Archivio del Comune di Bormio, Busta "Processi dal 1515 al 1800" fascicolo 11 21 26 dicembre 1551; 24 25 28 30 gennaio 24 5 febbraio 1552

Persone
Susanna moglie di Giovanni Casari di Morignone
Procedimento giudiziario
Giovanni, figlio di Giacomo Marcoli degli Stoppani di Sondalo, contro Abbondio di Nicola Casari e Giovanni di Lorenzo Casari, per omicidio (21 dicembre 1551 - 5 febbraio 1552)

Denuncia di mastro Giovanni, figlio di Giacomo Marcoli degli Stoppani di Sondalo contro Abbondio di Nicola Casari e Giovanni di Lorenzo Casari.

Il querelante espone al Magistrato che il suo abiatico Giangiacomo, trovandosi dalle parti di Zandilla, nel maggengo chiamato Florìn, ha incontrato la zia materna Susanna, alla quale ha chiesto la ragione per cui si trovasse in quei luoghi. Ella gli ha risposto che voleva incontrare il proprio padre Bernardo, nonno del ragazzo, e mentre gli diceva così, seguiva con l'occhio Pietro, suo cognato, diretto verso la località di Suilla. Susanna è tornata indietro e, dopo poco, il ragazzo ha visto la donna allontanarsi verso la val Cameraccia preceduta da due uomini, uno dei quali era Abbondio Casari e l'altro Giovanni Casari detto della Pozzaglia, figlio del sacrestano di San Bartolomeo. I due erano armati rispettivamente di un pugnale e di una spada. Il ragazzo, seguendo Susanna, ha sentito a breve distanza di tempo gridare tre volte misericordia!. Da allora il padre Pietro non fu più visto e se ne ritrovò il corpo il giorno seguente la festa di san Pietro apostolo, nell'alveo del torrente, sotto un sentiero che strapiombava verso la val Cameraccia. La salma fu portata a Sondalo e si informò il pretore di Tirano.

Nei giorni precedenti Susanna era stata leggermente percossa da Pietro, perché aveva tentato di insegnare a Giangiacomo l'arte magica o delle streghe, tracciando un cerchio in terra con una croce nel mezzo e cercando di persuadere il fanciullo a calpestarla. Il ragazzo si rifiutò e riferì al padre quanto era successo. Pietro, incontrando la cognata, la percosse leggermente, chiedendole indignato se fosse sua intenzione di insegnare al figlio l'arte delle streghe. La donna confidò al marito Giovanni di San Bartolomeo di essere stata percossa dal cognato.

Si chiede al Tribunale di Bormio di procedere contro i sospetti omicidi. Il primo teste esaminato è Giangiacomo che, accompagnato dal nonno, dice ai giudici di avere otto anni. Interrogato senza giuramento, a motivo della sua giovane età, conferma quanto fu esposto nella querela sia a proposito della sollecitazione di Susanna a calpestare la croce sia di quanto successe a Pra Florìn. Giangiacomo aggiunge che, durante la festa di san Bartolomeo, fu avvicinato da Abbondio Casari, che lo esortò a non raccontare nulla di quanto sapeva. Gli viene chiesto che tipo d'arma avesse Abbondio, e il ragazzo racconta che nel bosco lo vide con un pistoiese. Il giudice verifica se il teste conosca cosa sia un pistoiese. Giangiacomo risponde con sicurezza che si tratta di una spada lunga come il suo braccio disteso.

Si interroga il teste Francesco di Simone di Sondalo di circa trent'anni, che dice di aver visto il cadavere di Pietro alle Prese e certo Stefanotto gli mostrò una ferita sul capo del morto che, a suo giudizio, era stata provocata da un pistoiese. Per il resto non mostrava alcuna frattura, se non un braccio rotto. Interrogato sulla reputazione di Susanna, risponde che era mormorata come strega, allo stesso modo della madre.

Convocato Abbondio Casari e informato delle accuse a lui rivolte, nega ogni addebito. Viene comunque incarcerato con gli altri tre sospetti.

Dinanzi al Tribunale Susanna afferma di non sapere la ragione per cui è stata citata, salvo aggiungere che la madre di Pietro la minacciò che l'avrebbe denunciata. Dichiara di non sapere nulla su quanto avvenne al cognato e che il giorno della sua morte si trovava a Morignone, e inoltre di non essere a conoscenza di alcun dissapore tra il defunto, il marito e Abbondio. Ammette di essere stata percossa da Pietro che fu spinto a questo da divergenze esplose a causa di certe ferramenta appartenenti al suocero.

Il marito di Susanna, Giovanni Casari, dichiara di essere stato citato dinanzi al Magistrato per la morte del cognato Pietro e che certe persone di Sondalo lo imputano di questo dopo che egli ha dato un ceffone alla moglie del morto.

Bernardo di Giacomo di Cristoforo sostiene che si trovava al pascolo con le sue bestie in Zandilla, quando si rinvenne il corpo del genero Pietro e, per quel che ne sapeva, la sua morte fu accidentale. Conferma che vi fu una lite con Susanna per un recipiente e che la stessa ricevette un ceffone da Pietro.

Il Tribunale cita nuovamente Abbondio, che non vuole aggiungere nulla a quanto ha precedentemente deposto. Solo ribadisce che il giorno di san Pietro, la domenica precedente e il giorno seguente li trascorse in compagnia di alcuni uomini del paese, di Susanna e di altre donne, con i quali passeggiò per le contrade di Morignone. Dice di aver saputo della morte di Pietro da diverse persone e che fu ritrovato il suo cadavere in val Cameraccia. Aggiunge che un figlio di Pietro, Giangiacomo, disse a Susanna sua zia che era strega.

I reggenti di Bormio richiedono al decano di Sondalo e ai parenti di Pietro di portare ulteriori prove contro gli indagati per l'omicidio. Si concedono tre giorni di tempo per provare, secondo il diritto di Bormio, il misfatto. Si inviano inoltre lettere al Podestà di Tirano, affinché proceda a raccogliere altre testimonianze nella sua giurisdizione.

Giovanni del fu Giacomo del Pizeno, primo teste interrogato nell'osteria di Sondalo, asserisce che il luogo dove avvenne l'incidente non era esageratamente pericoloso e che non aveva mai sentito raccontare che qualcuno avesse incontrato difficoltà nel transito per il sentiero che lo attraversa. Depone poi di aver visto il cadavere di Pietro con un braccio fratturato e una ferita sul capo. Aggiunge che il defunto gli aveva raccontato che ebbe qualche volta dei contrasti con gente di Morignone, ma che sapeva regolarsi in modo da uscirne incolume: se erano in molti contro di lui non eccedeva nelle parole, altrimenti li faceva ragionare.

Il figlio di Giovanni del Pizeno, Tommaso, che con il fratello aveva ritrovato il corpo di Pietro, depone che il defunto gli raccontò di contrasti avuti con Susanna, confermando sostanzialmente, a proposito delle ferite, quanto già deposto dal padre. Lo stesso farà Tommaso del Bagiaro che, interrogato se il luogo dove Pietro trovò la morte si prestasse a tendere qualche insidia a chi transitava, risponde che tale possibilità esisteva.

Il Tribunale procede a una nuova tornata di interrogatori e cita per primo Giangiacomo, che conferma quanto ha sostenuto nella prima deposizione, precisando di aver visto al sorgere del sole Susanna e gli indagati, aggiungendo che poco tempo dopo sentì gridare per tre volte misericordia!. Gli altri testi ratificano quanto hanno deposto precedentemente, senza aggiungere alcunché di sostanziale.

Tommaso di Giovanni del Pizeno, detto anche deli Arp, testifica che il defunto lavorò nei giorni precedenti la sua morte alle Prese, rivelando dello schiaffo dato a Susanna e della riprovazione minacciosa del marito di lei. Racconta poi di averne ritrovato il cadavere nel torrente, andando per cortecce d'alberi in quei luoghi con il figlio, e di aver provveduto con altri presaschi a rimuoverlo e a trasportarlo nella chiesa del paese, dopo avere ottenuta l'autorizzazione del Podestà di Tirano.

Donato Sileta di Morignone depone di aver visto Susanna e gli altri sospettati in Morignone il giorno in cui Pietro scomparve.

Geronimo Rasigario ricorda che in quei due giorni si era recato a Morignone e che qui aveva incontrato Abbondio detto il Fra, precisando che fu quando transitò per la contrada, diretta verso Bormio, una carovana di zingari.

Si interrogano molti altri uomini di Morignone, che non aggiungono nulla di particolarmente significativo a quanto esposto dai precedenti testi.

