Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum sorte invernale 1630-31 2 3 5 14 16 dicembre 1630
- Persone
- Marta Berbenni di Pedenosso, detta Sciagona
- Procedimento giudiziario
- Inchiesta su Marta Berbenni di Pedenosso, detta Sciagona, per stregoneria (2 - 16 dicembre 1630)
Denunciata come correa da molti altri indiziati di stregoneria, e ritenendo ormai i giudici sufficiente tale accusa per avviare il processo, l'escussione dei testi diventa molto più celere, in quanto si riteneva che non fossero ormai più necessaarie ulteriori prove o testimonianze. Si cerca soltanto la conferma dei delitti da parte degli imputati, attraverso la confessione estorta loro di bocca sotto tortura. Marta confessa ai giudici di avere iniziato ai riti stregoneschi il figlio Balserino.
Anno 1630. Die lune secundo mensis decembris.
Processus inquisitionis formatus a magnifico concilio Burmii, interveniente admodum illustre domino vicario foraneo domino Simone Murchio, Burmii archipresbitero, tamquam simplici assistente in causa heresis (a) concernente tantum et non alias, contra Martham, quondam Balsarini Berbenni de Semogo, maleficam denunciatam a Dominica, dicta la Chieriga, quondam Vasini Trameri, malefica et rea convicta ut in processu penes me Sermundum cancellarium, atque a Iacobo de Franceschina de Semogo, que incarcerata fuit die ***.
Die antescripta secunda mensis decembris.
Coram magnifico concilio antescripto constituta fuit dicta Martha Balsarini Berbenni, uxor Nicolai de Scalotta.
Et interrogata se sa la causa per la quale è fatta pregione.
R. E, Figliolo de Dio, mi non sei nota. (1)
Sibi dicto: Voi sete accusata per stregha, et perciò confessate (b) la verità!
R. E, i miei signori, mi non sono in tal causa. Né nisuno me hanno insegnato, né mai feci mal a persona alcuna.
Ei dicto: Non se vi dimanda, per hora, del mal che havete fatto, ma siben che dite la verità da chi imparaste tal arte.
R. Non ho imparato tal cosa da persona alcuna.
Et factis ei super hoc aliis interrogationibus.
R. negative.
Dettogli: Come potete negare, se vi sono delle persone che vi accusano in questo?
R. Fattele un poco venir alla mia presentia.
Et sic, de ordine magnifici concilii, introducti fuerunt, et primo dictus Iacobus ut confrontentur. Quod factum est. Et cum se conspexissent, dicto ei Marthe: Conoscete questo homo?
R. L'é Giacomo de Franceschina.
Et ei Iacobo dicto: Conoscete questa donna?
R. Signor, sì, che la conosco, che l'é stata due volte, o forsi più, su in Pratorro al ballo.
Cui Iacobo dicta Martha respondit: Tu menti per la gola!
Iacobus illi respondit: Non mento, ma dico la verità. Ditela ancora voi, et convertitevi a Dio.
Et postea fuit remotus et conductus ad suum carcerem.
Postmodum introducta fuit suprascripta Dominica Chieriga.
Que interrogata se conosce detta Martha.
R. Signor, sì, che la conosci. Et è Martholina della Sciagona.
Interrogata se l'ha conosciuta nella sua scola delle streghe.
R. Signor, sì. Più volte è venuta meco in Verva et altrove, dove andava ancora io al ballo.
Cui Dominice, dicta Martha contradixit, dicens: Tu menti per la gola! Non son stata teco, né con altri in tal attione. Dimi: Dove m'hai vista?
Respondit Dominica: Sì, che te ho vista, tutte le volte che andava al ballo. Non è forse la verità? Converteti ancora tu.
Et cum dicta Martha respondisset in eisdem verbis, dicta Dominica fuit ducta ad locum tormentorum ex ordine concilii ut lighetur ad torturam. Que fuit ligata.
Et interrogata che vogli dir la verità.
R. Non mi posso far cattiva, se son bona.
Postea fuit ordinatum quod elevetur per funem. Quod factum est. Cum esset in tortura per quadrantem hore, cepit clamare: Lasciatemi giù, che dirò la verità.
Et sic deposita fuit, et interrogata che dica chi le habbi insegnato tal arte.
R. Essendo già molti anni sono in compagnia di Margarita, madre di Toni di Gioan di Pedretto Batlana (2) di Semogo in strada su alle Arsure, la detta Margarita fece un redondello (3) in terra, poi fece una croce di legno, la pose in terra et mi fece sentar sopra, faccendomi refutar Iddio et la Beata Vergine Maria, et chiamar il diavolo per mio patrone.
