X Cappella – Crocifissione
La decima cappella, dedicata alla Crocifissione, sorge su una spianata e si presenta frontalmente al pellegrino che ascende al Santuario al termine del tratto rettilineo del viale. È considerata la più importante dell’intero complesso, sia per le dimensioni, sette metri per sette circa, sia per le quarantacinque statue in terracotta contenute,: trentacinque figure, cinque angeli, quattro cavalli e un cane.
Di forma ottagonale regolare è circondata lungo tutto il perimetro da un porticato percorribile, con archi sostenuti da pilastri. Il prospetto principale presenta al centro una finestra a serliana con cornice in serizzo. La costruzione dell’edificio fu finanziata da Andrea Cetti di Lenno – zecchiere dell’imperatore Leopoldo di Germania – che fece porre sopra la finestra centrale il proprio stemma nobiliare, caratterizzato dal cimiero piumato e un’aquila nella parte superiore dello scudo e un leone rampante con un’accetta nel registro inferiore, scolpito da Giovanni Battista Bianchi, e concluso intorno al 1665.
La costruzione prese avvio nel 1663 e fu completata probabilmente nel 1669 come indica una ricevuta del pittore Carlo Gaffuri del 28 giugno 1669, sebbene numerosi pagamenti si registrino qualche anno prima e, più precisamente, tra il 1663 e il 1666.
Le sculture, eseguite da Agostino Silva e dalla sua bottega, dialogano armoniosamente con gli affreschi che decorano le pareti e la volta. Punto cardine della scena è l’altissima croce su cui è crocifisso Gesù, attorniato da cinque angeli in volo, mentre ai suoi piedi le pie donne e Maria sono straziate dal dolore.
A destra una coppia di soldati, uno tiene una lancia e uno scudo con l’iscrizione SPQR mentre l’altro impugna una spada.
Le croci dei ladroni sono poste simmetricamente ai lati di Cristo, uno dei quali è ancora a terra e viene svestito da due uomini mentre alla croce è appoggiata una scala. A destra della scala si scorgono due figure di colore, una donna con un bambino.
I corpi crocifissi sono finemente plasmati e denotano l’abilità tecnica di Agostino Silva. Accanto alla croce di sinistra vi sono tre uomini a cavallo mentre nei pressi dell’altra croce vi è un altro cavallo che regge in groppa in uomo e una donna.
In primo piano davanti alla finestra vi sono alcuni soldati che giocano a dadi e un uomo con gozzo che regge l’insegna con l’iscrizione INRI.
Sulle pendici del Golgota si affolla una moltitudine vociante di persone, diversa per estrazione sociale: carnefici, nobili spettatori, gente del popolo.
Particolari interessanti sono i dettagli delle statue dei cavalli in parte cave all’interno e sostenute da elementi in legno. Silva esaspera i volti dei personaggi effigiati nella terracotta, e li modella con una perizia calligrafica che pare ispirarsi a quanto aveva messo in atto lo scultore Dionigi Bussola nella decima cappella del Sacro Monte di Varese. I personaggi dipinti da Gaffuri e Recchi sulle pareti dell’edificio sono immortalati in pose sempre originali così come quelli scolpiti da Silva.
Gli affreschi sulle pareti completano la scena e rappresentano altri personaggi armati e figure orientaleggianti. Nella parte superiore invece sono diverse figure di angeli inserite fra nuvole cupe. Il 1669 costituisce, con molta probabilità, anche la data di conclusione dei lavori pittorici eseguiti da Carlo Gaffuri e Giovanni Paolo Recchi all’interno della cappella.
Differenti per interpretazione dei temi evangelici, la cappella della Crocifissione, costituisce quasi un unicum nell’ambito del Sacro Monte nel quale gli artisti dimostrano di saper cogliere e articolare il racconto inserendo un numero cospicuo di statue e di ricercare anche riferimenti storicistici. Tra questi la scritta SPQR – Senatus, Popolisque Romanus – che rimanda certamente al periodo romano e al momento in cui si svolsero i fatti narrati dai scenografici gruppi statuari del Sacro Monte.
Ultimo aggiornamento: 28 Giugno 2017 [cm]