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<Breve> investiture
1173 gennaio 9, Brescia.
Raimondo, vescovo di Brescia, investe Alberto <de Cenatho> , abate del monastero di S. Pietro in Monte, di tutti i diritti spettanti all'episcopato nella sors che Giovanni de Calapino <de Lavellolongo> ha dato al monastero in Serle e di tutta la decima sui novalia dello stesso monastero.
Originale, ASVat, FV, I, 2667 (SPM, 66); cf. tav. 12 [A]. Inserto con interpolazioni in doc. del 1256 agosto 19, ivi, FV, I, 3122 (SPM, 521) [B]. Regesto, ASVat, FV, II, Registro 95, c. 3r, da A [R].
Nel verso di A, di due mani coeve: Carta novalium, C(arta) de Serlis de decima et de novalibus que fiu[n]t (così) supra terr[am] monaster[ii]; di mano forse del sec. XIV: De Serlis; segnatura del sec. XVI: 8 (corr. da 9), 1173 9 ianuarii. Nel verso di B, di mano che pare coeva alla copia: Carte novalis (-l- corr. su c); altre annotazioni tarde, tra cui segnatura del sec. XVI: 125, 1256 12 augusti (il millesimo è mutuato da annotazione di poco anteriore; una mano più tarda depenna 12, sostituendolo con 19). In R la segnatura N. 8, posta al termine del dettato, presenta il numero corretto da 9; nella medesima carta del Registro il regesto è iterato (con segnatura N° X) e depennato.
Facsimile: SETTIA, Il territorio, p. 16.
Trascrizione: GUERRINI, Il monastero, pp. 225-6, n. 14.
Cf. GUERRINI, Il monastero, p. 180; BONFIGLIO DOSIO, Condizioni economiche, p. 153 (nota 225).
Le due pergamene sono in buono stato di conservazione; quella di A è rigata a secco.
La collazione tra l'originale e la copia inserta nel documento del 1256 agosto 19, insieme con le consuete varianti grafiche, segnala una discrepanza di notevole rilievo in un passaggio cruciale della dispositio (cf. note n, o, p). Se infatti nei due testimoni appare identico il brano riguardante l'investitura in favore del monastero di tutti i diritti vescovili sulla sors che Giovanni de Calapino diede a S. Pietro nel gennaio del 1153 (doc. 68), diversamente costruita è la successiva espressione riguardante la decima sui novalia. In A si dice che l'investitura riguarda tota decima de novalibus qui fient supra terram predicti monesterii; in B si precisa che l'investitura si riferisce al diritto di decima sui terreni che verranno posti a cultura supra curtes monesterii silicet Vallis, Serle et Nubolenti et super terram predicti monasterii. Come appare evidente, la riscrittura del passo presenta novità di rilievo, assolutamente incompatibili con la regola consolidata che prescrive la trascrizione fedele del dettato quando un documento viene redatto in copia oppure quando, come in questo caso, viene inserto in altro posteriore. Ci troviamo di fronte a una vera e propria interpolazione, che non sembra tuttavia mutare la sostanza delle cose perché in fondo nella copia del 1256 viene ribadita la facoltà concessa dal vescovo al monastero di riscuotere le decime sui novalia, chiarendo che l'àmbito territoriale a cui si riferisce la concessione comprende le curtes di Serle, Nuvolento e Vallio. L'integrazione, introdotta dal notaio Giacomo al di fuori della norma, si rendeva forse necessaria nel momento in cui nel corso del secolo XIII gli uomini di queste località si erano mostrati piuttosto recalcitranti nell'effettuare il versamento a S. Pietro delle decime dovute sui nuovi terreni che man mano andavano dissodando. Da qui, forse, la necessità di far risultare in modo netto e chiaro che tale diritto trovava solido fondamento in una precedente disposizione del vescovo Raimondo riguardante i novalia compresi in tutte e tre le corti. La differente articolazione dei due dettati si presta tuttavia a una congettura più maliziosa che, seppure meno attendibile, merita di essere riferita. Si osservi che in A l'investitura del vescovo su tota decima de novalibus qui fient supra terram predicti monesterii è inserita in un contesto che potrebbe anche non escludere del tutto un collegamento con la sors di Giovanni de Calapino in Serle. Se così fosse, se cioè, in altre parole, si volesse capire che l'investitura del 1173 intendeva riguardare sia i diritti del vescovo sulla sors in questione sia le decime dei novalia in essa situati, ci troveremmo obbligati a considerare come fraudolenta l'interpolazione del 1256, di fatto una falsificazione, congegnata dal notaio su committenza consensuale del vescovo Cavalcano e del monastero di Serle, con l'assenso di autorevoli testimoni, ecclesiastici e laici, nell'intento evidente di far apparire che il monastero aveva un titolo antico e ineccepibile per far valere i diritti di decima sui novalia, non soltanto di quelli siti nella sors in questione ma anche di quelli collocati nelle curtes monastiche di Serle, Nuvolento e Vallio. Qualunque sia l'ipotesi valida, è comunque indubbio che l'aggiustamento formale del 1256, sia esso fraudolento o meno, risponde alla necessità di far risultare più espliciti e credibili i diritti monastici sulle decime dei novalia in tutto il patrimonio sito nel 'Piemonte' bresciano.