I. se fu condotta al ballo.
R. La prima giobbia doppo seguente, con la sudetta Malgherta, madre di Toni di Gioan de Pedrett, Domenica Chieriga et Giacom di Franceschina in Pratorro al ballo.
Interogata delle altre compagne.
R. Non fussemo altri che noi tre.
Et cum fuisset in tortura per horam, deposita fuit et ducta ad solitum carcerem, animo.
Die martis 3 mensis decembris.
Constituta dicta Martha Berbenni coram predicto concilio.
Et interogata se si è raccordata delle altre compagne, le vogli confessare.
R. Son disposta dir la verità e confessarme.
Et dettogli che dica la verità.
R. La verità è che mi [non] son stria. Quel che ho detto è stato per forza di tormento et haverò ancora detto d'avantagio.
Extunc fuit ordinatum quod dicta Martha suis vestimentis expolietur, et aliis induta supponatur tormento vigilie. Quod factum est. Et postquam fuerit in tormento per horas sex, cum dominis iudicibus visum fuerit ipsam propter seniorem etatem sustinere non posse tormentum, ipsa semper persistente in negativa, deposita fuit et ducta ad solitum carcerem, animo.
Die iovis 5 mensis decembris.
Postquam dicta Martha de ordine magnifici concilii fuit capillis et pilis eius vite abrasa, ut sic supponatur tormentis ad effectum veritatis habende, fuit interogata et monita ut velit veritatem fateri et non permittat amplius se torqueri.
R. Voglio dir la verità in nome di Dio. È vero, come ho detto un'altra volta, che essendo io giovene, Margarita, madre di Tonio di Gioan de Pedrett, essendo su alle Arsure in strada, me insegnò tal arte. Fece prima una croce in terra, non so se di legno o con la mano, mi fece zappar sopra, poi mi fece refudar Iddio, la Madona et i Santi et chiamar il diavolo per patrone. Poi mi diede un poco di onguento e mi condusse la notte al ballo su in Pratorro, dove, andata, adorai il demonio, dal quale fui acarezata molto, et hebbe mia compagnia. et poi continuata l'istesso in altri lochi più volte al ballo.
I. che dica le compagne.
R. Non ho conosciuto altre che le Chierighe, madre et figliola, Giacomina del Valar, Martha di Urbanino et Iacomina di Pradella, né altri ho conosciuto.
I. che cosa facesse del santissimo Sacramento, quando si comunicava, et Comunichino che riceveva.
R. Lo pigliava in bocca.
Dettogli: Ve ne havete mai levato alcuno di bocca?
R. Signor, no, che lo inviavo giù. (4) Vero che, nel inviarlo giù, pareva che mi causasse brusore.
Postmodum fuit ad solitum carcerem ducta, animo.
Die sabbati 14 mensis decembris.
Constituta dicta Martha coram magnifico concilio, interogata et monita che ne ha pensato di confessare l'altre compagne.
R. Ho conosciuto Giacom di Franceschina, Malgherita del Ponti et Abondio del Sertor.
I. che dica se ha maleficiato qualche creature o bestiammi.
R. Ho maleficiato una vacha a quei di Ponchino, né altro male ho fatto.
I. se levò dai cimiterii creature.
R. Ho levato dal cimitero di Santo Abondio tre creature, de quali una di Francesco di Vidal, delle quali ne feci onguento, del quale ne adoperai ha far cader una lavina in Valaccia, et maleficiato quella vacha. Altro mal non ho fatto.
Nec fuit ulterius interogata, et ad solitum carcerem ducta, animo [prosequendi].
Die lune 16 mensis decembris.
Constituta fuit antescripta Martha in loco tormentorum pro finali constitutione, et monita che averti bene a dir la verità, se si raccorda di più di quello ha deposto, in particolare se essa habbi levato da cimiterii qualche creature.
R. Una sola, come ho detto.
Dettogli se essa l'habbi maleficiata quella creatura.
R. Non ne ho fatto morire se non una delle creature, qual fu di Gioan di Pradella, et era circa di mezo anno, et fu in Dosdé, (c) che entrai per una finestra e la toccai con un poco di quel'unguento, che poi doppo alcuni giorni morì.