Segue l'esame del cadavere, che era stato riesumato a Sondalo per ordine del Podestà di Tirano, da parte del medico Ermete Venosta e dei due cerusici Lorenzo Borgarello e Marco Venosta, i quali stabiliscono in modo da escludere ogni dubbio che le fratture delle ossa sono interne e multiple e che perciò sono da considerarsi come le contusioni provocate dalla caduta dai dirupi e non possono essere state causate da arma da taglio.

Segue la sentenza di assoluzione per gli imputati, previo pagamento delle spese processuali e cibarie. (1)

Yhesus 1551 (a)

Hic est processus criminalis formatus per spectabiles dominos potestatem, officiales et jusdicentes Communis et Terre Burmii ad querellam eys datam et porrectam per Joannem quondam Jacobi Marcholi de Sondalo Vallistelline, contra et adversus Abundium filium quondam Nicolay del Kasario et Joannem (b) Laurentii Bartholomey del Kasario olim monaci ecclesie Sancti Bartholomey de (c) Burmio, habitatores in contrata de Murignono dicti Communis Burmii, occaxione contentorum in ipsa querella data ut supra tenoris infrascripti, videlicet:

Querela porrecta per Joannem Marcoli contra Abundium del Casario et Joannem de Sancto Bartolomeo. (d)

In nomine Domini. Amen. Anno Domini 1551, die lune vigesimo primo mensis decembris.

In palatio Communis et Terre Burmii, coram domino Bernardo de Albertis officiali Communis et Terre Burmii suprascripti venit, comparuit et se presentavit Joannes filius quondam Jacobi Marcholi de Sondalo querelans et dicens contra dictum Abundium del Kasario et Joannem de Sancto Bartholomeo in eo et pro eo quod (sicuti a Joanne Jacobo eius querelantis ablatico sibi relatum esse asseruit) uno die festivo, quem credit fuisse festum sancti Petri apostoli proxime preteritum, dum dictus eius ablatichus se recepisset in montem versus Zandillam, ubi dicitur a Florin, et moram traheret (e) in eo prato, dictus eius ablatichus vidit Susannam filiam Bernardi Jacobi Christofori materteram dicti Joannis Jacobi. Qui puerulus dixit: Quid facis ibi, o Susana? Que respondit: Quero tuum avum, patrem meum. Et sic dicendo ipsa aspiciebat quo ibat dictus quondam (f) Petrus eius Susane cugnatus et pater dicti Joannis Jacobi, qui pertransiit locum de Suilla. Quo Petro viso, ipsa reversa est (et hic quia dictus Petrus superioribus diebus modicum percusserat dictam Susanam cugnatam suam, quia voluit docere dictum puerulum artem magicam sive strigariam faciendo circulum in terra et in medio circuli faciendo crucem et volebat quod ipse Jacobus zopedaret dictam crucem, qui noluit et ipse Joannes Jacobus hoc retulit suprascripto Petro eius patri. Qui Petrus dixit suprascripte Susane: Vis docere meum filium striamenta? Que Susana hoc naravit Joanni de Sancto Bartolomeo marito suo quod dictus Petrus eam percuserat). Ad rem videndam, et cum dictus puerulus videret eam Susannam euntem versus vallem que dicitur a Al Cameraza (2), ipse Joannes Jacobus vidit ante eam Susanam duos viros et credit quod essent Abundius Coloy del Kasario et Joannes dela Pozaya, filius monaci de Sancto Bartholomeo, qui ambo erant mutati vestibus et brachis et Abundius habebat lo pestoyes et dictus Joannes habebat ensem, et sequente eo puerulo dictam Susanam, audivit ter (g) unam vocem clamantem: Misericordia! Et ab ipsa die citra unquam dictus Petrus visus est. Tandem in die post festum sancti Petri apostoli proxime preteritum suprascriptus Petrus visus est per medium Valfin (3) versus val Cameraza a filio Joannis deli Arppi de Sondalo (4) mortuus. Quo reperto ipse nuntiavit dicto Bernardo Jacobi Christofori. Quem portaverunt in Terra de Sondalo et homines de Sondalo retulerunt (h) magnifico domino pretori de Tirano. Et ipse querelans audivit ab hominibus qui viderunt cadaver dicti Petri quod habebat vulnus in capite. Et Joannes Jacobus filius ser Castellani de Sondalo notavit vulnus et quomodo corpus erat. Ea sunt que ipse querelavit coram predicto domino officiale, qui ordinavit ut conduceretur dictus Joannes Jacobus petens dictas querelas, a dicto domino officiali eam querellam recipi et contra dictos querelantes superinde procedi via juris, ac jus et justitiam sibi in premissis contra eos fieri et ministrari. Et pro mayori verificatione suprascriptorum nominavit in teste Franciscum quondam Dominici Jacobi Simonis de Sondalo in premissis examinandis.

Qui dominus officialis intendens ad ulteriora supra premissis in dicta querela procedere, ordinavit ut dictus querelans conducat dictum Joannem Jacobum coram eys officialibus ut superinde examinari valeat.

Primus testis productus parte suprascripti querelantis.

Die sabbati 26 decembris. Coram dominis Bernardino de Albertis et Nicolao (i) de Florinis officialibus predicti Communis Burmii in palatio predicto coram predictis et consiliaribus dictus Joannes Jacobus pro verificatione ab eo sumenda supra contentis in querella suprascripta, et habita relatione a suprascripto Joanne avo suo presente et eum producente quod est etatis annorum octo aut circa, et facta interrogatione sine juramento quia est in minoritate de suprascriptis, dixit in omnibus ut suprascriptus Joannes avus suus querelatus est ut supra, tam de eo quod dicta Susana volebat ut zopedaret crucem quam de aliis a Pra Florin ut supra. Addens quod in festo sancti Bartholomey in loco de Sancto Bartholomè suprascriptus Abundius accepit eum puerulum cum manu supra caput dicendo: Sey su (l) chilò? Sey tu anchora smentigato? (5) Tase! Et ipse dixit: Lassateme andare, che voglio andar a Sondalo. Interrogatus que arma habebat suprascriptus Abundius a Pra Florin. Respondit non fuisse in Pra Florin sed in busco quando vidit Abundium habentem lo pestoyes. (m) Interrogatus quomodo est pestoyes. Respondit esse spata longa, ostendens palmam manus, et longa ut est meum brachium.

Secundus testis productus ut supra: dictus Franciscus.

Eo die. Coram ut supra in stuffa magna Curtivi predicti Communis Franciscus Dominici Jacobi Simonis de Sondalo etate annorum 30 aut circa, testis nominatus et productus parte dicti Joannis querelantis pro verificatione narratorum et contentorum in dicta sua querella de qua supra, cuy prius delato juramento, juravit etc. et dixit quod erat in Li Presiis quando invenit obviam funeri (6) dicti quondam Petri et inter alia vidit unum de Li Presiis quem credit esse Steffenet, (7) qui ostendit ey vulnus in capite suprascripti quondam Petri et suo cognoscere erat ictus de uno pestoyes. Item vidit dictum Petrum album et sine fractura membrorum salvo quod habebat unum brachium scavezatum et funus eius fuit receptum ad medium Vallis Camerazie per Stephanum Jacobi del *** et certos alios. Item audivit a certis personis quod ultra feritam erat scopatus (8) sed nescit a quibus audierit.

Interrogatus de fama Susanne. Respondit audivisse murmurare quod est strigia et similiter uxor dicti Bernardi Jacobi Christofori, soceri dicti quondam Petri.

Primo Abundii.

Die 24 januarii 1552. Coram magnifico domino Potestate et prefatis dominis officialibus et toto Consilio congregato in stuffa magna Curtivi Communis Burmii cumparuit dictus Abundius Coloy del Kasario, querelatus ut supra, dicens et proponens ad eius aures et notitiam pervenisse quod Joannes quondam Jacobi Marcoli de Sondalo, coram nobili (n) domino Potestate, dominis officialibus (o) et Offitio ut supra querelavit contra ipsum Abundium comparentem, ipsum diffamando et iniuste imputando quod debuerit vulnerasse et peremisse jam multis diebus elapsis Petrum filium quondam Joannis Marcoli de Sondalo in montibus seu partibus de val Cameraza in confiniis Burmii et Sondali seu prout aliter ab ipso Joanne querelante (p) reperietur. Quare cum idem comparens asserat se vere innocentem et de premissis numquam culpabilem reperiri posse nec debere, petit a prefatis dominis Potestate et officialibus ordinari et provideri quod dictus Joannes querelans cense[a]t et idoneam cautionem proferre debeat de ipsa querella manutenenda et de pagando expensas et damnum dicto querelati ubi non manuteneat suprascripta per eum narata, proposita et querelata contra ipsum comparentem et super premissis de opportuno juris remedio provideri, offerens idem comparens pro sustentatione sue innocentie et honoris sui similiter cavere de stare et parendo juri ac etiam de se personaliter constituendo si juris fuerit.

