Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum cartella 4 documento n. 70 16 marzo 1575
- Persone
- Giovanni Caselli
- Procedimento giudiziario
- Indagini su Giovanni Caselli, per blasfemia (16 marzo 1575; 24 marzo - 1 giugno 1575)
Giovanni Caselli viene inquisito per le gravissime bestemmie da lui pronunciate in diverse occasioni.
Il teste, Giannantonio Piro, afferma di aver udito da Vincenzo Lupo che, trovatosi quest'ultimo in Pedenollo in prossimità delle miniere di ferro, dopo un'imprecazione del Caselli il tempo mutò improvvisamente e fu vista nell'aria una coda di fuoco che esalava un grande fetore. Taddeo Robustelli gli riferì invece che, giocando a carte con il Caselli, dovette fuggire, temendo che la casa prendesse fuoco in seguito alle gravi bestemmie proferite.
Con sentenza dei commissari delle Tre Leghe, il Caselli fu privato dell'onore e dichiarato infame.
[1575] *** se facesse, ma viste che l si voltò e disse: Becco Chrispo, tu faresti peggio, se tu potessi! (2)
Interrogatus ut supra.
R. Andando in Pedenolo, il tempo si turbò grandemente, et in quello instante udite Balsarino Tartaglia che disse: Signative, messer Gioanni, che questa fortuna habbiamo per voi, che l Diavolo ve vol portar via!
Interrogatus super generalibus, recte respondit etc.
Nonus [testis]. (a) Die suprascripto.
Coram ut supra.
Dominus Joanne Antonio de Piro, testis citatus per suprascriptum servitorem etc., cui dato juramento prout supra juravit juribus etc. (b) Interrogatus.
R. Signor podestà, io sono in sicuranza seco.
Interrogatus qua de causa. (c)
R. Non posso sentare a suo juditio, né lui a mei, perché è conosciuto dalla Raggione. Pur non credo che, per nostre cose particolari, siamo mai venuti a male parolle, ma ben forsi per cosa della Comunità. Ma mi non mi ricordo che io gli habbi fatto iniuria a lui, né lui a me.
Interogatus super capitulo suprascripto.
R. Della cosa de Pedenolo io non so, perché non gli era, ma ben dirò che, secondo il detto de messer Vincenzo Lupo, essendo lui in Pedenolo per certa vena, (3) che alhora vene un turbello (4) di tempo et levò li sacchi da vena insieme ligati in aire, ben in alto, et che all'hora messer Gioanni si gettò in terra, si plegò nella cappa dicendo: Jesus! Et da lì un pezzetto, viddero una coda che parea (d) di fuoco, che andava in aria verso li Campazi, lasciando di drieto un gran puzo. Et questo ho inteso in casa mia, presente il signor podestà presente, et ser Vincenzo sudetto et molti altri.
Interrogatus si in aliquo loco ipsum audiverit blasfemasse.
R. Essendo gió in casa mia et in altri lochi che giocava, l'ho sentito biastemare, ma non so che biastema fosse, ma biasteme grandi, nominando Iddio, la Madonna et Santi, ma non mi racordo le parole precise.
Interrogatus si a nullo audiverit ipsum blasfemasse.
R. che: Alla presenza del signor podestà, in casa mia raggionando del biastemar che fa messer Giohani Casello, il signor Tadeo Robustello disse che, in casa de messer Bernardo de messer Baldesar, giocando esso messer Gioanni, disse molte biasteme, in fra le quali disse: Sia maladetto il bove et l'asino che non lo magnorno Chrispo, quando era nel presepio! Et per questo il signor Tadeo, temendosi che la casa si brusciasse per le grandi biasteme, si partì fori di casa.
Decimus [testis]. (e) Die suprascripto.
Coram ut supra.
Johannes Franciscus Albertus, testis citatus per suprascriptum servitorem etc., cui dato juramento ut supra, juravit in omnibus prout supra. Interrogatus si audiverit ipsum dominum Johannem Casellum blasfemare, quo loco, quibus verbis et a quibus personis audiverit ipsum blasfemasse.
R. Posso ben haver sentito blastemar così giocando esso messer Gioanni, ma non mi racordo de che biasteme fosse, né dove fosse. Ben è vero che ho sentito da altri che biastema assai Dio.
Undecimus. Die suprascripto.
Coram ut supra.
Gottardus Muggius, testis citatus per quendam (f) servitorem ut supra, cui dato juramento juravit in omnibus prout supra. Interrogatus prout supra.
R. Io non so dire altro, se non confirmare quella scrittura che mi havete letto su, et de più che non dis quella scrittura, anchora [che] essendo in Pedenolo, havea fatto somme 28 de vena, et così essendo ivi io con molti ***.
*** Et così stando, sentite messer Giohan Casello che disse: Se non e così, rifiuto Dio et voglio il diavolo per mio signore!
Interrogatus super generalibus, recte respondit.
*** Vigesimo primo. Anno et die suprascripto.
Coram ut supra.
Dominus Tadeus de Robustellis, testis citatus etc. Interrogatus ut supra.
R. Non mi riccordo che biastema lui habbi biastemato. Ben è vero che ho sentito messer Giohan Casello haver biastemato et lui et li altri, ma che sorte di biasteme sia, mi non lo so, né me n'aricordo.
Interrogatus super quadam speciali blasfema.
R. Ho ben udito dire da altri che uno biasfemò una volta: Maledetto sia l'asino et bove che non lo magnorno, quando era nel presepio! Ma non mi ricordo chi me l'habbi detto, né chi habbi fatto tal biastemma.
