Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum fascicolo da 16 giugno 1608 9 11 14 15 ottobre 4 dicembre 1608
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- Persone
- Giacomina, detta la Santa o Gonella, figlia di Giovanni Malenco di Pedenosso
- Procedimento giudiziario
- Giacomina del fu Giovanni Malenco di Pedenosso contro Cristina e Caterina del fu Baldassarre Rini e la loro madre Margherita, per ingiuria (5 - 16 febbraio 1608; 15 giugno 1608; 9 ottobre - 4 dicembre 1608; 3 dicembre 1608)
Giacomina del fu Giovanni Malenco di Pedenosso (detta Gonella o la Santa) (1) querela, una prima volta nella primavera del 1608, Cristina del fu Baldassarre Rini che l'ha ingiuriata ripetutamente dicendole "strega", cacciandola dalla propria casa. Il Tribunale obbliga Cristina a ritrattare pubblicamente.
Nell'autunno dello stesso anno Giacomina querela di nuovo Cristina, la sorella Caterina e la loro madre Margherita detta la Balsera per la stessa ragione, aggiungendo inoltre che viene considerata dalle stesse come la causa della loro perdita del senno.
1608. Die 9 mensis octobris.
Coram magnifico domino potestate et dominis offitialibus in Pretorio existentibus, comparuit Jacobina filia quondam Johannis Malenchi de Pedenosso Communis Burmii et dedit per accusam qualiter Margarita dicta la Balsera, Cristina et Catherina sorores, eius Margarite filie: (a) Per tutto dove mi ritrovano, me dichono che son una stria.
Et superinde dedit sequritatem manutenendi dictam querelam secundum Statuta etc. et de se consignando ad omnem requisitionem offitii sub pena scutorum 200.
Sequritas pro ea fuit Franciscus Coloii de Gratiola de Combo, obligando omnia sua bona etc.
Testes: reverendus curatus de Pedenosso, (b) Vitalis Tampellus, (2) Johannes et Burmus, (c) dicti Vitalis filii, Tonius de Rino, Vasinus Zenone, Jacobus de la Squarza.
Die martis 11 octobris.
Primus testis fuit Vitalis Tampellus qui dixit: Mi ho sentito liberamente che le tosan (3) dela Balsera me hanno ditto che questa ha ditto avanti che la ditta Jacomina eser stata in casa sua et la gli haveva nosut (4) come una stria (d) et ano ditto che mi volevan tore (e) et che morirebbero su (5) in quello che la gli haveva nosuto, et che comanzavano andar fora de sentement, et che lo illustre signor conte l'haverebbe fatta menar fora, se non havesse temuto che non havesse havuto tanto che l'havesse potuto pagar le spese. (6)
Interogatus etc.
R. Mi non ho mai sentitto dir mal d'essa Jacomina, salvo da queste Balsere.
Item dixit che questo inverno, quando me veniva in casa Poloni de Borm de Rin, (f) quando andava fora de sentement, et me disse che doveva tor quelli (g) duoi stringhet, qual la dita Jacomina haveva (h) messi su la testa a una mia figliola qual era un puocho amalata, altrimente che la malatia cresseria a la detta putta. Li tolse giù et li brusò. Le Balsere, doppo che li stringhetti furno brusati, [dissero]: Vedete mó che li hanno tolti giù et abrusati!, che l'è segno che havevano sospetto. Et e guarita. Et la figliola non era agravata ch'havesse da star in letto avante né doppo, né mancho mi mai ho havuto tal sospetto. (i)
1608. Die 11 octobris.
Coram ut ante citatus comparuit reverendus curatus de Pedenosso et interogatus respondit che: Sendo in casa della Balsera, mi ho sentito che la Cristina figliola de la Balsera disse: Doppo che quella Jacomina me tocchò sul capo, sempre mi son sentita male et mi tengo che la sia stria. Et questo sarà circa tre settimane, perché mi era andato là serchando de farli far pase. Mi respose quella Cristina: Ho! habiamo anchora pategiato lo vino per farla la pase. L'è ben vera (7) anchora che questa malatia che ho l'è incominciata doppo che Maria de Poz, (8) quando passava da la parte dela sua casa Maria, pregò essa Christina che dovesse mangiar un cugiar o doi de spech (9) o polt (10) con lei, et essa Maria gli la portò in un cugiar, et doppo mangiata mai me son sentita bene, anzi comenzai a pigliar mal alla testa, al stomacho et andar fori de sentimento. Et sic iuravit pro constituto suo in caussa chi sia.