Detentio Abundii suprascripti. Detentio trium consortum hic nominatorum.

Qui domini Potestas, officiales et Consilium, visa et considerata suprascripta querella et dictis testium superinde receptorum, ordinant quod dictus Abundius detineatur in fortiis Communis cum debitis custodibus et superinde contra eum procedatur ut juris ordo exposcit.

Post hec ordinatus est quod similiter capiantur et detineantur in fortiis Communis Bernardus Jacobi Christofori, Joannes monaci (9) de Sancto Bartholomeo gener dicti Bernardi, et Susanna filia dicti Bernardi uxor dicti Joannis, qui omnes tres sunt conducti in fortiis Communis die suprascripta hora 3 noctis.

Constitutum Susanne detente.

Die 25 januarii suprascripto. In Consilio loco et coram quibus supra, introducta dicta Susanna. Interrogata si scit causam sue detentionis, respondit nescire, salvo quod Agnes mater dicti quondam Petri dixit ey: E voglio farve andar su a Borme ala rason! (10)

Interrogata de morte dicti Petri.

Respondit fuisse circa festum sancti Petri proxime preteritum.

Interrogata in quo loco erat ipsa die, dixit quod erat in Murignono, in plazo ante domum sui patris et etiam erat dictus Abundius, Tonius Antonii de Tyrindré et Joannes de Tolla suo credere.

Interrogata si Abundius et dictus eius maritus erant in differentia cum dicto quondam Petro.

Respondit non, suo scire.

Interrogata si dictus Abundius fuit loqutus cum Joanne in festo sancti Bartholomey in loco de Sancto Bartholomeo.

Respondit nescire.

Interrogata si dictus quondam Petrus unquam percussit eam.

Respondit quod contendentibus ipsis occaxione certorum feramentorum que erant suprascripti eius patris, Petrus suprascriptus dedit ey alapam, tamen nil fecit ey mali. Item dixit quod suprascriptus Petrus est mortuus in una valle inter confinia et aliud nescit.

Que Susanna est reposita in custodia in suo loco.

Constitutum Joannis detenti.

Die et loco coram ut supra. Introductus suprascriptus Joannes Laurentii Bartolomey Kasarii detentus ut supra. (11)

Interrogatus si scit cur detineatur, respondit nescire, nisi si esset pro morte dicti Petri.

Interrogatus quomodo hoc scit.

Respondit quod tempore mortis suprascripti Petri dicebatur per quosdam de Sondalo quod ipse Joannes fuerat causa mortis dicti Petri, quia dictus deponens imputaverat suprascriptum Petrum quia dederat alapam sue uxori.

Interrogatus cur dederat eam alapam.

Respondit: Quod Susanna uxor sua retulerat ey quod ipse Petrus dederat ipsi Susanne alapam causa certarum scirparum et ipse Joannes dixit suprascripto Petro: Cur percusisti meam uxorem? Non hoc facias plus! (q) Tamen ibant de sotietate (12) sine aliquo ranchore.

Interrogatus in qua die Petrus mortuus fuit.

Respondit: In dominicha (13) ante festum sancti Petri.

Interrogatus ubi ipse erat illa die.

Respondit quod postquam audivit missam ad ecclesiam Sancti Britii (r) ipsa [die] ivit domum suam ad Sanctum Bartholomeum sumptum prandium, postmodum venit in Murignonum ad spatium (14) in domo Donati del Sileta et vidue Joannini dela Nesina, ibique in dictis locis et viis permansit tota die ipsa.

Interrogatus quis fuit ibi cum eo.

Respondit quod erat Donatus suprascriptus, lo Fra (15), lo Bidon, Andreas de Sancto Britio (16) et Joanninus de Tolla et certi alii.

Qui Joannis est remissus custodibus et monitus ut consideraret melius et deponeret veritatem.

Constitutum Bernardi detenti.

Eo die. Coram et in loco ut supra productus suprascriptus Bernardus Jacobi Christofori et interrogatus in omnibus ut supra de detentione, respondit nescire, salvo si esset quia non ivit cum funere suprascripti Petri in loco de Sondalo et quando portaverunt dictum funus dicti Bernardi (s) erat in paschuis in partibus de Zandilla. In die qua dictus Petrus mortuus est nescit ubi esset et credit fuisse in paschuis, quia semper vadit cum jumentis.

Interrogatus quomodo scivit de morte dicti Petri.

Respondit quod unus qui dicitur Joannes deli Arpp dixit ey quod dictus Petrus se pericularat. (17)

Interrogatus si invicem unquam se percusserunt.

Dixit non, sed quod una vice (t) ipse Petrus volens habere unum usual sive scirpp, (18) Susanna renuit ey dare et dictus quondam Petrus tunc dedit ey alapam, tamen per hoc nil mali eys convenit.

Interogatus de multis aliis, tamen quia non sunt ey necessaria, omittuntur, semper dicendo quod nescit quis fuerit causa (u) mortis dicti quondam Petri generis eius nisi (v) causa fortune, et ipse nil scire neque quod aliqua differentia esset inter dictos Abundium nec Petrum neque alios, et quod unquam vidit Abundium suprascriptum in estate preterita neque in aliis temporibus in suis hedifficiis versus Zandillam ubi dicitur a Florin.

Qui remissus est custodibus recte reservatis. (z)

Constitutum Abundii.

Eo die in loco et coram ut supra productus dictus Abundius (19) et interrogatus si quid vult addere verbis per eum dictis heri quando se constituit in fortiis Communis.

Respondit nihil velle addere et quod numquam reperietur esse in aliqua culpa et maxime quia in die dominico ante festum sancti Petri proxime preteritum, in die festi sancti Petri et in die post dictum festum, semper fuit in contrata de Murignono cum Donato del Sileta, Martinoto deli Presuris et [Petrus dictus] lo Pin filio Steffani de Sancto Martino et uno filio Bernardi Jacobi (20) ac Joanne monaco de Sancto Bartholomeo, (21) et certi alii fuerunt per dicta duo festa continue postquam audierunt missam, et postea prandium sumpserunt in domibus eorum. Et etiam ibi erat Susanna suprascripta et alie mulieres que omnes ibi spatiabantur. (22)

Interrogatus quomodo scit de morte dicti quondam Petri.

Respondit audivisse a pluribus personis quod ipse Petrus se era apichentado et quod una filiarum Joannis deli Arppe invenit unum pileum de paglia (23) suprascripti quondam Petri et retulit ipsis dele Arppe ut audivit ab ipsis dele Arppe, et ipsi iverunt quesitum et invenerunt funus dicti Petri in val Camerazia et quod portaverunt ale Prese.

Interrogatus si in festo sancti Bartholomei fuit aloqutus (aa) dicto quondam Petro.

Dixit quod in ea [die] vidit unum filium dicti Petri quando petiit Petrus Susanne suprascripte sine arme. (bb) Et ipse dixit dicte: Tas!, quia dixit quod eset strigia. (cc)

1552. Sequitur exemplum protestationis contra querelam. (dd)

Protestatio facta parte officialium contra querelantes.

