Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum fogli staccati 1 luglio 1633

Persone
Balserino Pradella di Semogo
Procedimento giudiziario
Inchiesta su Balserino Pradella di Semogo, per stregoneria (16 novembre 1630 - giugno 1632; 29 - 31 gennaio 1633; 12 gennaio 1633; 12 dicembre 1633 - 11 gennaio 1634; 1 luglio 1633; 15 luglio - 25 agosto 1633; 28 novembre 1758)

Denunciato come correo dalle Chierighe, da Giacomo Franceschina, da Malgherta Pradella e, più tardi, da altri imputati di stregoneria, Balserino, fratello di Domenica Castelera, ha preferito fuggire piuttosto che rischiare la vita davanti a un Tribunale che aspettava soltanto di formalizzare la sentenza di morte. Dall'incartamento che lo riguarda appare anche la contumacia di Cristina del Sartor e delle sorelle Marta e Mighina Trameri.

La sua vicenda processuale è affiancata a quella della sorella nella parte che è finita davanti ai Tribunali ecclesiastici.

Nel 1633 richiese un salvacondotto per difendersi dalle accuse, ormai sicuro di scampare all'eccidio, dopo che da Como erano giunti pareri in contrasto con quelli dei giudici bormini.

1633.

Exemplum litterarum in causa maleficiorum ab episcopo. 1633.

Copia 1633. Processi richiamati a Roma.

Illustri signori,

per uscire una volta, che per così longo tempo s'è havuto, per occasione delle cause delle pretese streghe, diedi minuto conto alla Sacra Congregatione del Santo Ufficio in Roma di tutto ciò che passava, la quale, sino dal mese di marzo, m'ordinò che io li mandassi li processi intieri fatti dalla Signorie Vostre contra Dominica Pradella et Baldesar, suo fratello, et la medesima Sacra Congregatione con lettera del 17 maggio mi scrive come segue.

S'è rifferito il contenuto del processo fatto dalli giudici laici di Bormio contro Dominica di Pradella, rimessa in cotesta curia episcopale, et Baldesar, fratello dell'istessa in contumacia della medesima corte seculare et constituiti in cotesta sua episcopale, inquisiti de pretesi maleficii. Et vedutosi che la detta Domenica, havendo sostenuto la tortura anche ripetuta, ha purgato abondantemente l'inditii contra di sé ressultanti, e che la nominatione d'Appolonia di Pradella et di Menghina de Vasino contro di Baldesar non constituiscono inditio urgente per il quale si sia potuto procedere contro di lui in contumacia, et molto meno si possa hora venire ad atto rigoroso, atteso che più frequentemente si tiene che le malefiche si trovino nelli asserti balli con il demonio per allusione, più tosto che corporalmente, per il che le confessioni delle malefiche non concludano contra li nominati da loro, et questi eminentissimi miei signori hanno giudicato che le Vostre Signorie debba[no] rilassare l'uno et l'altro liberamente, e procurare di rendere capaci li ministri dell'università di Bormio. Il che etc. Onde, per sodisfare in questo al comandamento della Sacra Congregatione, ho voluto darne parte alle Signorie Vostre perché intendano ciò che è seguito, o della lettera medesima negano il modo col quale si deve procedere in queste cause, e l'obbligatione ch'anno di riportarsi al prudente giudicio della Sacra Congregatione, come mi prometto che faranno et ne avisaranno me, acciò ne le possa dare pieno ragguaglio, che è quanto m'occorre dire, mentre per fine l'auguro da Dio vera felicità.

Di Como il primo di luglio 1633.

Delle Vostre Signorie Illustri

Illustrissimo per servirle sempre

L[azzaro Carafino], vescovo di Como.