Il grande calice
Il grande calice, con capacità di oltre un litro, presenta il piede a pianta mistilinea ottagonale con zoccolo traforato, suddiviso in spicchi recanti decori a fogliame e a fiori sbalzati su fondo sagrinato. Quattro di questi spicchi danno spazio a altrettante placchette d’argento, ricoperte da smalti su tonalità cupe, ulteriormente smorzate dal nero delle linee di contorno e dalle ombreggiature.
Il rilievo delle placchette si è abbassato tanto da apparire un’incisione e lo smalto è in parte perduto, ma è ancora possibile riconoscere le figure ivi rappresentate. Oltre a San Lorenzo, patrono di Chiavenna, accompagnato dalla graticola del martirio, vi sono i compatroni Santo Stefano e San Vincenzo martire, rispettivamente con i sassi e la macina del loro martirio e San Maurizio, martire e militare. Sul fusto, a sezione ottagonale con i lati recanti cornici arcuate e smalto turchino, si innesta il nodo sferico, a cui sono applicati otto chiodi d’argento, in origine completamente smaltati; recano le immagini del Redentore e degli apostoli Pietro, Paolo, Andrea, Giacomo Maggiore, Giovanni, Bartolomeo e un apostolo non identificato.
Sul sottocoppa, orlato da un motivo a perle, si trovano altri quattro dischi, anch’essi in origine ricoperti di smalto, dove sono raffigurati i Padri della Chiesa Gregorio Magno, Ambrogio, Gerolamo e Sant’Agostino.
Tra le opere più note dell’oreficeria rinascimentale lombarda, il calice dovrebbe risalire a un momento di poco precedente il 1485, se corretto identificarlo con il “Calix unus magnus argenteus” o il “calix unus magnus, novus et pulcer” così citato in due inventari di beni di proprietà della collegiata di San Lorenzo a Chiavenna, compilati il 19 dicembre 1485 e il 10 maggio 1486.
Questo riferimento inventariale permette di datare ad anni prossimi al 1485 il calice che nel suo apparato iconografico rivela consonanze con le opere riconducibili al nome di Giovannino da Sondalo.
Ultimo aggiornamento: 4 Settembre 2019 [cm]