IV Cappella – Presentazione di Gesù al tempio
La quarta cappella, dedicata al quarto dei misteri gaudiosi del Rosario, è situata nella cosiddetta piazzetta Garzola, su cui si immettono le vie provenienti da Isola e Ossuccio.
Questa scelta compositiva di tipo urbanistico, fu eseguita in epoca imprecisata e gli studi sino ad ora compiuti non aiutano a datare tale decisione. Certo, è invece, che da questo preciso luogo del cammino che conduce al Santuario, la strada diviene più ampia e scorrevole.
L’edificio è composto da un ambiente quadrangolare con un’abside poligonale ed esternamente è scandito da due lesene con basi e capitelli in pietra. Al centro del prospetto principale vi è una porta d’ingresso con cornice e architrave in pietra affiancata da due finestre quadrangolari con inferriata e cornice dalle quali si può ammirare la scena rappresentata all’interno della cappella che comprende sette statue che compongono la scena della Presentazione di Gesù al Tempio. Sopra la porta vi è un’apertura circolare per illuminare l’interno.
Non è nota la data esatta di costruzione dell’edificio ma nel 1644 Lorenzo Molinari di Lezzeno lasciò un legato destinato alle spese per lo scavo delle fondamenta e probabilmente la cappella fu completata entro la metà del Seicento.
La presentazione di Gesù al tempio
La scena narrata della Presentazione di Gesù è ambientata all’interno del tempio di Gerusalemme dove Maria e Giuseppe si recarono per consacrare a Dio il loro figlio primogenito, nel rispetto dell’antica tradizione ebraica. L’ambientazione scenografica del tempio è affidata quasi integralmente all’apparato pittorico.
Sulle pareti sono state infatti dipinte finte finestre e semplici sfondati geografici. Elemento ripreso anche nella volta, in cui un’architettura disegnata mostra tre rappresentazioni del cielo.
Le misure dello spazio interno non sono enormi, circa 25 mq, e in esso sono collocate complessivamente otto statue: Gesù Bambino sull’altare, Simeone, due sacerdoti, S. Giuseppe di giovane età, la Vergine Maria, una donna con un bimbo tra le braccia e una figura femminile che offre in sacrificio due colombe secondo la prescrizione della legge ebraica.
Tutte le statue sono collocate secondo un preciso schema geometrico-prospettico che aiuta l’osservatore a convergere lo sguardo su Gesù Bambino, raffigurato completamente nudo in risposta ai movimenti ereticale che ponevano in discussione la veridicità storica dell’incarnazione o la doppia natura di Gesù, vero Dio e vero uomo.
Tale scelta compositiva è rafforzata dal piccolo gruppo scultoreo composto da due statue posto alla sinistra dell’osservatore. Qui la madre che teneramente abbraccia il figlio che corre verso di lei, ha la faccia rivolta verso all’osservatore al quale sembra rivolgere un invito al raccoglimento e al silenzio, richiamandolo a ciò che accade nel Tempo.
Ricco di elementi simbolici dal valore artistico, oltre che teologico-popolare, l’insieme plastico delle sculture mostra un significativo esempio della moda del tempo. In particolare il bambino rappresenta il modo con il quale gli infanti erano vestiti nella Lombardia del Seicento, elemento però, che in parte contrasta con la realizzazione delle sculture in territorio nordico avanzata da alcuni storici, a favore della loro esecuzione, magari dallo stesso artista, in loco, con l’impiego di modelli locali.
L’apparato scultoreo è di certo completamente differente rispetto a quello realizzato, in epoca imprecisata o in date certe, per le altre cappelle del Sacro Monte di Ossuccio: queste statue infatti sono di dimensioni inferiori e stilisticamente non paragonabili. Secondo la critica la rigidità dei corpi e la vacua fissità delle espressioni le ricondurrebbe ad un artista nordico, presumibilmente ospite dell’eremita Timoteo Snider che visse presso il Santuario tra il 1643 e il 1683, o del suo predecessore frate Lorenzo Selenato.
Il ciclo sarebbe da attribuire alla seconda metà del XVII secolo o, comunque, a una seconda fase edilizia del cantiere.
Nessuna ipotesi è stata sinora avanzata per proporre una autore degli elementi modellati, sebbene alcuni storici abbiano proposto di cercare l’artefice delle sculture in ambito tedesco, dove i due eremiti erano soliti compiere alcuni viaggi alla ricerca di finanziamenti. In uno di questi spostamenti gli eremiti avrebbero potuto conoscere un facoltoso donatore, magari emigrato dall’Italia o dalle valli comasche di confine, che avrebbe pagato la realizzazione delle statue realizzate da un artista avvezzo alla scultura del legno più che alla modellazione plastica della terracotta.
Anche le decorazioni pittorico-parietali, costituite da quadrature prospettiche che ricreano l’interno del tempio, non sono di facile datazione, sebbene a sanguigna siano presenti nella cappella le date 1662 e 1675.
Ultimo aggiornamento: 28 Giugno 2017 [cm]