Lodovico Barbiano di Belgiojoso
Profilo biografico
Lodovico Barbiano di Belgiojoso nasce a Milano il 1° dicembre 1909, discendente di una delle più antiche famiglie nobili milanesi dell’Italia settentrionale. La sua biografia si intreccia con la storia collettiva del gruppo fondato con Gian Luigi Banfi (Milano 1910 – Mauthausen 1945), Enrico Peressutti (Pinzano al Tagliamento (PD) 1908 – Milano 1976) ed Ernesto Nathan Rogers (Trieste 1909 – Gardone, 1969), con i quali avverte affinità culturali e stringe legami di solida amicizia. Il legame tra i quattro è sancito dall’annuncio, in occasione della laurea, di un impegno comune che li porta nel 1932 a costituirsi in studio professionale che prenderà il nome di B.B.P.R., dalle iniziali dei loro cognomi. Nel 1934 Lodovico si sposa con Carolina Cicogna Mozzoni dalla quale avrà quattro figli.
Durante l’occupazione nazifascista lo studio, già in pratica smembrato nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali, era diventato un punto di riferimento per la Resistenza milanese e per il movimento Giustizia e Libertà. Cessò ogni attività quando Belgiojoso e Banfi (Peressutti sfuggì alla cattura) furono arrestati per una delazione il 21 marzo 1944 e deportati a Fossoli, Bolzano, Mauthausen e Gusen.
Banfi muore nel Lager di Gusen il 22 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra, mentre Belgiojoso viene liberato il 5 maggio 1945.
Era riuscito a sopravvivere, come ebbe a raccontare anni dopo, scrivendo poesie e disegnando su pezzetti di carta. “Mi salvai” – raccontò anche – “soltanto perché sapevo il tedesco e sapevo usare il tornio, visto che mia madre aveva voluto che imparassi a fare il falegname e il fabbro”.
Dopo la Liberazione lo studio viene riaperto senza Gian Luigi Banfi, mantenendo però la sigla B.B.P.R. per ricordare l’amico scomparso. I tre architetti aderiscono al Movimento Studi Architettura (M.S.A., di cui Belgiojoso è presidente nel 1947) fondato tra gli altri da Franco Albini, Ignazio Gardella, Piero Bottoni e Giancarlo De Carlo. Dal 1950 Belgiojoso insegna a Milano e Venezia. Nel 1953 consegue la libera docenza in Architettura degli Interni presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Nel 1958 diviene membro della Royal Society of Arts di Londra. Nel 1962 diventa presidente della commissione tecnica del P.I.M. (Piano Intercomunale Milanese). Nel 1963 si trasferisce alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove consegue la Cattedra di Composizione Architettonica e diventa direttore dell’Istituto di Composizione, carica che manterrà fino al 1967. Nel 1988 è membro dell’American Institute of Architects. Belgiojoso muore a Milano il 10 aprile 2004.
Sarà sicuramente ricordato nella storia dell’architettura moderna italiana come il fondatore dello studio B.B.P.R. e per opere come la Torre Velasca o il Quartiere Gratosoglio di Milano, realizzati secondo i dettami dell’architettura razionalista. Ma anche per la realizzazione dei Memorial italiani a Mauthausen, Auschwitz, Ravensbruck e per il Monumento razionalista dei B.B.P.R. dedicato ai Caduti nei Campi di Concentramento nel cimitero Monumentale di Milano.
Disegni
La memoria di Lodovico Barbiano di Belgiojoso resta silenziosa per cinquant’anni dopo i tragici avvenimenti, fino a quando accetta di trasformare gli appunti precedentemente raccolti in libri straordinari Notte, Nebbia. Racconto di Gusen, (Milano, Guanda 1996); Frammenti di una vita (Milano, Archinto, 1999), corredandoli con gli intensi e sconvolgenti disegni in parte realizzati con mezzi di fortuna nel campo stesso. Già aveva pubblicato due raccolte di poesie (Non mi avrete e Come niente fosse, Venezia, Edizioni Del Leone, 1986 e 1993).
Durante la prigionia a Mauthausen e Gusen Belgiojoso scrisse e disegnò con Germano Facetti*, a rischio delle proprie vite.
*G. Facetti, (1926-2006). Arrestato dalla polizia come membro armato della Resistenza, viene trasferito a San Vittore e da lì deportato a Mauthausen nel febbraio 1944, poi a Gusen dove conosce, qualche mese dopo, Lodovico Belgiojoso con cui strinse una amicizia forte e destinata a durare tutta la vita.
Fig. 1.3.2 – Riproduzioni di disegni di Lodovico Barbiano di Belgiojoso che raffigurano il campo di concentramento di Mauthausen-Gusen
Facetti descrive così Belgiojoso: “Lodovico aveva un coraggio straordinario. Alla sera, nelle ore di riposo, cercava di aiutarci, ci portava fuori con la mente. Ci costringeva a pensare alle cose più diverse e fantasiose […] Sapeva rianimare quel che rimaneva in ognuno di noi. Dava speranza semplicemente descrivendo il passato, evocando la fantasia e il bello.
Lodovico si comportava con noi come un filosofo in mezzo ai leoni agonizzanti: era capace di tirarci su, facendoci pensare a cose lontane […] Era di grande aiuto per tutti […] Lo ascoltavano tutte le sere. Era come un lampo di magia in un mondo di orrore, una scuola di alta qualità, ma semplice, come imponevano i tempi e i luoghi”. (Paolo Crepet, La ragione dei sentimenti, Einaudi, Torino, 2004).
Fig. 2.3.2 – Riproduzione di un disegno di Lodovico Barbiano di Belgiojoso. “Nel marzo 1944 per la prima volta dopo 6 mesi mi vidi nello specchio del lavabo […] del dott. Kaminski”
“Il campo era solo sofferenza. La sofferenza riempiva ogni spazio, come qualcosa di solido. La si coglieva nel fruscio lento di chi si muoveva trascinandosi, la si riconosceva nella voce e nei gesti, si trasmetteva agli oggetti, ai luoghi, al paesaggio. Ciascuno aveva con sé il proprio male […] Sembrava impossibile vivere senza una serie di mali: il freddo, pidocchi, diarrea, piaghe, cattivi odori, lividi, dolori in tutte le membra e fame, fame, fame…Poi rancori, odio e paura. Cercavo di ricordare quando fosse cominciato un certo dolore e non riuscivo a rammentarlo: non ero più in grado di immaginare come io fossi, senza.” (Notte, nebbia. Racconto di Gusen).
Fig. 3.3.2 – Riproduzioni di disegni di Lodovico Barbiano di Belgiojoso
Fig. 4.3.2 – Riproduzioni di disegni di Lodovico Barbiano di Belgiojoso
Ultimo aggiornamento: 15 Settembre 2022 [Anna Grazia Pompa]