Anno a Christo nato 1552, indictione xa die martis 28 mensis januarii. Consilium in presentia prudentis et discreti viri magistri Joannis filii quondam magistri Petri de Rastello de Sondalo Vallistelline, consulis seu dechani dicti Communis et hominum de Sondalo et magistri Joannis filii quondam magistri Jacobi Marcholi de Stupanis de Sondalo suprascripto, patris infrascripti Petri defuncti, ac etiam mey notarii, et testium infrascriptorum, in stuffa domus habitationis mey notarii infrascripti nobilis domini Joannis Jeronimi filii quondam domini Bernardi de Mariolis de Burmio predicto Vallistelline, agens infrascripta omnia et singula nomine et vice spectabilium et egregiorum virorum dominorum Bernardini de Albertis et Nicolay de Florinis, amborum officialium seu jusdicentium Communis Burmii predicti et ibidem in presentia ut supra, ordinat sustentationem iurium Reipublice Burmii ac Dominii Excelsarum Trium Ligarum. Notificat et inthimat dicto consuli magistro Joanni de Stupanis pro mayori predictorum dominorum officialium justificatione quod ipsi attenta quadam vociferatione seu imputatione coram eys data contra Bernardum Jacobi del Sileta, Abundium Coloy dictum Fratum et quendam [filium] eius Bernardi Burmini ac quandam eius Bernardi filiam, omnes de Murignono Communis Burmii, imputatos de homicidio seu morte nunc quondam Petri olim filii suprascripti magistri Joannis de Stupanis et olim generi dicti Bernardi, qui estate preterita repertus est mortuus in montibus seu valle Camerazia Communis Sondali, habent eos Bernardum et alios superius nominatos de Murignono in eorum dominorum officialium fortiis pro justitia ministranda, ubi compertum fuerit eos de premissis culpabiles, rogans ex nunc ac protestans dicto nomine quod si dicti dechanus etc. parte ut supra sive nomine Communis sive alio nomine sive etiam nomine proprio intendunt sive habent aliquas querellas seu probationes seu aliquod aliud contra predictos superius nominatos de Murignono seu etiam alios dicti Communis Burmii premissa de causa, quod compareant coram predictis dominis officialibus in Burmio in eorum Pretorio hinc et per totam die(m) jovis proxime futuram ad querelandum et probandum quicquid voluerint, et de jure poterint contra predictos et eorum quemlibet imputatos ut supra pro veritate cernenda ad hoc ut locus sit justitie et ut de premissis nemo ullam pretendere possit ignorantiam. Aliter eo termino elapso per predictos dominos officiales fiet quod sibi juriditim videbitur, presentibus ibidem pro testibus ser Machino quondam magistri Jacobi de Stuppanis, Joanne filio quondam Annastasii Menini et Joanne filio magistri Martini pariter de Stuppanis, omnibus de Sondalo, notis et idoneys ac ad premissa vocatis et rogatis.

Ego Josephus de Sermondo publicus imperiali auctoritate notarius Burmii Comi, filius quondam ser Jsaach de Sondalo habitator Sondali dum predicta omnia sic ut supra fierent et agitarentur presens fui eaque rogatus tradavi, subscripsi et per fidem premissorum hic me subscripsi.

Post suprascripta fuerunt directe littere magnifico domino Potestati Tirani ut faceret interrogare certos testes infrascriptos (ee) officio nostro nominatos parte dicti Joannis querelantis et dirigeret ad nos. Qui per suas litteras respondit et missit (ff) infrascriptis ut supra, videlicet:

Magnifico signor podestà et altri officiali,

Ho receputo una vostra per la quale me advisate dela detentione de quello Abundio et che voglia mandare il processo et pertanto ad ciò che la justicia habia loco vi mando tuti quelli testimonii havemo insina ad quella hora receputi et si occore[r]à essere deli altri in questa nostra jurisdictione essendo advisati li examinaremo fidelmente et li mandaremo. Et cossì in questo et in altro sarò prompto ad adiutare che la justitia habia loco, ne altro salvo che de contento me ricomando et me offero, da Tirano ali 27 de zinaro 1552.

Gioanne Antonio Pla[n]ta, Potestate de Tirano.

Testimonium sumptum in Valletellina. Tertius testis receptus Tirani.

MDLII, die jovis XXI januarii. Coram magnifico viro domino Joanne Antonio Planta Tirani etc. pretori sedente in domo Marci hospitis de Sondalo. Joannes filius quondam Jacobi del Pizeno de Sondalo, habitator loci seu contrate de Jarpa site apud confinia territorii Burmii, testis citatus etc. ex parte predicti domini pretoris et qui ibidem juravit et jurat ad sacra Dey evangelia manu sua tactis scripturis in manibus et ad dilationem predicti domini pretoris de veritate dicenda etc. et de perhibendo eius testimonium veritati in et super in et supra interrogationibus sibi fiendis et dum remotis ira, odio etc. Et generaliter.

Interrogatus suprascriptus testis an cognoverit nunc quondam Petrum olim filium Joannis quondam Jacobi Marcoli de Stupanis de Sondalo alias habitatorem Communis Murignoni territorii Burmii, qui estate preterita repertus fuit mortuus in quodam flumine sive loco appellato val Camerazia etc.

Item si scit an intellexerit quod ab aliquo aut aliquibus offensus fuerit taliter quod decesserit vel quod aliquo fortuyto casu precipitaverit et decesserit.

Item si vidit dictum Petrum seu eius cadaver et vulnera que habebat et in quibus partibus ea habebat et an talia vulnera judicio ipsius testis videbantur esse facta seu eydem illata aliquibus armis vel aliter.

Item an viderit locum ex quo ut asserebatur (gg) cecedisse debuerat suprascriptus quondam Petrus.

Item si scit an intellexit quod dictus Petrus aliquam habuerit inimicitiam cum aliqua persona seu aliquibus personis tam Communitatis Burmii quam aliorum locorum etc.

Qui testis auditis et intellectis predictis interrogationibus sibi lectis et vulgarizatis, juramento suo testificando dixit et respondit se hoc tantum scire ut infra, videlicet quod verum est quod die dominicho precedenti illam diem martis (hh) qua suprascriptus quondam Petrus seu eius cadaver fuit repertum in flumine de quo infra, dum suprascriptus testis veniret domum eius habitationis obviavit suprascripto Petro circa horam vesperarum, cuy testi suprascriptus Petrus dixit qualiter ea die et paulo ante fuerat in domo ipsius testis et alia inter eos aloquti fuere et erat suprascriptus Petrus inermis. Deinde suprascriptus Petrus ivit versus domum suam et ipse testis venit domum suam ubi intellexit quod dictus Petrus ibi fuerat, et quod die martis sequentis dictus suprascriptus testis intellexisset quod duo ipsius testis filii, videlicet Thomas et Jacobus reperierunt suprascriptum Petrum mortuum in quodam flumine in valle appellata Camerazia, tunc ipse testis accessit ad eum locum et eum vidit in ipso flumine mortuum et vidit ey brachium unum (ii) fractum et in capite vulnus unum magnum cum magna sanguinis effuxione et quod ipse testis accessit (ll) etiam super locum seu [trogium] (mm) ex quo ut asserebatur suprascriptus Petrus ceciderat, dicens ipse testis similia verba, videlicet: Quello loco seu trogio è ben streto, ma si pò perhò andar per quello loco, cioè uno homo cargato, et per quello gli sono [andati] molti et molti descargati et cargati et may ha inteso che alchuno sia in quello loco precipitato et morto. Et quod ipse testis nescit an suprascriptus Petrus aliquam haberet inimicitiam cum aliqua persona. Item dixit quod alias dum aliquando loquerentur invicem suprascriptus Petrus et dictus testis, dicebat et dixit cum eo teste similia verba, videlicet: Quelli de Murignono me voleno male, ma quando sono assay io parlo bene et quando sono pochi io gli facio star in cervello. Et hoc est quantum scit etc. Que dixit scire per ea que supra dixit rationibus suprascriptis.

Supra generalibus interrogatus, recte respondit.

Quartus testis.

Die suprascripta. Thomas filius suprascripti Joannis testis citatus et qui ibidem juravit et pro ut supra interrogatus et examinatus pro ut supra.

Dixit et respondit se hoc scire et verum esse, videlicet quod die dominico precedente illam diem martis qua suprascriptus Petrus repertus fuit mortuus ut infra, suprascriptus Petrus fuit in eius testis domo et ibi per al[iquantulum tempor]is (nn) spatium (oo) fuit moratus et dum ibi lo[queretur secum] de diversis, quod suprascriptus Petrus dixit cum eo teste similia verba, videlicet: Havea fatto certe parole cum Susana mia cugnata, et Joanne suo marito me disse che haveva fatto male a batere sua mogliere. Et quod suprascriptus Petrus eydem Joanni responderat per similia verba: Joanne, te butarò ioso uno brazo anchora ad te. Et deinde post aliqua inter ibidem dicta suprascriptus Petrus recessit silizet circa occaxum solis, et quod die lune sequenti dum Joanna uxor suprascripti testis ivisset in dictis locis in quibus cecedisse debuerat suprascriptus Petrus, retulit ipsi testi qualiter reperierat in quodam loco subtus quoddam sentitum pileum palearum suprascripti Petri et quod die martis sequenti dum suprascriptus testis et frater suus ad dicta loca ivissent pro (pp) eorum negotiis reperierint suprascriptum Petrum mortuum in quodam flumine distante a suprascripto sentito per ictum unius baliste, tamen noluit ipse testis videre que vulnera haberet donec ab offitio licentiam habuissent dictus chadaver amovendi ab eo loco, quodque dum dictus cadaver postmodum portatus fuisset cum licentia offitii in ecclesia sita in contrata de Li Presiis tunc ipse testis accessit in eam ecclesiam ubi erat dictum cadaver suprascripti Petri dicens similia verba: Io gli ò visto uno brazio cum una ferita, la qual al iuditio mio paria essere facta cum ferro de taglio et era quaxi tagliato joso tuto lo brazio perché se ne tenea solamente uno pocho sotto al brazio. Poy gli viste una granda piaga ala testa profunda et larga, ma non advertite che la fusse fatta cum arme o altrimente et quod nescit quod suprascriptus Petrus aliquam haberet inimicitiam cum aliquibus personis et hoc est etc. Que dixit scire per ea que supra dixit, rationibus suprascriptis.

