Via Vittorio Emanuele
Nel primo tratto della via che congiunge l’Arengario al ponte dei Leoni (via Vittorio Emanuele) si susseguono su entrambi i lati alcuni interessanti palazzi edificati negli anni Quaranta del XIX secolo, quando, per consentire il passaggio in Monza della strada militare che dal Passo dello Stelvio conduceva a Milano (già intrapresa da Napoleone), si era resa necessaria la demolizione di un intero rione.
Le facciate monumentali rientrano appieno nel clima di innovazione neoclassica e di dignità monumentale che continua ad infervorare la città a metà Ottocento, quando si persevera nel tentativo – riuscito – di ottenere un’eleganza formale perpetuando le ambizioni napoleoniche. In realtà non si tratta di veri palazzi nobiliari, ma di abitazioni di parziale impronta neoclassica, che trovano nell’edificio al numero civico 9 la loro esemplificazione formale: ordine dei giganti, basamento in semplice bugnato e lesene leggermente aggettanti.
Alcuni di questi edifici, inoltre, mostrano con evidenza le modifiche accorse con il passare dei decenni, come le ampie balconate presenti all’ultimo piano degli edifici al numero civico 9 e al numero civico 41.
In questo caso si tratta di trasformazioni di impronta architettonica limitate ai singoli edifici che, tuttavia, si riallacciano alla modificazione dell’intero contesto urbano limitrofo. Lo stesso Ponte dei Leoni, abbellito con sculture di Antonio Tantardini (1829-1879), sostituì nel 1842 l’antico ponte di arena ad otto arcate del I secolo d.C., di cui oggi permangono solamente due arcate. Il sacrificio di questa costruzione romana rientra nel clima di innovazioni urbanistiche mirate alla creazione della cosiddetta via Ferdinandea.
La centralità di questo asse viario è resa in modo assai appropriato anche nella Veduta della Contrada Nuova di Monza di Angelo Inganni (1807-1880), opera conservata nei musei civici cittadini.
Ultimo aggiornamento: 2 Aprile 2019 [cm]