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Raimundi Monteclarensis archipresbiteri sententia

<1148 febbraio 12>.

Nella controversia tra il monastero di S. Gervasio <e S. Protasio al Mella> , da una parte, e il monastero di S. Giulia dall'altra, relativa al possesso della chiesa di S. Pietro di Solato, Raimondo, arciprete <della pieve di S. Pancrazio> di Montichiari, delegato dal papa <Eugenio III> , sulla base della documentazione e delle testimonianze prodotte pronuncia una sentenza favorevole all'anzidetta badessa.

Minuta, ASBs, ASC, Codice Diplomatico Bresciano, busta 7, perg. CXLIII [M]. Regesto Astezati, pp. 63, 655 (alla data 1148 febbraio 12) Nel verso, di mano del sec. XIII: Car(ta) ecclesie de Solato de Valcamonica, parzialmente coperta da striscia cartacea incollata alla pergamena; di mano del sec. XV-XVI: Sententia in favore monasteri pro ecclesia Sancti Petri de | Solato; altre annotazioni di epoca moderna, fra cui segnatura Astezati: H fil 1 n. 6; segnatura novecentesca a matita.

Cf. GRADONICUS, Pontificum Brixianorum series, p. 89; BERTOLINI, PANAZZA, Arte in Val Camonica, III, p. 488; ARCHETTI, Singulariter in heremo vivere, p. 101.

La pergamena, pur accusando una leggera usura lungo le antiche piegature, qualche modesta rosicatura e alcune macchie di umidità, si presenta complessivamente in buono stato di conservazione. Nel quarto inferiore compaiono due fori di filza.
La comparazione delle grafie - sebbene qui la scrittura appaia meno sorvegliata in alcuni tratti - consente di attribuire con certezza la redazione della minuta al notaio Gualterius, del quale peraltro ci è noto solamente un breve finis et refutationis del 1149 marzo 14, mediante il quale Manfredo de Lavellolongo e il figlio Gualperto rinunziano a ogni diritto di patronato e di avvocazia che avevano tenuto o potevano rivendicare sulla chiesa di S. Desiderio di Brescia; la refuta, veniva perfezionata alla presenza, oltre che del vescovo Manfredo, proprio di Raimondo, arciprete di Montichiari - che a Manfredo succederà sul soglio vescovile bresciano (ASBs, ASC, Codice Diplomatico Bresciano, busta 6, perg. XCV; edito in: D. VECCHIO, La chiesa di San Desiderio, pp. 28-9). La sentenza, priva di data e di altri elementi di convalidazione, va giudicata sul piano della traditio come una scrittura predisposta in funzione del mundum; che il passaggio all'originale sia poi effettivamente avvenuto, sembra essere confermato da Astezati: nell'Indice sono registrati con un unico regesto - alla data 1148 febbraio 12 e alle segnature B fil. 1 quint. 1 n. 1 e H fil. 1 n. 6 -, due documenti relativi a una sentenza circa una controversia tra i monasteri di S. Giulia e quello di S. Gervasio a proposito della chiesa di S. Pietro in Solato, attribuendo la radazione di entrambi al notaio Gualterio (cf. Indice, p. 655).
All'inizio del XII secolo - secondo Guerrini prima del 1107, mentre Malvezzi propone la data del 1109, in ogni caso prima del 1115 febbraio 9 poiché a questa data compare tra le badie affiliate a Vallombrosa in un privilegio concesso all'ordine da papa Pasquale II (cf. PFLUGK-HARTTUNG, Acta pontificia inedita, II, n. 253, pp. 209-10) -, durante l'episcopato di Arimanno, fu fondato nei pressi della città, forse su iniziativa dello stesso vescovo, il monastero vallombrosano di S. Gervasio e Protasio. Il presule, con l'intento di costituire il patrimonio fondiario della nuova fondazione, ottenne la donazione o, forse meglio, impose la confisca di alcuni beni marginali appartenenti al patrimonio dei più ricchi monasteri bresciani, tra cui S. Giulia. Fu, probabilmente, questa disposizione a gettare le basi per il contenzioso che alcuni decenni più tardi sorse tra i due monasteri circa il possesso della chiesa di S. Pietro in Solato. Nonostante il pronunciamento di Raimondo in favore di S. Giulia, la questione dovette presumibilmente protrarsi ancora per qualche tempo e fu risolta soltanto alcuni mesi più tardi, l'8 settembre, da papa Eugenio III, il quale confermava alla badessa Richelda il possesso delle chiese di S. Pietro in Solato e S. Giulia di Pian Camuno (cf. doc. n. 140). In seguito, altre conferme si troveranno nei privilegi di Lucio III del 1184 agosto 17 (cf. KEHR, Italia Pontificia, VI, 1, n. 27; ASBs, ASC, Codice Diplomatico Bresciano, busta 7, perg. CXIX) e Innocenzo IV del 1251 settembre 21 (ASBs, Monastero di S. Giulia, busta 2, perg. 33), tanto che in una investitura del 1249 aprile 30 la chiesa di S. Pietro in Solato è definita come pertinente ad ius et proprietatem, pleno iure, ad dictum monasterium Sancte Iulie (ASMi, AD, pergg., cart. 85, fasc. 40d).