Super generalibus interrogatus, recte respondit.

Quintus testis.

Die suprascripta. Thomas filius Laurentii del Bagiaro, montis Feleyti, Communis Sondali, testis citatus ut supra et qui ibidem juravit et jurat ut supra. Examinatus et interrogatus pro ut supra [jurame]nto suo testificando dixit et respondit se hoc ta[ntum scire quod] verum esse videlicet quod ipso die martis quo [repertum est c]adaver suprascripti Petri in suprascripto flumine de quo supra, ipse testis accessit ad ea loca et vidit dictum cadaver et quod eydem vidit ut vulgo dicitur uno brazio lo qual era quaxi tracto via per mezo il nodo et se ne teneva pocho sotto, et quod in capite habebat unum maximum vulnus et profundum, tamen non cognovit an fuisset factum cum armis vel aliter. Quod autem suprascriptus Petrus haberet inimititiam cum aliquibus personis, ipse testis dixit se nihil scire. Que dixit scire etc. ea que supra dixit rationibus suprascriptis et quia vidit prout supra dixit.

Interrogatus suprascriptus testis an vidit locum seu senteyrum, videlicet in eo loco ex quo debuisset cecedisse et cuius qualitatis erit.

Respondit per similia verba, videlicet: Ho visto lo sentier dove appareva che luy cascato [fosse] et che tal sentier è bono et si pò andar securamente, salvo se qualchuno volesse senza altra consideratione passare per quello loco gli potria forsi poy deventare qualche male.

Interrogatus an in eo loco seu senteyr seu apud dictum senteyrum vel ibi prope adesset aliquis locus ubi aliquis morari potuerit ad expectandum aliquem vel aliquos pro eos offendendo.

Respondit similia verba, videlicet: È il vero che si pò star in quello loco et uno che vada per quello sentiero gli sopravenerà tanto al improviso che al potrà essere offeso.

Super generalibus recte respondit.

Sextus testis.

Die suprascripta. Laurentius de Imeldis servitor Sondali testis citatus et juratus ut supra.

Interrogatus an viderit cadaver suprascripti quondam Petri et vulnera que habebat et cuius qualitatis erant.

Respondit juramento suo dictum cadaver et vulnus quod in capite habebat, dicens similia verba, videlicet: Quella ferita al juditio mio era facta cum qualche arma o altro ferro.

Interrogatus an viderit vulnus quod habebat in brachio.

Respondit quod non.

Super generalibus etc.

Ego Gabriel de Sermondo notarius publicus Comi ac predicti domini pretoris [Joannis Antonii Planta] predictos testes fideliter recepi et examinavi [in omnibus] suprascriptis et pro fide premissorum me subscripsi in [*** obligando] jure presentia et futura etc.

Comparitio in termino protestationis. (qq)

[Cum nulle comparitiones] una cum dicto puerulo in termino protestationis sunt facte [*** in stuffa magn]a Curtivi et nil aliud reddiderit preter ea [que in anteriori dicto continentur] mens requiritur ut cautionem prestet de stando et parendo [juri *** non] posse ibi cogi veluti non subditi jurisdictioni nostre sed jurisdictioni Tirani et si requiritur coram suo judice competenti paratus erit dare responsum et parere juri.

Replicatio et additio pueri.

Die jovis 28 januarii. In dicta stuffa magna Curtivi predicti Communis Burmii convocato Consilio quod fuit in concordia quod in Consilio adveniat suprascriptus Joannes Jacobus filius dicti quondam Petri et de novo interogetur. Qui introductus et interrogatus dixit ut in suo anteriori dicto continetur, hoc addens quod in mane in ortu solis vidit dictam Susanam in partibus de Florin et quam primum ipsa vidit Petrum descendentem sine armis, quod admonuit Bernardum Arsum (24) et post modicum spatii vidit alterum ex ipsis duobus videlicet Abundium et Joannem Lorenzati, venientem ex partibus de Orcha et alterum de Zandilla et infra modicum spatii audivit vocem clamantem ter: Misericordia!

Secundum constitutum Susane.

Eo die in stupha parva palatii per magnificum dominum Potestatem et dominos officiales de novo fuit interrogata suprascripta Susanna in quo loco fuit in die dominicho ante festum sancti Petri.

Respondit fuisse in contrata de Murignono per totum diem, presentibus Tonio Antonii de Tyrindré et multis aliis.

Interrogata de inimititia inter eos omnes.

Respondit nil preter ea que superius in predictis suis dictis deposuit.

Secundum constitutum Joannis.

Eo die coram ut supra dictus Joannes interrogatus supra dictis duobus capitulis (in loco ubi est detentus).

Respondit quod in die ante festum sancti Petri proxime preteritum ipse fuit pransus in domo eius patris et interfuit misse ad ecclesiam Sancti Britii et post missam, cum rediret domum, Donatus del Sileta invitavit eum et dedit ey bibere, deinde ivit domum suam.

Interrogatus quis fuit cum eo (rr) in die ante festum sancti Petri in Murignono, affirmavit (ss) omnes illos quos superius dixit in primo [constituto] et etiam addidit Jeronimum filium Rasigarii de Murignono et Tonium Antonii de Tyrindré sive dele Plagne. In reliquis ut supra antedixit.

Secundum constitutum Abundii.

Eo die coram ut supra in stupha magna palatii in qua detinetur dictus Abundius noviter interrogatus a prefatis an velit quid addere suis predictis dictis.

Respondit nil velle addere.

Interrogatus cum quibus erat in die ante festum sancti Petri.

Respondit quod erat cum Andrea de Sancto Britio, Jacopo et Jeronimo fratribus filiis Christofori Rasigarii de Murignono, Joanne Laurentii Joanninii, (25) Donato Appollonii Sileta et [Thomas filius] Joannis.

Eo die coram ut supra in loco detentio[nis, interrogatus pro suo juramento] dictus Bernardus de suprascriptis omnibus.

Respondit [nil scire preter ea que] dixit in primo suo dicto.

Die 30 januarii. Statuit Consilium quod dominus (tt) Potestas si ey libet et domini officiales et notarius vadant ad locum ubi dicitur quod dictus Petrus cecidit sive (uu) ibi aut alio modo precipitavit se, et videant si est locus periculosus aut quomodo est. Qui iverunt et viderunt locum. Qui locus potest esse cum periculo et sine periculo et sic retulerunt Consilio et naraverunt quomodo est locus ille. In quibus loco (vv) interrogant infrascriptum Tomaxium.

Septimus testis. (zz)

Die suprascripto 30 mensis januarii. In monte prope val Camerazia coram dominis officialibus interrogatus Thomas Joannis deli Arpp. Qui interrogatus de morte suprascripti Petri et de omnibus aliis ut supra et juramento suo dixit quod dictus Petrus in die veneris festi sancti Petri proxime preteriti fuit in contrata de Li Presiis et laboravit Michaeli de Li Presiis et in die sabbati sequenti laboravit domi sue circa fena. Die autem dominico venit domum dicti testis et ibi per totam diem commoratus fuit et inter multa de quibus loquti fuerunt, dixit quod suprascriptus quondam Petrus naravit quemadmodum dederat alapam Susane quod cum Joannes reprovasset (aaa) egre ferens dixerat ipsi Petro: Male facis, uxorem meam verberare! Petrus autem superveniens respondit: Tibi etiam brachium excidam! Et post multa colloquia ibi facta suprascriptus Petrus recessit versus domum suam circa occaxum solis, et die tunc sequenti inventus fuit pileus ex paleys (bbb) prope semitam Vallis Cameraziae et die martis sequenti ipse testis cum filio suo iverunt ad dicta loca ut facerent ruscham et reperierunt in flumine cadaver dicti Petri sed noluerunt illud tangere nisi prius haberent licentiam a magnifico Potestate Tirani. Qua habita, ipse deponens, Barisellus, Joannes Pedrazii, Stefenotus et (ccc) Thomas Laurentii del Bagiaro venerunt in dicta [loca] et exportaverunt cadaver in ecclesiam in Li Presiis, ibique inspicientes dictum cadaver ipse testis se vidisse magnum vulnus et profundum in capite tendens ab una parte capitis vel alteram pertransiens et vidit manicham coleti (26) in cubito aliquantulum incisam.

Octavus testis.

