agostino Barbieri, Un cielo carico di cenere, Società Editrice Vannini, Brescia 1990).

Ultimo aggiornamento: 15 Settembre 2022 [Anna Grazia Pompa]