Spettroscopia infrarossa in riflessione
La spettroscopia infrarossa è una tecnica analitica molto utilizzata nel campo dei Beni Culturali. Essa consiste nell’irraggiare il campione con una radiazione nelle frequenze dell’infrarosso e nel monitorare la sua interazione con la materia. Questa tecnica permette di analizzare composti molecolari sia inorganici che organici: nel campo della pittura può quindi essere utilizzata per indagare contemporaneamente pigmenti, leganti e vernici.
L’applicazione tradizionale della spettroscopia infrarossa necessita del prelievo di piccole quantità di campione, ma i recenti progressi nella tecnica hanno permesso di realizzare una strumentazione non distruttiva. In questo caso, viene sfruttata la riflessione della radiazione infrarossa da parte della superficie e viene analizzato il segnale “di ritorno”, che contiene informazioni sulla struttura delle molecole con cui ha interagito. Questo rende possibile analizzare opere anche in situ, rapidamente e in totale sicurezza, come nel caso delle opere di Francesco Hayez. Lo strumento, infatti, non necessita del contatto con la superficie, ma ne rimane distante per circa 1cm. L’utilizzo come supporto di un cavalletto consente, inoltre, di raggiungere altezze superiori ai 2m, permettendo anche lo studio di opere di dimensioni considerevoli.
L’analisi è stata condotta mediante uno strumento Bruker Alpha (intervallo 7500-375 cm-¹, risoluzione 4 cm-¹, 200 scansioni per ogni punto), su campiture di colore il più possibile omogenee. Il risultato di un’analisi di questo tipo è rappresentato graficamente con spettri, caratterizzati da una serie di picchi la cui forma e posizione permette di risalire alle molecole presenti sulla superficie del dipinto, per confronto con una banca dati costruita analizzando materiali pittorici di riferimento.
La concomitanza tra la campagna di analisi ed un intervento di restauro ha permesso di esaminare anche lo strato di preparazione sul lato di una tela, temporaneamente senza cornice (Ritratto di Giulio Mylius, attribuito a Francesco Hayez, Villa Vigoni, Loveno di Menaggio).
In figura (1a e 1b) sono visibili il quadro ed il relativo spettro. I picchi contrassegnati da etichette sono identificativi, rispettivamente, della biacca (B), del gesso (G) e di un olio siccativo (O).
In figura (2a e 2b) è mostrato il quadro Ecce Homo della Galleria dell’Accademia Tadini di Lovere, con indicato il punto di analisi della campitura nera. Il relativo spettro presenta i segnali di biacca, olio siccativo e resine, oltre al picco identificativo del pigmento nero d’avorio (etichetta N), che è stato “raffreddato” aggiungendo del blu di Prussia (etichetta BP).
In figura (3a e 3b) è visibile il quadro L’ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo di Villa Carlotta, Tremezzo, con indicati due punti di analisi su campiture blu. In entrambi i casi è stato utilizzato del blu di Prussia (etichetta BP), ma nel punto 1 (spettro in alto) è stato aggiunto anche del nero d’avorio (etichetta N) per scurire il colore e creare l’effetto delle pieghe sulla stoffa. Sono inoltre presenti anche i picchi caratteristici di biacca, olio siccativo e resine.
Ultimo aggiornamento: 8 Luglio 2016 [cm]