E[o die coram ut supra] citatus fuit in loco de Murignono Donatus [Apollonii del Sileta, qui] monitus et juratus etc. et interrogatus si scit et quid [de morte ***] quondam Petri et si vidit dictos Abundium et [Joannem ***] sive eos contra quos est querelatus in die qua dictus Petrus mortuus fuit et in quo loco eos vidit et quibus presentibus et si erat in differentia cum aliquibus et ubi cecidit etc. Qui suo juramento per eum facto vel delato predictorum duorum officialium dixit quod in die ante festum sancti Petri proxime preteriti ivit ad Sanctum Bartholomeum, audit missam, qua audita invitatus fuit ad prandium ab Abundio Coloy, ipse autem renuit, dicens quod ey opus erat ire domum ad regendum familiam suam, et sic venit domum suam. Post prandium autem venerunt suprascriptus Abundius, Joannes dela Pozaglia et multi alii apud domum ipsius testis, ibique per totam diem manserunt per contratam spectantes et sumpserunt marendam in domo ipsius testis, et similiter ibi viderunt etiam suprascriptam Susanam et ibi usque ad noctem commorati sunt. Item audivit quod dictus Petrus era andato a pica a val Cameraza, et aliud nescit de suprascriptis interrogationibus.

Super generalibus interrogatus, respondit ea scire causa suprascripta et quod non deponit odio etc. sed pro juramento etc. Item quod uxor suprascripti Donati erat germana suprascripti Abundii.

Nonus testis.

Die ultimo januarii coram dominis officialibus in contrata de Cepina. Jheronimus filius Christofori Rasigarii de Murignono citatus monitus et juratus ut supra, qui suo juramento etc. dixit quod vel in die dominicho ante festum sancti Petri apostoli proxime preteriti accessit in contrata de Murignono et quod in altero ex illis duobus diebus transierunt Egiptii (27) versus Burmium et quod in illa die vidit Abundium dictum lo Fra in ipsa contrata. Quod viderit Joannem vel Susannam eius uxorem (ddd) nescit nec recordatur. Egiptiis autem pretergressis, ipse (eee) venit versus domum suam. Et hoc est quantum scit de suprascriptis.

Supra generalibus, recte respondit.

Decimus testis.

Joanninus de Tolla interrogatus si in dictis diebus fuit in dicta contrata et si (fff) interfuit misse ad predictas ecclesias et de aliis ut supra. Qui respondit suo juramento quod non est sui moris ire ad audiendum missam ad ecclesias Sancti Bartholomei nonque Sancti Britii nec in illis duobus festis fuit in contrata de Murignono. Supra al[iis] interrogatus respondit quicquam nescire.

Super g[eneralibus recte respond]it.

Decimus primus [testis]. (ggg)

Die veneris 29 januarii in hospitio Mar[tini *** coram ***] et ser Bernardo officiale interrogatus de pre[missis ***] si in festo sancti Petri aut in [die dominico precedente fuit] ad ecclesiam Sancti Britii, [respondit ***] festarum sed non [recordatur ***].

Decimus secundus [testis].

Die ultimo januarii. Coram dominis officialibus ad Cepinam.

Eo die loco et coram ut supra constitutus dominus presbiter Steffanus de Grosio curatus ad Cepinam, qui interrogatus juramento interposito ut dicat si celebravit missam ad dictas ecclesias in die dominicho precedente festum sancti Petri.

Respondit quod tenet sive credit quod in die dominico precedete festum sancti Petri quod sacrificaverit ad ecclesiam Sancte Marie Magdalene, quia illa dominicha sit ultima mensis, quia semper in ultimis dominicis mensium celebrat in dicta ecclesia, salvis casibus mortis, baptismi aut nuptiarum, quod hiis de causis postea necessario vadit.

Supra generalibus recte respondit.

Decimus tertius testis.

Eo die coram ut supra in stuffa magna Curtivi citatus Martinus dela Presura, qui dixit suo juramento ad interrogata ut supra, quod in die precedente festum sancti Petri apostoli proxime preteritum audivit missam in ecclesia Sancti Bartholomei et etiam aderat dictus Abundius Coloy et post missam ipse ivit domum suam. Audivit autem ab aliis personis quod dicti Abundius et Joannes et Susanna in illa die fuerunt in contrata de Murignono.

Super aliis interrogatus dixit ulterius nescire.

Super generalibus recte respondit.

Quartus decimus testis.

Eo die coram et loco ut supra citatus Petrus filius Steffani de Sancto Martino, qui interrogatus et juratus modo quo supra, juramento suo dixit quod in uno ex illis duobus festis dictus testis audivit missam in ecclesia Sancti Bartholomei et in illa die dicti Abundius, Joannes ac Donatus del Sileta, ipse testis et multi alii convenerunt in contratam de Murignono ibique ad noctem permanserunt, et suo scire credit quod [esset] in die dominicho.

Super aliis de generalibus interrogatus, dixit aliud nescire.

Quintus decimus testis.

Eo die coram ut supra productus et citatus Jacobus Rasigarii de Murignono, cuy dato juramento dicendi veritatem, qui juravit etc. et interrogatus si fuit in contrata de Murignono in dictis duobus festis et quibus presentibus, suo juramento respondit quod in uno ex dictis duobus festis accessit ad contratam de Murignono circa horam vesperarum et in illa die transierunt Egiptii versus Burmium [*** vidit] Franciscum Bernardi de Bona, Tonium filium Antonii, [***] Abundium Coloy; Joannem Lorenzati et ibique [*** ibi]que sunt commorati per totam diem.

Interrogatus an dictus quondam [Petrus haberet inimi]citiam cum aliquo.

Respondit quod audierat Abundium [***] Abundium Coloy et Petrum suprascriptum secrete par[***].

[De aliis] interrogatus respondit se nescire etc.

Sextus decimus testis.

Eo die coram et loco suprascriptis citatus Joannes Laurentii Joannini de Murignono (28) causa testificationis ab eo habende causis suprascriptis, qui interrogatus in omnibus ut supra suo juramento per eum facto etc., dixit quod in die sancti Petri ipse ivit in montem Florin et invento filio dicti quondam Petri petiit ubi esset eius pater. Qui respondit quod heri discesserat et nundum venerat. Ipse autem testis imposuit dicto puero quod quam primum veniebat, ey diceret quod prima die veniret ad laborandum eys. In die autem dominico ipse testis mansit domum tota die in Murignono et pro certo nescit an ibi adessent Abundius et alii suprascripti, attamen potius opinatur quod adessent quam non.

Interrogatus an audierit missam ea die ad ecclesiam Sancti Bartholomei, dixit quod existimat eam ibi audivisse, attamen dubitat.

In reliquis interrogatus, aliud dixit (hhh) nescire.

Et supra generalibus interrogatus, recte respondit.

Septimus decimus [testis].

Die primo februarii. Tonius Antonii de Tirindré. In stuffa magna Curtivi coram ut supra, citatus testis pro suprascriptis. Qui interrogatus et juratus ut supra, et primo interrogatus si scit cur fuerit citatus.

Respondit quod credit esse citatus causa mortis dicti quondam Petri, qui suo juramento ad interrogata hoc scire, videlicet quod in die ante festum sancti Petri interfuit misse ad ecclesiam Sancti Britii et tota illa die ipse testis, Abundius Coloy, Joannes Lorenzati et Susanna et multi alii spatiati sunt in contrata de Murignono usque ad noctem et quod in eo die transierunt Egiptii versus Burmium.

Interrogatus in reliquis, respondit ulterius nescire.

Super generalibus recte respondit etc. et maxime quod non dicit neque tacet ex more neque tenore. (iii)

Duodevicesimus [testis].

Francischus quondam Bernardi Jani de Murignono, testis citatus et juratus coram et in loco ut supra, qui interrogatus in omnibus ut supra, suo juramento respondit esse citatus causa mortis dicti Petri et nescit quicquam nisi quod in die antecedente festum sancti Petri ipse interfuit misse ad ecclesiam Sancti Britii cum Abundio Coloy, [Joanne Lorenzati, Donato Apollonii et Susana] et pluribus aliis et ibi in contrata de Murign[ono morati sunt per totam diem usque] ad noctem et aliud nescit, et interrogatus [de aliis respondit nescire].

In generalibus [recte respondit].

Undevicesimus [testis].

Die et loco coram ut supra. Cristophorus Martinoti Jacobi de Murignono testis citatus et juratus, qui interrogatus de morte dicti quondam Petri et quomodo mortus est, respondit audivisse esse mortuum versus Zandillam in val Cameraza et nescit quomodo. Item quod in die dominico precedente festum sancti Petri interfuisse misse sive ad ecclesiam Sancti Bartholomei sive ad ecclesiam Sancti Britii et ad quam non plene recordatur, et cum eo etiam erat Abundius Coloy, Joannes Lorenzati, Donatus Appolonii et Susanna suprascripta et multi alii.