Circa il vescovo Cavalcano de Salis (1254-1263), menzionato nel doc. del 1256, cf. SAVIO, Brescia, pp. 259-261. Cf. anche GAMS, p. 780.
Il doc. in cui B è inserto è il seguente: (SN) In Cristi nomine. Die sabbati .XIII. exeunte augusti. In caminata plana episcopii Brixiensis, testes rogati d(omi)nus Ardicio | archipresbiter Palazoli et d(omi)nus Zamboldus clericus capellanus d(omi)ni episcopi infrascripti. Ibi d(omi)nus Cavalcacanus, Dei | gr(ati)a episcopus Brixiensis, puntificali auctoritate confirmavit quandam investituram factam per d(omi)num Raymundum, | olim episcopum Brixiensem, in abbatem et monasterium Sancti Petri in Munte, ut apparebat per quoddam publicum instrumentum | tenor cuius talis erat: ... . | Anno Domini mill(esim)o .CC. quinquag(esim)o sexto, indic(tione) .XIIIIa. | Ego Iacobus condam Ferarini notarius hiis affui et rogatus scripsi.
(SN) Die martis nono intrante mense ienuarii (a).
Presentia (b) horum hominum quorum nomina subter l(eguntur), | per lignum quod in sua manu tenebat (c) d(omi)nus Raimundus (d), Dei gr(ati)a Sancte (e) Brixiensis Ecclesie episcopus (1), investivit | do(n)num Albertum, abatem (f) monesterii (g) Sancti Petri de Monte (h), nominative de tota illa ratione (i) quam (j) | pertinet ad episcopatum (k) in sorte quod (l) Ioh(anne)s de Calapino dederat (2) predicto monesterio in loco Serle, | et de tota decima de novalibus qui (m) fient supra terram (n) predicti (o) monesterii (p). Eo vero modo fecit | hanc investituram ut predictus abas (q) et eius successores predicti monesterii habeant et teneant perpetu|aliter predictam decimam et predictam rationem de predicta sorte, et facere debent quicquid eis oportunum fu|erit (r).
Actum est hoc in camara predicti episcopi.
Anno Domini millesimo centesimo (s) | septuagesimo tercio, indic(tione) sesta (t).
Ibi fu(er)e d(omi)nus Ioh(anne)s archipresbiter de Dom et Girardus de | Burnado (u) et Bonifigius de Gremoxano (v) et Martinus de Talozo (w) et Malagetha de Calxano (x) testes | rogati.
Ego Scacia notarius interfui et rogatus scripsi.
(a) B ianuarii.
(b) B presencia.
(c) A om. tenebat.
(d) B Raymundus.
(e) B om. Sancte.
(f) B abbate(m).
(g) B mo(n)asterii qui e nei casi seguenti.
(h) B Munte.
(i) B racio(n)e.
(j) B que.
(k) B ad ep(iscop)atum p(er)tinet; la e iniziale di ep(iscop)atum è coperta da macchia.
(l) B quam.
(m) B que.
(n) In A -a(m) è corr. da altra lettera con segno abbr. B curtes.
(o) B om. predicti.
(p) In B segue s(ilicet) Vallis, Serle et Nubolenti et sup(er) terram predic(t)i monasterii.
(q) B abbas.
(r) A fu|eri(n)t.
(s) B centessimo.
(t) B sexta.
(u) B Bornado.
(v) B Cremosano.
(w) B Talazo.
(x) B Calsano.
(1) Cf. doc. 70, nota 1.
(2) Doc. 68.
Edizione a cura di
Ezio Barbieri ed Ettore Cau
Codifica a cura di
Gianmarco Cossandi