Filippo Castelli, Ritratto di Carlo Ricci e di Carlo Antonietti
Il grande ritratto riprende Carlo Ricci a figura intera, seduto accanto ad un tavolo su cui sono sparse alcune carte: verosimilmente le volontà testamentarie, secondo la più classica delle iconografie gratulatorie.
Filippo Castelli eseguì il dipinto nel 1920, quando il benefattore era ancora in vita. La ripresa diretta gli permise di realizzare un’immagine d’indubbio valore, che si distingue per la vivezza e l’adesione alla psicologia del ritrattato e che traduce, con intensa espressività, un profondo senso d’umanità e la gentilezza d’animo. La pittura è materica e corposa, condotta con una tecnica moderna, mentre l’impostazione generale, così come la descrizione dell’ambiente, rimandano ai modelli già codificati nella raccolta della Cà Granda milanese.
Carlo Ricci nacque nel 1854 a Samarate, vicino Varese e si trasferì a Monza a soli 13 anni dove fu assunto come garzone al Cappellificio Omarini e, in seguito, passò alle dipendenze dei fratelli Valera. Conobbe una carriera impressionate, divenendo capo-sezione, sorvegliante, dirigente fino ad acquisire il ruolo di gerente nel 1879, a 25 anni.
Nel 1880 alla morte di Giovan Battista Valera ne sposò la vedova, Genoveffa Corsiglia, e il cappellificio mutò ragione sociale e denominazione, divenendo la ditta ‘G.B. Valera & Ricci’.
Il nuovo stabilimento sorse lungo l’attuale corso Milano: all’epoca era considerato uno dei più moderni e razionali, nonché il ‘migliore del mondo sotto il profilo igienico’. Sotto la guida del Ricci il cappellificio assunse importanza e valore internazionali: a lui si deve l’importazione dall’Inghilterra di macchinari meccanici moderni, che consentirono lo sviluppo dell’attività e l’apertura di diversi stabilimenti e sedi all’estero, in Spagna e in Brasile.
Nel 1902 Carlo Ricci fondò la Federazione degli Industriali Monzesi, di cui fu il primo presidente, mentre nel 1908 fu nominato Cavaliere del Lavoro e Presidente della Congregazione di Carità, l’ente che dall’Unità gestiva l’amministrazione dei Luoghi Pii di Monza.
Negli archivi dell’Ospedale si conservano alcuni documenti che attestano la generosità del Ricci delle sue numerose donazioni e la targhetta che si osserva sulla cornice del dipinto testimonia il legame del Ricci con il fondo ‘Monza Benefica’, la sottoscrizione inaugurata nell’anno 1918 per iniziativa degli industriali monzesi con lo scopo di concorrere ai bisogni degli enti assistenziali cittadini. Carlo Ricci morì in Monza nel 1925.
Carlo Antonietti siede di tre quarti, in un interno che è definito solo attraverso la poltrona rossa e un generico fondale grigio, colore dominante della raffigurazione. Nonostante la convenzionalità della ripresa, la figura dell’Antonietti si caratterizza per la posa distinta e l’eleganza del vestiario: un classico abito a tre pezzi grigio e una cravatta lunga in seta coordinata. Dopo aver evidenziato i dettagli che manifestavano l’appartenenza del soggetto all’alta borghesia, come i guanti e il vistoso fermacravatta dorato, il pittore si concentra sull’indagine psicologica del soggetto, affidando a un leggero sorriso il riflesso della gentilezza d’animo del benefattore.
Il lieve difetto dello sguardo è riprodotto in modo veritiero, lontano da intenti idealizzanti. La materia pittorica, caratterizzata dal particolare tratteggio del fondo e dall’aspetto sfumato della stesura, è corposa e materica, come si riscontra in altre opere eseguite dal Castelli intorno agli anni Venti del Novecento.
Antonietti nacque nel 1855, figlio del dottor Gaetano, affermato clinico attivo presso il nosocomio monzese.
Dopo aver appreso le tecniche di tessitura in Svizzera e in Belgio, tornò a Monza nel 1876, alla morte del padre, dove fondò con Edmond Frette e Giuseppe Maggi la ditta Frette, famosa per la produzione e il commercio della biancheria per la casa. Con l’incarico di amministratore delegato l’Antonietti seppe dare nuovi impulsi all’azienda, grazie ai quali il marchio conobbe un’enorme diffusione, avvalendosi anche della vendita per corrispondenza.
Attento ai bisogni dei suoi operai, importò diverse innovazioni apprese durante un viaggio a Londra, dove conobbe le idee liberaliste e democratiche; nel 1906 in occasione dei settecento anni dalla morte del santo compatrono monzese, S. Gerardo, fondò la Cooperativa S. Gerardo per la costruzione di case popolari in Monza. Uomo di grande fede, Carlo Antonietti si impegnò in diverse opere benefiche. Ritiratosi dall’attività lavorativa a 60 anni per ragioni di salute, morì nel 1919 nella sua villa Pace presso Cantù. Nel 1950 la città di Monza intitolò al suo nome una via urbana.
Nel 1928, in previsione del decimo anniversario della sua scomparsa i suoi eredi – la moglie e i figli – fecero una donazione alla Congregazione di Carità “per assicurare […] un moderno e adatto arredamento” all’Istituto dei Cronici del Civico Ospedale di Monza.
Non è chiaro se il ritratto fosse entrato a far parte della Quadreria dei Benefattori in questa data oppure in occasioni precedenti.
Ultimo aggiornamento: 19 Novembre 2015 [cm]