Il Neoclassicismo a Casalmaggiore e il Museo Diotti
di Valter Rosa
A pochi passi dal Museo Diotti, l’ampia facciata neoclassica di palazzo Fadigati, opera dell’architetto cremonese Luigi Bianzani, è forse il segnale più forte di un nuovo orientamento artistico a Casalmaggiore in precisa connessione con modelli milanesi, come pure dimostrano la presenza di sculture di Giocondo Albertolli, nella vicina chiesa di Santo Stefano, e soprattutto il Teatro Comunale di via Cairoli, edificato nel 1783 dall’architetto e scenografo Andrea Mones su disegno rivisto e corretto da Giuseppe Piermarini.
Sempre in via Cairoli si osservi anche la facciata di palazzo Favagrossa (oggi sede di una banca) realizzato da Luigi Voghera, architetto cremonese formatosi a Brera, che all’interno (visitabile previo accordo col proprietario) conserva un soffitto tipicamente neoclassico dipinto nel 1819 da Giuseppe Diotti e raffigurante la Toeletta di Venere.
Quasi di fronte, un elegante palazzetto rinascimentale ospita la Scuola di Disegno “Giuseppe Bottoli” (oggi sede staccata del Museo Diotti, visitabile su appuntamento) che custodisce, nella gipsoteca e nel gabinetto di disegni e stampe (fra queste, le fortunate tavole d’ornato dell’Albertolli, di Vaccani e dei Grandi Concorsi dell’Accademia di Brera), i lacerti di una più antica Scuola di disegno.
Quest’ultima, fondata nel 1769, svolse il ruolo di una piccola accademia privata in grado di indirizzare in senso classicista la formazione di una schiera di pittori e soprattutto ornatisti, fra cui alcuni specialisti nell’arte dell’encausto, allora di moda. Dei suoi primi direttori – Francesco Chiozzi, che fu il fondatore, e Paolo Araldi, che iniziò alla pittura il giovane Diotti, – troviamo testimonianze pittoriche nel Museo Diotti e nelle chiese casalasche.
Di Giuseppe Diotti, convinto e imperturbabile fautore, per tutta la sua carriera, del verbo classicista, va messo in luce il momento cruciale della sua formazione, quello legato agli anni del Pensionato romano (1805-1809), a cui è dedicata una sala specifica del Museo Diotti, nella quale sono didatticamente esposti i principali modelli di riferimento, dalle stampe tratte da celebri opere di David e Camuccini, ai calchi da Canova.
Oltre queste opere che documentano la cultura visiva classicista che Diotti acquisì a Roma nel periodo del Pensionato artistico (1804-1809), sono qui presenti i due saggi pittorici che il pittore inviò da Roma all’Accademia di Brera, il Mosè e l’Adorazione dei pastori, concesse in deposito al museo dall’Accademia stessa.
Ultimo aggiornamento: 18 Marzo 2020 [cm]