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Carta finis et refutationis
1152 dicembre 15, Milano.
Strabella, figlia del fu Pietro detto Carnebruta, di Baggio, con il consenso di Paolo, giudice e messo regio, rinuncia a far valere i suoi diritti su tre pezze di terra situate nel luogo e nel territorio di Garbaniate, e li cede integralmente a Giovanni detto Venaronis di Garbaniate, ricevendone in cambio sei soldi di buoni denari milanesi d'argento. Giovanni de Badaglo, testimone, dà inoltre guadia al detto Giovanni Venaronis che non appena Taria, sorella minorenne di Strabella, avrà raggiunto la maggiore età, le farà sottoscrivere un documento di rinuncia in favore dello stesso Giovanni Venaronis o di Ambrogio de Oldanis entro un mese dalla richiesta, e pone come fideiussore Ambrogio Venaronis.
Originale, ASMi, AD, pergg., cart. 303, n. 74 [A]. Copia semplice dell'inizio del sec. XIX, ivi, ms. allegato ad A di mano di P. Caimi. Copia semplice del sec. XVIII, G. C. Della Croce, Codex Diplomaticus Mediolanensis, I, 8, f. 48rv.
Sul verso, solo annotazioni tarde.
Regesto: Corsi, I Veneroni, pp. 712-714.
Cf. Corsi, I Veneroni, pp. 694, 697.
Pergamena di mm. 168/159 x 256/261; in buono stato di conservazione, ha il margine destro irregolare a causa di un difetto naturale.
La copia del Caimi, allegata ad A, reca in calce la scritta: «Sec. XII. Monast. di S. Ambrogio». L'attribuzione del documento al monastero di S. Ambrogio rivela nel Caimi scarsa conoscenza del fondo.
Per la presenza in questo contratto di Ambrogio de Oldanis, v. oltre la presentazione al Doc. 2.
(SN) Anno dominice incarnationis milleximo centeximo quinquageximo secundo, quintodecimo die mensis decembris, indictione prima.
Presentia bonorum hominum quorum nomina subter leguntur, finem et | refutationem fecit Strabella, filia quondam Petri qui dicebatur Carnebruta de loco Badaglo (a), per consensum Pauli iudicis et missi domini secundi Chunradi (1) regis, in Iohannes (b) | qui dicitur Venaronis (2) de loco Garbaniate (3), nominative de petiis tribus de terra reiacentibus in loco et fundo Garbaniate et in eius territorio et unde fuit discordia inter eos; prima petia | dicitur in Vineale, coheret ei a mane Sancti Martini, a monte Guazoni de Aldanis; secunda petia dicitur post Graverio (4), coheret ei a mane et a meridie Sancti Martini; tercia petia dicitur in Prato | Cornario, coheret ei ab omnibus partibus (c) de Venaronis; eo tenore, sicut hic subter legitur, ita ut amodo in antea omni tempore permaneat ipsa Strabella cum suis heredibus et eius sumis | sa persona exinde tacita et contenta de suprascriptis rebus sicut supra legitur, et ipse Iohannes cum suis heredibus et cui dederint permaneant exinde omni tempore soluti, securi, quieti et indempnes. | Quod si amodo in antea aliquo tempore ipsa Strabella vel eius heredes aut eius sumissa persona egerit aut causaverit contra suprascriptum Iohannem vel contra suis heredibus aut | contra cui ipsi dederint, vel per placitum fatigaverint (d) de suprascriptis omnibus rebus de toto aut de parte, et omni tempore tacita et contenta non permanserit, vel si aparuerit ullum aliud | datum aut factum cui in alia parte dedisset vel fecisset et claruerit, tunc componere promisit contra quem egerit nomine pene argenti denariorum bonorum mediolanensium solidos viginti et | insuper tacita et contenta cum suis heredibus exinde esse et permanere debet. Et propter hanc finem accepit ipsa Strabella a suprascripto Iohanne argenti denariorum bonorum mediolanensium solidos sex. | Quia sic inter eos convenit.
Actum in suprascripta civitate Mediolani.
Signum + manus suprascripte Strabelle que hanc cartam finis et refutationis ut supra fieri (e) rogavit.
Signum + manuum Andrei Beroldi, Ottonis Pristor (f) (5), Ambrosii Venaronis, Iohannis de Badaglo (6) atque Spiasrii, testium.