Super generalibus, recte respondit.
Eo die.
Citatus Vasinus Zenone et interogatus.
R. Saranno circha 8 giorni ch'andai a casa della Balsera per farli giù (11) serte capre, et in essa era la figliola Christina amalata, et aligandola (12) che dovesse tor su pase, essa rispose: Bisogno ben (13) tor su pase, ma me renchresse del me vestì, che la causa è statta questa Gonella su chigliò. (14)
I. Ch'era questa Gonella?
R. La Jacomina soprascritta a mio credere et non so altro, che mai ho sentito dir mal della detta Jacomina, et mi credo che ditta Jacomina disse: Mi non hai (15) mala cretta, ma se le potessi nosere, le noseria. Et doppo ditta tal parolla, ho pigliato presumtione contra essa per … era.
Super generalibus, [recte respondit]. Et sic juravit etc. de bun.
Eo die.
Citatus Jacobus de la Squarza testis datus ut ante et interogatus dixit: L'è la verità che le dette donne, de questa primavera in za, ho sentito dette donne dar de la stria alla soprascritta Jacomina. Et son parente de dette Balsere in quarto grado. Et juravit etc.
1608. Die veneris 14 octobris.
Coram ut ante citate comparuerunt antedicte sorores et dederunt sequritatem manutenendi pacem etc. stando juri et judicato solvendo si erraverint cum dicta Jacomina. Fidejussor fuit ser Andreas Vitalinus de Burmio obligando etc. et super imputatione data et querella sic dixerunt uno ore: Noi non sapiamo d'haver detto cosa alcuna contra dicta Jacomina, et [se] per sorte havessimo detto qualche cosa, se dii la imputatione alle nostre infirmitadi, et maxime che andiamo fuori de sentimento prout manifestum est.
Eo die.
Coram magnifico domino potestate et domino comite officiale citatus Tonius del Rino testis datus.
Interogatus dixit: Queste due sorelle sono mie germane et Jacomina è figliola de un mio cosin.
Interogatus.
Respondit: Mi ho sentito che Jacomina mi ha ditto: Sin van digent dela stria. (16) Et mi non ho sentito da nisun, salvo dala madre della ditta Jacomina, che se doleva che ditte Balsere vanno digendo che mia figliola Jacomina è una stria. Et piangeva che la sua figliola diceva: Se non ho aiutto da qualchedun, mi son disperata, che non posso diffender l'honor mio. Et mai ho sentuto dir da nisun altra contra l'honor de detta Jacomina, salvo dalle soprascritte Balsere, che se dolevano sendo inferme. Et juravit etc.
1608. Die 15 octobris.
Coram ut ante citatus Bernardus filius Vitalis Tampello testis datus ut ante et interogatus respondit: Mi non so altro, salvo che quelle donne hanno detto con mi che la ditta Jacomina è una stria. Et juravit etc.
Super generalibus, recte respondit.
Eo die.
Citatus Ioannes Vitalis Tampello, qui dixit: Mi non so altro, salvo che Cristina ha detto: Se il signor conte havesse saputo che Jacomina havesse hauto tanto del suo, (17) l'haverebbe ben fatta menar fora, ma perché dubitava che l Comun pattisse, l'à lasciata star. Et juravit etc.
1608. Die 4 mensis decembris.
Per magnificum consilium etc. ordinatum fuit quod Margarita dicta la Balsera (l) de Pedenosso cum filiabus suis, videlicet Christina et Catharina sorores, sint condemnate in libris 10 pro singula earum et ulterius teneantur in carceribus Communis per dies tres continuis a pan et aqua, et revochare etc. vel manutenere etc.
1608. Die 5 decembris.
Predicte Christina et Catharina sorores citate comparuerunt in Pallatio Communis coram magnifico domino potestate et domino Rodomonto offitiali, et de mandato etc. lecta fuit suprascripta sententia etc., in exequtione cuius sententie, suprascripte sorores sic dixerunt: Noi la lasciamo per femena da ben et unomet (18) actu fuerunt dicte due sorores conducte in carceribus Communis videlicet in stupheta (19) et in fino relaxate sorore[s] libere etc. reservata condemnatione.