Interrogatus quid fecit illa die, respondit mansisse in contrata de Murignono cum suprascriptis omnibus usque ad noctem, et de aliis interrogatus aliud nescire.

Que omnia suprascripta inditia et inquisitiones sunt lecta in Consilio.

Dictum phisici.

Quod Consilium ad mayorem rey verificationem significavit magnifico domino Potestati Tirani domino Joanni Antonio Planta eum summopere rogando ut die martis secundo mensis februarii cum suo canzelario ac famulo per quem citare faceret spectabilem et excellentem dominum Hermetem de Venosta phisicum, item dominos magistros Laurentium Borgarellum et Marchum de Venosta chirurgos suppositos jurisdictioni sue magnificentie, qui omnes dicta die martis secundo februarii convenirent in loco de Sondalo et ibi etiam adeant dominus Potestas Burmii una cum dominis officialibus ad hoc ut per eos videatur cadaver exhumatum (die 29 januarii) dicti Petri requisitione predicti domini Potestatis Tirani per ipsum dominum potestatem occlusum etc., et examinent an vulnera cadaveris suprascripti quondam Petri sint ex ferro facta et illata aut alia contusione. Qui omnes supranominati (lll) die suprascripta convenerunt in dicto loco de Sondalo, qui viso eo cadavere examinatisque vulneribus, dixerunt et concluserunt ut infra continetur, videlicet: Requisitus et juramento prestito per magnificum dominum Potestatem Tirani dominum Joannem Antonium Plantam, pro inspiciendo schileto (29) sive ossium conpage nunc quondam Petri Joannis Marcholi de Stuppanis de Sondalo, an ossium d[ivisiones fu]erint ex incisione vel contusione fateor inspexisse [vulnera et invenisse bra]chii sinistri ossa in multas partes divisa [neque hoc processisse] ob ferri alicuius incidentis percussionem [sed potius ex contusi]one ac compressione, quod facile colligi potest tum ex divisionis vel divisionibus (mmm) non recte procedentibus ac etiam quod in decumo (nnn) sive cubito potius ruptura ossium sunt in partibus internis flexure cubiti non autem in partibus externis, eo magis quod non simplex est ruptura sed multiplex, et quantum ex inspectione facile est videre omnes divissiones ossium ex contusione processisse.

In quorum fidem me subscripsi die 2 februarii.

Hermes Venosta phisicus subscripsi.

Ego Laurentius Borgarellus chirurghus premissa per juramentum fateor esse vera.

In quorum fidem me subscripsi.

Ego Marchus Antonius de Venosta chirurghus pro juramento fateor premissa esse vera.

In quorum [fidem] me (ooo) subscripsi.

T. (ppp) Joannes Antonius Planta Tirani etc. pretor fidem facimus et attestamus qualiter ad erruendam veritatem premissorum vocari fecimus prefatos dominos Hermetem, Laurentium et Marchum Antonium et eys juramenta dedimus ac predicte eorum (qqq) relationi presentes fuimus.

In quorum fidem presentes (rrr) fieri iussimus et sigillo nostro mayori roborari et per infrascriptum canzellarium nostrum subscribi.

Datum die predicta secunda februarii 1552.

Gabriel Sermondus predicti domini Potestatis canzelarius predictus presens fui etc.

1552. Die jovis quarto mensis februarii. In regimine spectabilis viri domini Henrici Rynoldi de Musocho, honorabilis Potestatis Communis et Terre Burmii pro illustrissimis dominis Trium Ligarum et in offitio et procuratione nobilis [***] Bernardi de Albertis et Nicolaii de [Florinis *** magist]ri Simonis Kalderarii, convochatum [Consilium ***] dicti Communis et Terre Burmii in [loco solito] ad sonum campane et citatione servitorum ut moris est, quod Consilium fuit in concordia et nemine eorum discrepante, quod dicti Abundius, Bernardus, Joannes et Susanna, detenti ut supra, separatim in presenti Consilio conducantur et rursus interrogentur et examinentur prius delato eys et cuylibet eorum juramento super premissis querellis contra eos datis. Et sic conducti separatim et dato cuylibet eorum juramento ut supra, juraverunt etc., et interrogati etc. nulli eorum quicquam ulterius deposuerunt quam id quod superius per eos depositum est in eorum anterioribus dictis.

Ex quo predicti omnes domini Potestas, officiales et Consilium fecerunt legere querellas, dicta et testificationes et totum processum ut supra formatum cum declarationibus predictorum dominorum phisici et chirurghorum. Quibus omnibus auditis et diligenter examinatis, predictus dominus, domini officiales et totum Consilium unanimiter dicit, sententiat et ordinat, Jhesu Christi nomine invocato etc., quod dicti Abundius, Bernardus, Joannes et Susanna detenti ut supra liberentur et exsolvantur (sss) ac liberati censeantur veluti innocentes et non culpabiles ab omnibus et singulis contentis in querella predicta et processu contra eos superinde formato et seu a carceribus et fortiis predicti Communis occaxionibus predictis preterquam ab expensis infrascriptis, ad quarum solutionem more solito eos condemnare, videlicet dictum Abundium in libris septuaginta imperialibus et dictum Bernardum, Joannem et Susanam in libris nonaginta inter omnes tres, sive in libris 30 imperialibus pro singulo eorum trium et hec omnia ultra expensas cibarias per eos factas postquam fuerunt detenti ut supra. Que libre 160 imperiales sunt expense per predictum Communem circa eorum detentionem et formationem suprascripti processus. Quos denarios teneantur pagare antequam exeant ex fortiis Communis aut dare bonas securitates numerandi eos denarios dicto Communi hinc ad octo dies proxime futuros [*** r]eservato jure et actione dictorum querelatorum [*** pro]cedendi contra dictos querelantes [*** ]ectus occaxione damnorum et expensarum per dictos querelatos factarum et passarum causa ac occaxione qua supra.

Die quinto februarii. (ttt) Antescriptus ser Gabriel de Imeldis nomine dicti Abundii numeravit dicto canipario dictas libras septuaginta imperiales nomine dicti Abundii, sine preiuditio ut supra, salvo honore et juribus Communis.

Item dictus Bernardus et Susanna pagant suprascriptas libras nonaginta imperiales dicto canipario de et pro quibus erat securitas Peregrinus Soldati, qui fuit liberatus a dicta securitate pagando eis libras 90 imperiales. Qui ipsi tres pagaverunt suprascripto canipario in suprascripto termino octo dierum ut supra sine preiuditio ut supra.

In quorum fidem per Joseph Sermondum tunc scribam nostrum scribi fecimus et sigillo nostro muniri fecimus.

(a) Data annotata da mano diversa, con inchiostro più nero.

(b) Segue: filium quondam (cancellato).

(c) Segue: Mur[ignono] (cancellato).

(d) Questo e gli altri titoli che seguono sono scritti sul margine sinistro. Nella trascrizione vengono inseriti nel testo come sommari iniziali.

(e) Corretto su: trahens.

(f) Nell'originale quondam è ripetuto due volte, abbreviato in modo diverso.

(g) T maiuscola, come quella che si trova in nomi propri successivi (p. es. in Thomas).

(h) Ripetuto: retulerunt.

(i) Ripetuto: Nic(olao) Nicolao.

(l) Lettura incerta tra su e tu. Si preferisce la prima, perché il tu che segue subito dopo presenta la gamba tagliata da tratto orizzontale. Il senso sembra essere il seguente: «Sei salito di nuovo? Non ti ricordi di quello che ti ho detto? Tieni la bocca chiusa!».

(m) Nell'originale sembra di leggere: pestoyres o pestoyies. Si adegua la grafia alla prima citazione della voce e a quella che segue immediatamente.

(n) Lettura probabile, anche se il tracciato delle lettere non è del tutto canonico. Nell'originale sembra scritto: vol., con segno di abbreviatura a taglio sulla l.

(o) Nel contesto et Officio sembrerebbe una ripetizione. In formulari analoghi incontriamo: et Consilio.

(p) Segue: est (cancellato).

(q) Da questo punto sono inserite tre righe sul margine superiore della pagina (fino a: domum suam) in grafia più minuta. Il numero 3 della numerazione progressiva del foglio, già apposto prima dell'aggiunta, si presenta appena sopra la linea di scrittura, senza frapporre spazio intermedio.

(r) Cancellato: Bartolomei.

(s) Aggiunto sul margine sinistro.