Ibi statim presentibus ipsis testibus dedit guadiam suprascriptus Iohannes de Badaglo eidem item Iohannis (g) Venaronis quod, quando Taria infantula soror suprascripte Strabelle erit in etatem, faciet | ipse Iohannes eam facere eidem Iohannis (g) Venaronis, vel in Ambrosium de Oldanis, talem finem de suprascriptis rebus qualem iudex eorum laudaverit, pro suprascripto pretio sine alio servitio, infra mensem | unum postquam requisierint, et semper faciet eam esse contentam in suprascripta fine. Unde posuit ei fideiussorem suprascriptum Ambrosium Venaronis usque in suprascripta pena.
(SN) Ego qui supra Paulus (7), notarius ac missus domini secundi Chunradi regis, interfui et scripsi, et predicte Strabel1e consensi ut supra, et subscripsi.
(a) -o corretta su altra lettera.
(b) Così A.
(c) -r- nell'interlinea.
(d) A fatigavi(n)t con omissione del segno abbreviativo di -er-.
(e) A fiei con omissione del segno abbreviativo della r.
(f) Così parrebbe di dover leggere a causa del segno abbreviativo usato da A: i sovrapposta a p.
(g) Così A.
(1) Poiché evidentemente Corrado I duca di Franconia, re di Germania dal 911 al 918, non era compreso tra i re d'Italia, il Corrado di cui qui si parla è Corrado III di Svevia, figlio del duca Federico I e di Agnese, figlia di Enrico IV. Coronato antiré nel 1127 in opposizione a Lotario di Supplimburgo, l'anno seguente Corrado ricevette a Monza la corona d'Italia dalle mani di Anselmo della Pusterla, arcivescovo di Milano, e aderì allo scisma di Anacleto. Riconciliatosi nel 1135 con il papa e con l'imperatore, alla morte di questi, nel 1138, fu eletto re di Germania e imperatore. Partecipò alla seconda crociata e morì nel 1152. Una bibliografia aggiornata su Corrado III si può trovare nel recente studio di O. Engels (pp. 375-399), nel quale sono affacciate alcune interessanti ipotesi proprio sul problema particolare del numero d'ordine che accompagna il nome di Corrado.
(2) Su questa famiglia di piccoli proprietari terrieri, v. Corsi, I Veneroni.
(3) Località della pieve di Cesano Boscone (Liber notitiae, 248 A), oggi scomparsa; doveva essere situata probabilmente tra Baggio e Seguro (Corsi, I Veneroni, pp. 699-703). Sulla probabile ubicazione di Garbaniate, v. anche le pp. LVI-LIX della Introduzione.
(4) La denominazione dell'appezzamento è forse connessa con la voce celtica, grava che indica area ghiaiosa, cono detritico, greto alluvionale (Olivieri, Dizionario, p. 268, alla voce Gravedona; Bottazzi, pp. 60, 89).
(5) Si è ritenuto di dover intendere Pristor non più come indicazione di mestiere, ma già come cognome, per i seguenti motivi: tutti gli altri testimoni del documento sono indicati con il loro cognome, e il caso di Ottone costituirebbe la sola eccezione; inoltre, Pristor al nominativo, non è concordato con il genitivo Ottonis come sarebbe stato se si fosse voluto indicare con una apposizione il mestiere del testimone. Quanto alla forma Pristor indubbiamente insolita, è possibile che questa parola abbia subito la stessa evoluzione del sinonimo pistrinarius e di pistrinum: i due termini, infatti, nel latino medioevale diventano anche pristinum e pristiniarus (v. Du Cange, alle voci pistor e pristinum e Arnaldi, alla voce pristiniarus); forme analoghe sono attestate anche nel dialetto milanese, dove si trovano prestin e prestinee (v. Cherubini).
(6) Poiché questo personaggio non compare in altri documenti in nostro possesso, oltre a questo e al seguente, rimane dubbio se egli appartenesse alla famiglia capitaneale dei da Baggio, o ad un ramo secondario di essa, o se la dizione de Badaglo non significhi qui semplicemente il luogo d'origine. M. L. Corsi, aggiungendo altre ragioni a quella sopra indicata, è propensa ad escludere tale appartenenza (I Veneroni, n. 137 alla p. 713). Sulla famiglia dei da Baggio, v. Corsi, Note.
(7) La forma della sottoscrizione notarile è piuttosto insolita.
Edizione a cura di
Annamaria Ambrosioni
Codifica a cura di
Gianmarco Cossandi