In nomine domini nostri Iesu Christi amen. Ego R(aimundus), Monteclarensis archipresbiter (1), a summo pontifice delegatus, negotium quod vertebatur inter mon(asterium) Sancti Gervasii et mon(asterium) Sanctę Iulię de ecclesia Sancti Petri de Solato cognoscendum terminandumque suscepi quod sumati(m) et paucis dispono (a) perstringere; abas Sancti Gervasii, credens se predictę ęcclesię possessorem, petiit ut sibi quiete liceat possidere vel ut expulsus restituatur; ad cuius rei probationem affert instrumenta, in altero (2) quorum continetur episcopum Brixiensem, infra .XX. annos (b) retro co(m)putandos, predictam ęcclesiam monasterii Sancti Gervasii perpetuo possidendam, salva omni obedientia et canonica reverentia plebi Rauni, et tribus sol(idis) solvendis episcopo suisque successoribus singulis annis nomine pensionis (c), locasse; in reliquo significat(ur) apostolicum In(nocentium) (3) eandem ecclesiam, quemadmodum Brixiensis (d) episcopus canonice concesserat, predicto monasterio confirmasse. Producit etiam testes quibus probare nititur predictum (e) episcopum et plebem deinde suum monasterium predictam ecclesiam possedisse, quorum quidam aiunt predictam ecclesiam plebi Rauni subiectionem fecisse et multis vicibus presbitero Oberto, in Solate morante, canonicam obedientiam persolvisse et eidem etiam interdictam missam per episcopum, ut dicebatur, restitutam fuisse. Quidam vero dicunt abatem predictę ęcclesię in possessionem (f) per nuncios episcopi ductum fuisse et se vidisse predictum abatem, deinde suos conversos, per tres ebdomadas (g), alii per plures, alii per pauciores, ibi habitasse, et dicunt presbiteri O(berti) nepotem, in ęcclesia de Solate morantem, abati professionem fecisse et ad quosdam ordines per abatem provectum fuisse; his et aliis allegationibus pluribus predictus abas se possedisse asserit.
§ Econtra vero abbatissa neque quietem permittere neque possessionem restituere se debere contendit. Producit namque instrumentum (4), quo significatur (h) nepotem Desiderii, ducem gentis Longobardorum, obtulisse (i) ecclesie Sanctę Iulię condomas et massarios, .XV. viros ac mulieres parentes ac liberos cum omnibus suis possessionibus, de quicquid invenitur esse in Solate; profert etiam testes quosdam dicentes se vidisse quendam capitaneum episcopi et vassallum Sanctę Iulię possidere predictam ęcclesiam, faciendo investituras sacerdotibus et pluribus et clericis aliis post alios et postea ipsi presbitero O(berto), et auferendo de ęcclesia quod volebat, et illum in ipsam acceptionem dicere quod bene posset hoc facere quod suum feodum esset ex parte Sanctę Iulię, et illos et alios dicentes (j) se audisse a sacerdotibus et clericis, postremo etiam ab ipso O(berto) sacerdote, in vita et etiam in mortis articulo cum penitentiam acciperet, confitente quod ingressi per capitaneum (k) possedissent, et alium testem dicentem se exegisse bannum tribus vicibus a presbitero O(berto) pro suis offensionibus, nomine dominorum. Producit etiam successorem capitanei testificantem se audisse ab avo suo capitaneo et a suis antecessoribus predictam ecclesiam ab eo fuisse acquisitam per feodum ex parte Sanctę (l) Iulię, et illum et illos et se ita possedisse. His et aliis allegationibus motus, cum nec vestigia plurium habitationum quam sint datę ęcclesie Sanctę Iulię in Solato appareant, cu(m)que affirmatione (m) testium officiales predictę ęcclesię, deinde presbiterum O(bertum), ex cuius factis precipue adversa pars suam possessionem corroborare contendit (n), per capitaneos precedentem et successores tenuisse ipsos etiam vassallos episcopi ab ęcclesia Sanctę Iulię per feodum possedisse appareat, mon(asterium) Sanctę Iulię prefatę ęcclesię possessionem primitus habuisse et vel non perdidisse vel perditam restituendam esse presumens predictam abbatissam ******* talibus assertionibus munitam a petitionibus abatis absolvo.


(a) dis- corr. su altre lettere, come pare.
(b) -o- corr. su i.
(c) La prima n corr. da i.
(d) -is nell'interlineo.
(e) -d- corr. su i.
(f) La terza s corr. su n.
(g) -o- corr. su e, come pare.
(h) M sig(ni)cat(ur).
(i) Segue c(on)do depennato.
(j) La seconda i corr. su o.
(k) Segue p(er) capitaneu(m) erroneamente ripetuto e depennato.
(l) S(an)c(t)ę nell'interlineo.
(m) Su -e segno abbr. (trattino orizzontale) depennato.
(n) contendit da contendunt, mendiante depennamento del segno abbr. per n su u, correzione di it su u ed espunzione della t finale.

(1) Raimondo arciprete di Montichiari intorno al 1148-1149 e vescovo di Brescia dal 1153 al 1173: SAVIO, Brescia, pp. 229-33; cf. anche GAMS, p. 780.
(2) Non si è reperito il doc. relativo; il riferimento cronologico porterebbe a Villano, vescovo di Brescia dal 1116 al 1132: SAVIO, Brescia, pp. 224-26; cf. anche GAMS, p. 780.
(3) Innocenzo II; non si è reperito il doc. relativo.
(4) Il riferimento potrebbe forse andare alla cartula donationis (deperdita) fatta redigere dal chierico Arichi, nipote di Desiderio, ricordata nel praeceptum concesso da Adelchi al monastero di S. Salvatore nel 766 marzo 3 (cf. doc. n. 13).

Edizione a cura di Gianmarco Cossandi
Codifica a cura di Gianmarco Cossandi

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