Dalle origini al XIX secolo

Fine I sec. a.C. – IV sec. d.C.

La città di Milano sorge alla fine del V secolo a.C. e passa sotto il dominio romano nel corso del II sec. a.C.

Alla fine del I sec. a.C, vicino alle mura e alla Porta Vercellina, nell’area compresa tra l’attuale piazza degli Affari e le vie Meravigli, delle Orsole e San Vittore al Teatro, è costruito un teatro. Nelle vicinanze è anche presente il decumano massimo, che congiunge la porta al Foro (oggi piazza San Sepolcro).

Nel quartiere del teatro, grazie ai ritrovamenti di resti di pavimenti a mosaico e intonaci dipinti, è documentata la presenza di case private per il ceto elevato. L’esistenza del teatro e delle abitazioni patrizie testimoniano l’importanza pubblica che tale area aveva all’interno della vita cittadina della Mediolanum romana. Il teatro, il più antico edificio pubblico noto della città augustea, è probabilmente tra i più imponenti dell’Impero, con la possibilità di ospitare fino a 7000/8000 persone. E’ a pianta semicircolare con una struttura a gradinate sostenute da arcate e gallerie. E’ utilizzato per rappresentazioni teatrali, riunioni, feste, giochi e continua ad ospitare spettacoli fino alla fine del IV sec. d.C., quando inizia a perdere progressivamente la sua funzione, anche se sono ancora documentate assemblee popolari fino al XII secolo (l’edificio sembra definitivamente scomparso nel 1162 in seguito alle distruzioni di Federico Barbarossa).

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Disegno che ricostruisce il Teatro Romano che occupava l’area compresa tra l’attuale piazza degli Affari e le vie Meravigli, delle Orsole e San Vittore al Teatro (da D. Caporusso, M.T. Donati, S. Masseroli, T. Tibiletti, “Immagini di Mediolanum: archeologia e storia di Milano dal V secolo a.C. al V secolo d.C.”, Civiche Raccolte Archeologiche e Numismatiche di Milano, Milano, 2007)

V-VIII sec.

Le diverse invasioni barbariche decretano la fine dell’Impero romano e dopo la distruzione di Milano ad opera degli Ostrogoti nel 569 è conquistata dai Longobardi guidati da Alboino. Pavia diviene la capitale del regno Romano-Barbarico mentre a Milano si insedia il Duca longobardo Albino, preposto ad amministrare la giustizia in città. L’edifico più importante, il tribunale, è situato nell’odierna piazza Cordusio, il cui nome deriva appunto dalla denominazione di tale edificio: “De curtis ducis” o “Curia ducis” (la corte dei duci longobardi) da cui “Cortedoxi” poi “Corduce” e infine Cordusio.


IX-XV sec.

L’area che aveva avuto in età romana una funzione in parte pubblica, in età medievale diviene il polo di edifici religiosi e privati e sede di corporazioni di artigiani, come sarti e falegnami.
Tra gli edifici religiosi vanno ricordate le due chiese mariane edificate nel IX secolo, oggi scomparse e le cui tracce sono riconoscibili solo nei nomi delle vie: Santa Maria Segreta, che deve il nome al desiderio di anonimità del committente e Santa Maria Fulcorina, costruita tra l’825 e l’850 da un conte Fulcone su consiglio dell’arcivescovo Angilberto.

All’epoca fa capo alla chiesa di S. Maria Segreta anche il Monastero di San Salvatore, fondato nel IX secolo dall’arciprete Dateo in prossimità dell’odierna piazza Cordusio, che presto muta il proprio nome in Santa Maria di Dateo in onore del fondatore, titolo che mantiene sino all’XI secolo, quando viene dedicato a Sant’Ulderico, vescovo di Augusta.

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“La Gran Città di Milano” mappa di Marco Antonio Antonio Barateri, 1629. La carta mosta come durante il Medioevo la città si sia espansa con un tessuto urbano che segue in gran parte l’orientamento dell’impianto romano (Milano, Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli – P.V. g. 2-10)

Il Monastero è conosciuto anche con il nome di Sant’Ulderico al Bocchetto, appellativo che gli deriva dall’essere situato nella contrada omonima. Il rione è così chiamato alla metà del XII secolo, quando viene aperto un canale alimentato da più bocche (bocchetto). L’Oratorio di San Cipriano, indicato talvolta come San Simplicianino, anch’esso scomparso, è presente nella zona allora chiamata piazza delle Galline (corrispondente all’attuale area tra piazza Cordusio e via Tommaso Grossi) fin dal 1142.

Risale ad un’epoca più tarda, la fine del XIV secolo, l’attestazione della presenza della chiesa di San Vittore al Teatro. La tradizione vuole la chiesa fondata da San Galdino, che dedica la chiesa a San Vittore, aggiungendo l’appellativo “al Teatro” dal Teatro Romano che sorge nella zona dove è costruita la chiesa e dove il santo avrebbe trovato un nascondiglio dalle persecuzione.