Interrogatus super generalibus, recte respondit etc.
Die suprascripto.
Coram ut supra.
Balsarinus Vasini Tartaglia de Pedenosso testis citatus etc. Interrogatus super suprascripto capitulo.
R. Mi confermi tutt quella scrittura che è lezù su, et oltra dentro nel forno in Frelle, (5) dicea: Dio tu postu (6) dar gió del cielo et scavezzarte le coste, et pregar che quella rota non vadi plù in torno. (7) Quel Signor Dio, tu facessi anchora plu se tu potessi. Tu men fas tanta, che tu non men potresti far plu! Et poi in Pedenolo dicea: In Dio Chrispo, traditor, ladro, morder, parzial, al dispetto ti farò questo!, mostrando le fiche et dicendo: Li judei non te hanno fatto assai. Se io fosse statto un de quelli, t'haveria fatto più. Che postu dar gió del ciel et scavezarte li brazzi et le gambe, traditor! Et despreggiare la Nostra Donna dicendo: Puttana, vaccha, stria, tu meritaressi esser brusiata! Et più altre villanie. Così anchora con li santi, più et più volte. Et così vene cativo tempo.
Anno suprascripto. Die mercurii 16 mensis martii.
Coram ut supra.
Ser Christoforus Muggius testis citatus etc., interrogatus prout supra.
R. Essendo una volta in casa de messer Zacharia, quando stava qua nel Plazin, (8) che messer Gioan Andrea Foliano, qual era là anchora lui, che disse: Che gran cosa de quello Casello! Biastema tanto Chrispo et la Madona, et che non sia mai castigato per quelle così grande blasfeme. Et [ho] aldito (9) anchora da messer Gioan Antonio Piro che dicea che detto messer Gioan dicea: Al dispetto tu Domnedio, che non mi hai mai fatto ben nessun! Tu faresti anchora peggio se tu potessi!
Interrogatus super aliis.
R. Ho anchora inteso da ser Battista de Bartolomeo de Botes che dicea, essendo in casa de messer Gioan Casello, che detto messer Gioan biastema Chrispo et Santi che gli venne una gran paura a detto ser Battista et molto se stremì. (10)
Interrogatus super generalibus, recte respondit etc.
Ego Romerius Grusinus filius ser Gervaxii, apostolice et imperiali authoritatibus notarius publicus Burmii etc., et in hac parte cancellarius predictorum dominorum pretoriis et offitialium suprascriptorum, 23 testium examinationi mandato dictorum dominorum interfui et suprascriptas 23 testificationes iussu ut supra notavi et scripsi et hic me per fide subscripsi premissorum subscripsi.
(a) Nell'originale: 9s
. Non puo trattarsi del giorno del mese, perché sotto, all'ordinale romano x (decimus)
, il giorno dell'interrogatorio risulta il medesimo.
(b) Sopra juribus
etc. è annotato: Qui se excusabat a depositione
.
(c) Sul margine sinistro.
(d) Nell'interlinea: che parea
.
(e) Nell'originale: x
.
(f) Soluzione incerta dell'abbreviazione q
.
(1) Frammento di processo senza data, ma collocabile nella primavera del 1575, come confermano i partiti di consiglio e la sentenza dei commissari delle Tre Leghe. Nella sorte invernale 1574-75 Giovanni Caselli era reggente con Gianfrancesco Alberti. Nel 1583 si aprirà tra i due un oneroso dissidio, che finirà davanti al giudizio dei commissari grigioni. Il Caselli morì assassinato nella primavera del 1584 (cf. in ACB, Quaterni consiliorum, sorte primaverile 1584, aprile 9).
(2) Il capitolo 35 degli Statuti penali prevedeva una sanzione pecuniaria per i bestemmiatori da pagarsi entro il giorno successivo alla denuncia. Gli inadempienti erano condannati a un giorno di berlina sulla pubblica piazza.
(3) Alpeggio a circa 2500 m, sulla sinistra orografica dell'Adda, dove si coltivavano da tempo immemorabile miniere di ferro (Longa 313). Si tratta dunque di una vena di ferro. Le tracce delle antiche miniere di Pedenöl non sono ancora del tutto cancellate. Negli Statuti: et sicut ipsum dorsum recte ferit [ad] saxum sub Pedenula (StCBorm, c. 196). I capitoli 219 e 220 sono dedicati alle vene di metallo scoperte nel territorio bormino.
(4) La voce è conosciuta. Sopravvive a Morignone nel ricordo di qualche anziano un sinonimo, turnèl de vént "vortice di vento, mulinello".
(5) Ci si riferisce al forno fusorio ubicato in val Fraele in località Presurazza. Nell'Inventario del 1553 è segnalato tra i beni del Comune il furnum de Frahele (Longa 310).
(6) Forma imperativale di seconda persona "Possa tu" con pronome enclitico agglutinato (Rohlfs 2, 148).
(7) Non è chiaro se il riferimento sia alla ruota idraulica che aziona il mantice del forno fusorio o ad altro. Il contesto del cielo, dal quale Dio dovrebbe precipitare, sembra alludere piuttosto al disco solare, secondo una diffusa rappresentazione mitica.
(8) Piccola piazza sul fronte ovest del Palazzo del Cortivo, anticamente chiamata plazinum bestiarum.
(9) Antico allotropo di udito, con evoluzione del nesso au-?al- (LEI 3, 2267-9).
(10) Borm. sc'tremìs "spaventarsi, intimorirsi" (Longa 250), valt., com. stremì "spaventare" (Monti 308).
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/bormio/documenti/SB027/