(a) Nell'originale: filiarum
.
(b) Segue cancellato: Tonius Todeschus
.
(c) Cancellato: Burmus
.
(d) Cancellato: una stria
.
(e) Nell'interlinea: et ano ditto che mi volevan tore
, nel senso di quanto viene specificato sotto: prendere su e portare a Bormio davanti al tribunale.
(f) Segue cancellato: disse che la detta Giacomina
.
(g) Segue cancellato: donzena de
"dozzina di".
(h) Segue cancellato: dato
.
(i) Segue cancellato: Anzi è meglio [di quanto…]
.
(l) Cancellato: Margarita dicta la Balsera
.
(1) Nei verbali di consiglio della sorte primaverile 1622, in data 29 marzo si cita un "Tonius, dictus Gonellinus, quondam Joannini Ponchini de Pedenosso". Giacomina sposò Antonio Illini di Molina, detto il Sant o il Seint, in seconde nozze. Soprannominata la Santa, spesso citata come malefica nelle inchieste per stregoneria dal 1630.
(2) Per il soprannome Tampellus cf. nota 6.
(3) Plurale di tosa di tipo lombardo (Rohlfs 2, 41-2). Non è stato produttivo a Bormio.
(4) Il participio nosut
riproduce l'it. nociuto.
(5) "Sosterrebbero a costo della morte".
(6) Interessante considerazione di natura economica.
(7) Dial. l'é (bén) véira "è vero", con la terminazione in -a di marcatura avverbiale, l'é mìga véira "non è vero" (Longa 269).
(8) Maria de Poz sarà giustiziata come strega nella caccia del 1630.
(9) Dial. (Valdidentro) sc'péch "speciale mangiare di magro per l'antivigilia di Natale, usato a Pedenosso: è una panata di latte e riso cotta nella pignatta e condita con lardo e formaggio" (Longa 243-4), posch. spéch "pappa per bambini fatta di farina e cotta con burro e acqua" (Monti 291), dal ted. Speck "lardo".
(10) Dial. (Santa Maria Maddalena) pólt "minestra di farina di segale cotta nel siero grasso di latte di capra" (Longa 203). Dal lat. puls, pultis "vivanda di farina bianca o di fava" (REW 6836). Posch. polt "polenta di crema e farina", com. polt "polta di farina di castagne secche, cotta in acqua senza sale, tenera come pappa", andà in polt "spappolarsi" (Monti 195).
(11) "Per mettere la carne sotto sale, in modo di conservarla".
(12) Il verbo aligar non si è conservato. Potrebbe corrispondere all'it. ant. allegare nell'accezione presente in vari dialetti antichi di "argomentare, ragionare, portare ragioni in proprio favore; citare, riferire" (DEI 1, 128), dal lat. allegare "deputare, produrre un testimone a discarico" (REW 356a; LEI 2, 98-9).
(13) Costruzione personale di bisognare (Longa 30; Rohlfs 1, 450; DEI 4, 2457; cf. SB038).
(14) La variante chigliò comincia soltanto a partire da Tola in Valdisotto. Al di sopra abbiamo chiglià (ora a Bormio chi, in Valfurva c(h)ià, in Valdidentro chigliè, a Semogo chiè, Longa 108 e 349).
(15) Si tratta probabilmente dell'imperfetto, in dial. attuale mi ài (mi g'ài) mìga, in cotrapposizione al presente mi éi "io ho", da un più antico aio (Longa 343).
(16) "Vanno in giro dandoti della strega". La formula digend rappresenta una delle ultime sopravvivenze di gerundio. Altrove si ha la variante in -ando, come nell'anno 1563: digandogli poi ancora; 1568: digando a detto Abondio; 1574: digando che volea piedezar [= far causa] (Rini 23; cf. Rohlfs 2, 364-5).
(17) Cioè: "avesse a sufficienza per pagarsi le spese di processo", senza gravare sul denaro pubblico.
(18) "Con atto unico". La particella enclitica -met è ripresa analogicamente da ipsomet (cf. SB036 e SB038).
(19) La sc'tuéta significa "la stanza piccola" e si oppone alla stuffa maior, stupha magna o estuarim magnum.
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/bormio/documenti/SB099/