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Particolare della mappa del Barateri della zona dell’attuale via Dante, il cui tracciato rettilineo non esisteva ancora, e piazza Cordusio era allora ancora uno “slargo” dalla forma irregolare. In giallo sono evidenziate i numerosi edifici religiosi presenti nell’area: 1- Chiesa di S. Maria segreta, 2- Chiesa di S. Vittore al Teatro, 3- Chiesa di S. Maria Fulcorina, 4 – Convento di S.Ulderico al Bocchetto, 5 – Oratorio di S. Cipriano (Milano, Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli – P.V. g. 2-10)

1576 – Carlo Borromeo

In ringraziamento per lo scampato pericolo della peste Carlo Borromeo, insieme a numerose altre colonne votive in diverse vie e piazze, fa erigere nello slargo del Cordusio una croce votiva dedicata a San Barnaba, che la leggenda vuole sia stato il primo vescovo di Milano. Nel nome di questa croce nasce la confraternita “Societas curiae ducis”.

1624 – “Societas curiae ducis”

In corrispondenza dello slargo Cordusio la confraternita “Societas curiae ducis”, in sostituzione della colonna votiva, fa erigere una statua raffigurante San Carlo, canonizzato nel 1610.

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Un dipinto del Sebastianone che raffigura la vita quotidiana nello slargo del Cordusio: tra i diversi commercianti e artigiani che affollano la scena, al centro dell’area è ben visibile la statua di san Carlo Borromeo (Collezione privata Conti Borromeo)

1786 – Giuseppe II d’Austria

Con la soppressione di alcuni ordini religiosi vengono demoliti il Monastero di Sant’Ulderico al Bocchetto e l’Oratorio di San Cipriano. Nello slargo del Cordusio, inoltre, viene rimossa per problemi di intralcio al traffico la statua di Carlo Borromeo, spostata nell’omonima piazza nei pressi della Chiesa di Santa Maria Podone.

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Un’incisione di Marcantonio dal Re datata tra il 1743 e il 1750 raffigurante l’Oratorio di San Cipriano, detto anche di San Simplicianino, che sorgeva nella piazzetta delle Galline, corrispondente ad un area compresa tra l’attuale via Tommaso Grassi e il Cordusio. L’oratorio è stato demolito nel 1786 in seguito alle soppressioni religiose volute da Giuseppe II d’Austria (Milano, Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli – Vol. CC 57bis, tav. 2)

1807 – Commissione d’Ornato

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Il Piano Generale di Milano redatto dalla Commissione d’Ornato nel 1807 detto “Piano dei Rettifili”, disegnato sulla pianta di Giacomo Pinchetti del 1801 (Milano, Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli – P.V. f.s. Pinchetti 1801)

Il 9 gennaio del 1807 viene istituita la Commissione d’Ornato per controllare l’edilizia pubblica e privata delle diverse zone di Milano. I membri della commissione sono gli architetti Luigi Canonica, Luigi Cagnola, Giocondo Albertolli, Paolo Landriani e Giuseppe Zanoja. Nel settembre dello stesso anno la Commissione stila il Piano Generale di Milano, detto anche “Piano dei rettifili” che ha come elemento portante l’asse “via Napoleone”, che andava dalla piazza del Foro fino all’Ospedale maggiore, mantenendo l’antico tracciato viario a maglia quadrata.

Il nuovo assetto stradale proposto si allarga in corrispondenza dello slargo del Cordusio in una imponente piazza a forma di triangolo isoscele. La piazza è percorsa sul suo lato più corto da un asse stradale ortogonale all’arteria principale che prosegue fino all’arco della Pace connettendosi al Corso Sempione. In sostituzione dello slargo del Cordusio, quindi, il piano disegna un grande imbuto prospettico rivolto verso il Castello Sforzesco e aperto sul corso allora chiamato Napoleone in corrispondenza con l’attuale via Dante.

L’area del Cordusio assume così una posizione strategica e diviene nodo di interscambio tra molte direttrici stradali. Anche se il Piano dei Rettifili rimase quasi interamente sulla carta, i progetti presentati dopo il 1807 risultano coerenti con la strategia leggibile nel piano della Commissione d’Ornato.

