La Basilica di Santo Stefano Protomartire a Vimercate
La Basilica di Santo Stefano Protomartire si trova nel cuore della città di Vimercate. È chiusa dall’abitato e si affaccia su una piccola piazza rettangolare, intitolata allo stesso Santo Stefano. La sua prima testimonianza documentaria risale al 745, quando Rottpert di Agrate lascia un appezzamento di terra all’ecclesia beati protomartiri seu levite sancti Stephani, sida que est Vicomercato; a quel tempo la Basilica di Santo Stefano doveva già essere capo pieve di un territorio abbastanza esteso.
L’origine dell’edificio potrebbe risalire al V secolo, quando a Vimercate e in Lombardia si intensifica il culto del Santo martire. La struttura attuale del complesso, tuttavia, risale all’XI-XII secolo. Al secolo XI, ad esempio, risale l’erezione della cripta, mentre nel secolo successivo fu edificata l’imponente torre campanaria. La chiesa fu più volte trasformata e la stessa facciata, probabilmente di matrice quattrocentesca, fu rifatta nel XIX secolo ispirandosi alla struttura originaria.
La letteratura critica solo recentemente, grazie alla rilettura stratigrafica delle murature dei sottotetti, ha individuato l’effettiva successione delle fasi di cantiere.
Gli studiosi sono stati condizionati dall’evidente distinzione in due parti dell’architettura della basilica, da un lato l’aula con le tre navate e dall’altro la zona absidale con la cripta. L’edificio sarebbe stato costruito a partire da oriente (secondo una pratica inveterata) prima del X secolo ed entro lo stesso secolo sarebbe stata aggiunta l’aula. La copertura a volte risalirebbe all’XI e XII secolo, quando avrebbe sostituito la copertura originaria a capriate lignee. La cripta attuale (non si esclude che possa essere stata sovrascritta a una precedente) sarebbe il prodotto di un’ulteriore fase storica, collocabile all’interno del XII secolo.
L’edificio inoltre è stato sopraelevato (forse per creare un’intercapedine tra il colmo delle volte e le falde del tetto), come risulta evidente dall’analisi dell’apparato murario che mostra, nella parte superiore, file di mattoni disposti in modo regolare.
La chiesa
La facciata della chiesa ha subito importanti manomissioni che le hanno conferito l’aspetto attuale. Il portale cuspidato inquadrato da una coppia di contrafforti e sorretto da quattro colonne classiche appoggiate su alti plinti, la finestra serliana e la nicchia che ospita tre statue trecentesche di matrice campionese provenienti probabilmente da una porta urbica (Madonna con Bambino affiancata da Santo Stefano e un Santo guerriero) ne stravolgono la facies originaria. La sezione di muro a sinistra invece rispecchia il disordinato paramento murario medievale, in cui si apre un accesso secondario oggi murato e dove si nota il rialzo che subì la chiesa in epoca recente. Un altro accesso dalla facciata è posto alla destra del monumentale portale ed è murato.
La basilica è scandita in tre navate da pilastri quadrangolari e termina con tre absidi semicircolari. L’abside centrale, maggiore, è ritmata da lesene rettangolari, che un tempo giungevano al sottogronda e reggono una fila di archetti ciechi suddivisi in gruppi di tre. Anche l’abside minore a sinistra, seppure intonacata, riflette questa scansione, ma priva di archetti. Le aperture originali, erano monofore, come quelle tamponate nelle absidi, poi sostituite da finestre di maggiori dimensioni.
Al di sotto del presbiterio si trova una cripta ad oratorio di impianto simile a quella della Basilica dei Santi Pietro e Paolo di Agliate, ma ascrivibile al secolo successivo. Il suo aspetto attuale è dovuto alla sovrapposizione dei decori in stucco del XVI e XVII secolo. L’ambiente, in origine illuminato da monofore poi interrate, è scandito da volte a crociera su archi trasversi sorretti da colonnine con capitelli rimaneggiati.
Il campanile
Il campanile, collocato sul fianco destro della facciata, è costituito da una poderosa torre quadrangolare articolata su cinque piani, costruita alla base da conci di pietra ben tagliati e legati da alti letti di malta, mentre ai livelli superiori solo i cantonali sono ben approntati e le specchiature da esse isolate sono costituite da conci di pietra di piccola dimensione appena sbozzati.
Queste ultime coronate da file di archetti ciechi (in pietra e laterizio) su peducci a sguscio e bipartite da sottili lesene (non tutte originali) sono talvolta dotate di aperture a feritoia. L’ultimo piano della cella campanaria, realizzata in laterizio, è frutto di un rimaneggiamento della fine del XV secolo ed è dotato di dodici fornici e di una lanterna ottagonale sommitale.
Il campanile per partizione architettonica costituisce una tipologia atipica in Brianza, che sembra piuttosto ispirarsi alle torri campanarie piemontesi. La sua datazione potrebbe collocarsi nella seconda metà del XII secolo.
Nella tessitura muraria del campanile è inserita l’unica scultura romanica dell’edificio, certamente proveniente da un altro edificio. Si tratta di una testa antropomorfa collocata nella cornice ad archetti del secondo piano, caratterizzata da un forte aggetto e da una linea di contorno piuttosto ‘dura’. Il volto ovale è chiuso da una calottina di capelli incisi da sottili linee parallele che definiscono anche la barba. La bocca è segnata da un profondo e lungo taglio orizzontale e gli occhi a mandorla hanno la pupilla in evidenza. Nonostante l’essenzialità dei tratti somatici e il non ottimale stato di conservazione del rilievo si nota la volontà del lapicida di connotare il volto dal punto di vista fisionomico. La scultura potrebbe ascriversi al tardo XII secolo e rappresenta per la Lombardia un raro caso di terminazione antropomorfa a forte rilievo.
Ultimo aggiornamento: 25 Maggio 2017 [cm]