(t) Segue: ip(se) (cancellato).

(u) Segue un segno cancellato.

(v) Nell'originale si legge: nisci.

(z) Due parole abbreviate di difficile lettura e di incerta interpretazione. Dovrebbe trattarsi di una formula. Nel costituto di Giovanni, poco sopra, si legge: remissus custodibus et monitus ut consideraret melius et deponeret veritatem.

(aa) Segue: filium (cancellato).

(bb) Lettura incerta. Nella deposizione di Bernardo (terzo testimone) si afferma: et erat suprascriptus Petrus inermis. Nella seconda deposizione di Giangiacomo, il figlio del morto, si legge: et quam primum ipsa [Susana] vidit Petrum descendentem sine armis. Il senso di quando petiit Petrus Susanne dovrebbe essere "quando Pietro venne incontro a Susanna". Ma attenendosi all'originale si dovrebbe leggere Petrum.

(cc) Tutta la frase è di lettura incerta. Per il senso ci si basa sulla seconda deposizione del teste, che si trova più avanti.

(dd) Precedono due righe cancellate: Die jovis 28 januarii. In dicta stuffa curtivi conventus fuit Consilium.

(ee) Da qui fino a querelantis aggiunta interlineare.

(ff) Segue forse: et, di difficile inserimento nel contesto.

(gg) Segue: decessit (cancellato).

(hh) Si potrebbe anche leggere mortis, ma nei contesti paralleli che seguono appare sempre martis "martedì".

(ii) Segue un'altra volta: brachium (cancellato).

(ll) Segue una seconda volta: accessit.

(mm) Nell'originale spazio vuoto. Si integra con quanto è affermato sotto.

(nn) Questa pagina e le seguenti sono rose nella parte bassa.

(oo) Segue: mortuus (cancellato).

(pp) Nell'originale: per.

(qq) La constatazione che nessun testimone si è spontaneamente presentato a deporre occupa il margine inferiore della p. 6 e quello superiore della facciata seguente e dovrebbe essere stata inserita successivamente all'impostazione del testo.

(rr) Segue: die (cancellato).

(ss) Segue ripetuto: affirmavit.

(tt) Segue: officiales (cancellato).

(uu) Segue: si (incerto, cancellato).

(vv) La lettura sembra quella riportata (per in quo loco?, altrimenti si deve presupporre qualche omissione intermedia).

(zz) Sul margine sinistro una B isolata. Si tratta dello stesso testimone che appare già come quarto.

(aaa) Lettura incerta.

(bbb) Segue: versus (cancellato).

(ccc) Stephanus Jacobi del ***, che nella deposizione del secondo testimone appare nella variante Steffenet. Segue: Joannes (cancellato).

(ddd) Segue: nec (cancellato).

(eee) Segue ripetuto: ipse.

(fff) Segue: i (cancellato).

(ggg) Sul margine sinistro una A. Si tratta forse della deposizione di Andreas de Sancto Britio, citato tra i possibili testimoni. La data dell'interrogatorio è antecedente a quella dei testimoni che precedono.

(hhh) Segue ripetuto: nescit.

(iii) Abbreviazioni di dubbia lettura e soluzione.

(lll) Segue: convenerunt, che viene ripetuto subito dopo.

(mmm) Così nell'originale, ma il primo termine dovrebbe essere sostituito con un altro, perché risulta grammaticalmente scorretto e viene ripetuto subito dopo.

(nnn) Parola incerta.

(ooo) Ripetuto: me, forse meme.

(ppp) Forse: Tabellionatus, cioè l'indicazione del sigillo proprio del Podestà.

(qqq) Segue: relationi (abbreviato erroneamente e cancellato).

(rrr) Segue: fuimus (cancellato).

(sss) Lettura incerta tra exsolvantur e absolvantur.

(ttt) Segue: februarii (ripetuto).

(1) Il processo è stato pubblicato a cura di Bracchi, BSSV 55 (2002), pp. 49-102.

(2) La val Cameraccia segnava il confine meridionale, sulla destra orografica dell'Adda, del Contado di Bormio.

(3) La val Fine segnava il confine meridionale, sulla sinistra orografica dell'Adda, del Contado di Bormio.

(4) Soprannome, fossilizzatosi nel luogo di abitazione del personaggio. Una conferma abbastanza precisa si ricava da un'antichissima pergamena già appartenuta al Monastero di Sant'Abbondio in Como (ora all'Archivio di Stato di Milano, Pergamene per fondi di religione, S. Abbondio di Como, cartella 105), datata l'anno 1189: a meridie Menegi Arpi; e da una seconda del 1253: a meridie ripa Vivencii Arpi de Sondalle. Gros. arpàc' "persona incapace o impacciata" (DEG 182). In vari dial. alpini incontriamo arpa nell'accezione traslata di "frangicagliata" < lat. harpa "arpa" per la presenza delle corde tese (REW 4054; DEI 1, 297; AIS 6, 1213; VSI 1, 281; Scheuermeier 1, 41-2). Nel Libro dei miracoli della Madonna di Tirano, in data 9 agosto 1505 è citata una certa Jacobina de Petro del Arpo da Sondalo (n. 18).

(5) Probabilmente nel senso di: Non ti ricordi più di quello che ti ho detto?

(6) Qui, come sotto, nell'accezione di "cadavere trasportato" (cf. la deposizione del quarto testimone).

(7) Stephanus Jacobi, citato subito sotto, del quale è omesso il nome del padre. Si tratta del medesimo personaggio che nella deposizione del settimo testimone è trascritto nella variante Stefenotus.

(8) Nell'accezione di "frustato, che presenta lividure da percossa di frusta, flagellato", non più corrente nel dialetto attuale. Vallanz. scovà "sferzare, percuotere con frusta o sferza", scovàs "sferzarsi, flagellarsi" (Monti 258), com. ant. scovà "sferzare, percuotere", scovamént "flagellazione", ferr. ant., a. 1269: si quis se scovaverit… puniatur (Muratori, Ant. It. 6, 471).

(9) Dial. mónich "sacrista, custode" (Longa 160; cf. SB059, SB072).

(10) Tribunale.

(11) Detto anche Joannes della Pozaya (o Pozaglia, cf. la deposizione dell'ottavo testimone), marito di Susanna.

(12) "Andavano d'accordo".

(13) Locuzione che sta all'origine della formula dialettale agglutinata indoméniga, induméniga "domenica", ricorrente soltanto nelle valli (Longa 56).

(14) Dial. vegnìr a sc'pàs "venire a passeggio".

(15) Abundius filius quondam Nicolay del Kasario dictus lo Fra, uno dei quattro imputati del presunto omicidio.

(16) Formula che sta all'origine del cognome locale Sambrizi (Longa 329).

(17) Nell'accezione del verbo frontalasco perigolàrse "cadere da dirupi o strapiombi perdendo la vita" detto di persone e animali.

(18) Dial. arc. sc'chirp "recipiente qualunque non molto grande" (Longa 234; Monti 248; Mambretti, BSAV 4, 255). Dal germ. (long.) *skerpa "corredo delle giovani ragazze" (REW 7989 e REWS 7989; DEI 5, 3390).

(19) Abundius Coloy (o Nicolay) del Kasario, detto Fra.

(20) Il padre di Susanna, quindi fratello di lei e della moglie del morto.

(21) Uno dei quattro imputati.

(22) Nel senso del dial. sc'pasegiàr, ir a sc'pas "passeggiare, andare a spasso".

(23) "Cappello di paglia" (cf. nella deposizione del quarto testimone: reperierat in quodam loco subtus quoddam sentitum pileum palearum suprascripti Petri; e in quella del settimo: inventus fuit pileus ex paleys prope semitam Vallis Cameraziae).

(24) Padre di Susanna, che l'imputata aveva affermato di voler incontrare.

(25) Si tratta del nipote del cosiddetto Giovannino da Sondalo che, equivocando, si ritiene sia stato l'autore di numerosi affreschi nel Bormiese e in Valtellina (cf. la deposizione del sedicesimo testimone).

(26) Qui nell'accezione metonimica di "corpetto, camicia".

(27) "Egiziani" erano detti gli zingari dal loro presunto paese d'origine. Un'altra carovana transitò per il Bormiese nel 1504: si registrano infatti in quell'anno dei pagamenti alle guardie ai Bagni «quando Egiptii abierunt», esborsi per legna e fieno per la carovana, altri pagamenti a due persone che «asotiaverunt Didimum capitaneum Egiptiorum» e a Giacomo Foliani «qui conduxit unam claudicam egiptiam in Venosto».

(28) Discendente del creduto pittore Giovannino da Sondalo (cf. nota 25).

(29) "Scheletro".