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Particolare del Piano dei Rettifili: è evidente l’asse chiamato “via Napoleone” che deve congiungere il Castello con il centro di Milano in prossimità dell’Ospedale Maggiore, allargandosi a formare una piazza triangolare nell’area dello slargo del Cordusio (Milano, Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli – P.V. f.s. Pinchetti 1801)

1855-1875

Alle soglie dell’Unità d’Italia il centro di Milano si presenta con un fitto tessuto edilizio, di grande irregolarità nelle sezioni stradali, con slarghi, strozzature, curve, non adatte al traffico veicolare che stava per investire la città. Piazza del Duomo è ancora irregolare, con il portico dei Figini e l’isolato del Rebecchino, la piazza dei Mercanti è un grande vano in parte porticato raccolto attorno all’edificio del Broletto, il Cordusio ha ancora la forma di slargo e nella zona della futura via Dante si trova la contrada di San Nazaro in Pietrasanta, dal nome dell’omonima chiesa, densamente edificata e frammentata nelle proprietà.

Immagine_Vol. EE 28, tav. 5

Il confronto tra la “Pianta della città di Milano disegnata dal Tenente Ingegnere Geografo Giovanni Brenna”, 1860 e la “Pianta della Città di Milano pubblicata per deliberazione della Giunta di Milano 9 giugno 1876″, quarta edizione 1884, evidenzia le grandi trasformazioni effettuate all’impianto urbano della piazza del Duomo e i primi accenni di cambiamento che andranno ad investire il Cordusio e il suo immediato intorno: via Mercanti è già realizzata e il suo sbocco sul Cordusio tende a configurarsi come piazza dal profilo planimetrico irregolare, formando una sorta di “imbuto” (Milano, Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli – Busta O 40 e Vol. EE 28 Tav. 5)

Dieci anni più tardi la situazione appare radicalmente mutata a causa dei cambiamenti in corso in piazza del Duomo, con la realizzazione della Galleria Vittorio Emanuele, dei palazzi dei Portici Settentrionali e Meridionali con le demolizioni del portico dei Figini e dell’isolato del Rebecchino. I cambiamenti sono già dilatati ad investire il Cordusio come testa di ponte del rapporto tra il nucleo più interno della città e il suo immediato intorno. Via Mercanti, infatti, è già realizzata (1865), il suo sbocco sul Cordusio nel punto di incrocio con via delle Galline e via Broletto tende a configurarsi come piazza dal profilo planimetrico irregolare, formando una sorta di “imbuto”, mentre sul lato opposto si apre una ansa circolare, un primo accenno della futura piazza ellittica.

1876-1880Enrico Combi Ponti e Bordoli

Dopo le demolizioni per l’allargamento dell’attuale via Meravigli vengono costruiti, per il conti Ercole e Francesco Turati, esponenti dell’industria cotoniera ottocentesca, due palazzi contigui sulla Via Meravigli. La residenza di Francesco Turati, costruita tra il 1876 e il 1879 in stile neorinascimentale è opera di Enrico Combi, mentre quella del fratello Ercole è progettata dagli ingegneri Ponti e Bordoli nel 1880 che si ispirano all’architettura rinascimentale toscana.

Dal 1954 il palazzo è sede della Camera di Commercio di Milano, dopo essere stato ristrutturato su progetto di Achille Castiglioni e Pier Giacomo Castiglioni.

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1881-1884 Società Fondiaria Milanese

Le nuove istanze urbanistiche ottocentesche danno luogo a una nuova attività edilizia controllata anche da Banche di Credito Mobiliare. La Banca di Credito Italiano e la Banca Generale, con altri istituti, fondano la Società fondiaria milanese nel 1881. Il primo scopo della società, di tipo prettamente speculativo, non è tanto l’edificazione in proprio sui terreni acquistati né l’esercizio del credito fondiario, ma piuttosto il controllo dei mutui e delle sovvenzioni e anticipazioni ai costruttori.

E’ proprio grazie alla Società Fondiaria Milanese, che ha acquistato i terreni tra corso Magenta e la piazza d’Armi, che torna in auge la questione della realizzazione di un nuovo asse di collegamento tra il Duomo e il Castello, già proposta dal Piano della Commissione d’Ornato del 1807 (la via Napoleone).

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ll piano proposto dall’ingegner Clemente Maraini nel 1881 per la sistemazione di nuovi quartieri nell’area attorno al Castello (da “L’Illustrazione Italiana”, 1882)

La giunta Belinzaghi nel 1881 promuove il progetto dell’ingegnere Clemente Maraini per le aree intorno al Castello e successivamente formula una bozza di convenzione con la Società Fondiaria. Il progetto in questione realizza il massimo sfruttamento del suolo elaborando una fitta rete ortogonale di strade e di isolati, sventrando i quartieri tra il Duomo e il Castello, che in parte viene demolito conservandone solo il nucleo più antico, ed elimina quasi completamente le aree verdi che Luigi Canonica aveva sistemato intorno al Castello.
Nascono numerosi polemiche e opposizioni sia tecniche che politiche che portano alla dimissione della Giunta accusata di collusione con la Società Fondiaria.

Ultimo aggiornamento: 17 Marzo 2017 [Codex]