Lombardia Beni Culturali
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Carta iudicati

1125 circa, Tresivio

Giordano Vicedomini figlio di Alberto, di legge romana, assegna al prete Redolfo, a Damiano e agli altri ufficiali della chiesa di San Siro di Bianzone la decima a lui spettante a Bianzone e nel suo territorio, tanto in monte quanto in piano.

Copia autentica del 1694 [D], da altra copia autentica deperdita del 1514 [C] a sua volta dipendente da copia autentica, pure deperdita, del sec. XII ex. [B], APBNZ, fasc. non numerato con intitolazione 'Transumptum iuris patronatus ecclesiæ Santi Syri Comensis de loci de Blanzono, anno domini 1626'. B, come riportato in D, era così autenticato: Ego Rolandus iudex ac missus domini Federici imperatoris autenticum huius exempli vidi et legi et sicut in eo continebatur ita et in suprascripto exemplo extraxi silabas plus vel minus. Ego Otto notarius ac missus domini Federici imperatoris hoc exemplum ex autentico exemplavi, et sicut in eo continebatur ita et in suprascripto exemplo extraxi litteras vel silabas plus minusve.




In relazione alla datazione cronica del documento, un Giordano Vicedomini è attestato quale reggitore del castello di Domofole sito all'imbocco della Valtellina, negli anni della guerra decennale combattuta dal 1118 al 1127 tra Milano e Como (Anonimo Cumano, De bello et excidio, p. 443, ora anche in PEZZOLA, Uno sguardo dal castello di Domofole, pp. 85-89). Francesco Saverio Quadrio dedica a questo personaggio il paragrafo XI della quarta dissertazione nel terzo libro ('Dove degli uomini illustri nel militare e nel politico si favella'). Il Quadrio dà per certa la morte del Vicedomini nella battaglia al monte Sordo, combattuta nel 1126 (QUADRIO, Dissertazioni, III, p. 304). Tuttavia il dato non è certo. Infatti nel passo dell'anonimo relativo alla citata battaglia si legge più genericamente che fu catturato e ucciso un membro della famiglia Vicedomini, il quale non è necessariamente Giordano (... et Cumanus pariter dominus vice captus. | Plus sunt triginta capti, quoque vel trucidati: vv. 1659-1660 in Anonimo Cumano, De bello et excidio, p. 449).
L'identificazione del Giordano di questa carta con il signore del castello di Domofole pare essere confermata dalla cronologia documentata per Iordanus notarius sacri palatii causidicus. Egli è infatti attestato nel febbraio 1138, allorché roga una carta venditionis a Villa di Tirano (PEZZOLA, Le carte degli ospedali di San Remigio e di Santa Perpetua, n. 4) e nel maggio 1142, nel castro Trisivi, dove roga una donazione a favore della chiesa di Santa Maria di Tresivio (ANTONIOLI, Spunti per la storia, p. 399).
Riguardo a B, la redazione è cronologicamente collocabile nel terzo quarto del secolo XII, certamente dopo il 1155, allorchè Federico I divenne imperatore. Lo conferma anche la sottoscrizione di Rolandus iudex ac missus domini Federici imperatoris, attivo in quegli anni nella media Valtellina. Il più antico documento da lui rogato di cui si è ad oggi a conoscenza è una carta venditionis del dicembre 1164, Tirano (PEZZOLA, Le carte degli ospedali, n. 13), mentre la più recente attestazione della sua attività risale al gennaio 1175 (si tratta di un'altra carta venditionis rogata a Villa. Cf. PEZZOLA, Le carte degli ospedali, n. 22. Ivi si vedano pure i docc. nn. 20 e 21).
Riguardo al contesto di redazione di C e di D si rimanda al testo introduttivo al doc. n. 1 e alla nota generale anteposta alle 'Carte del capitolo dei Santi Gervasio e Protasio di Bormio'.
Si segnala infine che D è piuttosto scorretto, anche nella logica del dettato. Ciò è testimonianza della difficoltà, già presente in C, di lettura dell'antigrafo (anche in questo caso cf., tra le carte del capitolo bormiese, il doc. al n. 1). Nell'apparato si dà conto di tali cattive interpretazioni.

Ego in Dei nomine Iordanus Vicedominus filius quondam Alberti Vicedomini, qui professus lege vivere Romanę, donator et benefaciens presentes presentibus (a) dixi. Quapropter dono dilexioni vestrę et in vestro (b) iure ac potestate in vobis huiusmodi (c) presenti die confirmo, idest nominative de decima quę michi (d) Iordano pertinet in suo territorio et in suis hominibus, qui mihi erant soliti dare et qui de iure debent dare; ab hac hora in antea pr(esbiter) Redolfus et Damianus et alii officiales Sancti Syri, pro remedio animę meę et meorum parentum, habeant et teneant omnes decimas quę michi Iordano et in meis hominibus qui tenent de meo teritorio in loco Blanzoni, sive in monte vel in plano, ipsi officiales ecclesię et successores ecclesię Sancti Syri (e) habeant et teneant pro remedio animę meę. Quas autem decimas superius dictas vobis officialibus et vestris successoribus dono, cedo, trado et confero et per presentem cartam iudicationis (f) in vobis habendum confirmo, faciendum exinde vos et cui dederitis ad honorem ecclesię et ad eius utilitatem iure proprietario quidquid (g) volueritis, sine omni mea et hęredum meorum contraditione. Et ego Iordanus Vicedominus promitto defendere et guarentare dictam suprascriptam decimam de Blanzono et in eius teritorio in pęna duplicatę rei, sicut pro tempore fuerint meliorata aut valuerit in consimili loco; et insuper ego et mei heredes taciti et contenti permaneamus, quia bona voluntas sic decrevit. Actum loco Trexivii, in domo episcopi qui est in castro Trixivii. Signum manus suprascripti (h) Iordani Vicedomini, qui hanc cartam iudicati (i) fieri rogavit. Signum manus Viviani, Oldeprandi, Fabiani, Vinifredi, Accerbi, Aprandi, testium.
Ego Iordanus notarius sacri (j) palatii causidicus scripsi, post traditam complevi et dedi.

(a) D vestri pręcibus
(b) D estro
(c) h- corr. da lettera principiata, come pare.
(d) D nihil
(e) D ripete et successores ecclesię
(f) D indicationis
(g) -d corr. da altra lettera.
(h) D suprascriptoru(m)
(i) D indicari
(j) D sacrę

Edizione a cura di Rita Pezzola
Codifica a cura di Rita Pezzola

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