I. che cosa facesse di quella creatura che levò dal cimiterio.
R. Toglieva di questa carne et ossi, mesciava con un poco di scochi (d) et ne faccevi seccare, et faceva l'onguento.
Interrogata a dir la verità, se ha maleficiato altre creature et quelle fatte morire. Essendo che haveva essa esercitata tal arte, non è verisimile che non habbi fatto maggior male.
Et cum nollet fateri, fuit elevata per funem. Et clamans: Lasciatemi giù, che voglio dir tutta la verità.
Et sic deposita fuit et interogata.
R. Ho di più maleficiato una creatura di Bormo di Bormet di Toni di Breno, una di Gotardo di Gioan da Poz et quella di Francesco di Vidal di Francesco. Di più ho fatto morire una vacha a Gotardo di Chau.
Interogata et monita a dir la verità, a qual persona habbi insegnato tal cattiva arte.
R. A nisun altro che al mio figliolo Balserino di Scalotta.
I. se mai ella si trasformò in alcun animale.
R. Una volta mi feci in gatto, per andar a cercare da magnare.
Et cum ab ea nil aliud habere posset, denuo elevata est per funem. Et recensendo (e) ei omnia predicta per eam ut supra deposita, ea omnia confirmavit et approbavit esse vera. Quibus stantibus, deposita fuit a tormento, et ad solitum carcerem ducta, animo prosequendi ad sententiam etc.
I. dove habbi riposto l'onguento che adoperava.
R. In un muro appresso l'aqua in Spineda.
Di più aggionge che si fece una volta in forma di lupo, (5) entrò nelle pecore e magnava di quella carne cruda. (f)
(a) Nell'originale: heresim.
(b) Nell'originale: confessata.
(c) Nell'originale: Dos Dé.
(d) Lettura incerta. Forse: schochia "siero", borm. ant. sc'còcia, tart. scòcia "scotta, il residuo del siero dopo aver ricavata la mascarpa o il fiurìi, l'ultimo residuo del latte" (DVT 1062), dal lat. excŏcta "siero" (REW e REWS 2977; DEI 5,3422; HR 2,744).
(e) Lettura incerta. Il senso sarebbe quello di "passare in rassegna a uno a uno".
(f) Lettura incerta.
(1) Borm. ant. mi nu séi nóta "io non so nulla". L'intercalare è isolato e non si riscontra altrove.
(2) Cognome scomparso, che deriva da un antico professionale, il battilano "vergheggiatore, cardatore di lana" (DEI 1,464), nel 1336 a Piacenza battilana; sic. battilana "cardo, Silybum marianum". Anno 1510: Iohannes dictus Batlana de Semogo promisit et securitatem fecit; 1527: fideiussor fuit pro Tonio Batlane de Semogo (QSec); 1649: Gioanni quondam Bernardin Batlana; 1650: Ioannes filius quondam Bernardini Batlane de Fumerogo; 1650: io ne avisai Lorenzo Batlana, antiano de homini; 1664: Memoria di quanto la vicinanza di Fumarogo à asignato di scoder [= riscuotere] a G(i)oan Batlana a nome della giesa; 1666: esso Battilana, sotratta tal catena… Gioanni Batlana; 1671: mezzo sciugacapo [= fazzoletto da testa] della Batlanina; 1706: inde presentavit Bernardus Batilana constitutus (QInq).
(3) Borm. redondel "piccolo cerchio", piatt. ant. anche rodondèl, da redónt "rotondo" (Longa 209). Il cerchio è considerato un segno magico. Tracciandolo per terra si ritiene di stabilire all'interno della sua circonferenza un contatto tra il mondo visibile e quello invisibile.
(4) Formulazione antica dell'attuale borm. inguidàr (i)ó, guidàr (i)ó "inghiottire, deglutire" (Longa 91), furv. gudàr ó, che ne rivela l'etimologia da *(in)viāre "porre sul percorso", denom. da vĭa "strada" (REW e REWS 9295), riconducendo la voce al tipo valt. uià sgiù "deglutire", propriamente "mandare giù, far scorrere verso il basso"; tiran. 'nguiàa giù "inghiottire; masticare amaro", 'nguiàa giù salìua "avere l'acquolina in bocca" (Pola-Tozzi 68), formazione intermedia, nella quale non è avvenuta l'epentesi della d. Il raccostamento a guidàr "guidare" è perciò da considerarsi secondario.
(5) Di una metamorfosi in lupo tratta il foglio sparso, senza datazione né altre indicazioni utili a una sicura attribuzione.
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/bormio/documenti/SB157/