comune di Chiuro sec. XIII - 1797
Comune del terziere di mezzo della Valtellina, appartenne alla pieve di Tresivio.
Il toponimo si trova citato insieme a quello di Ponte in un atto di vendita del 918 (ASMi, Museo Dipl., perg. 18 prot. 162).
Chiuro fu insieme a Ponte la prima comunità ad acquisire autonomia amministrativa nei confronti del capoluogo plebano: nel XIII secolo infatti era comune sotto un podestà nominato da Como e comprendeva vari abitati, sul versante retico e su quello orobico, tra cui Castionetto, Castello dell’Acqua, Gera, Bensale, Cigalina; le ultime tre località furono progressivamente abbandonate tra XVI e XVIII secolo.
Nell’archivio comunale di Chiuro è conservato un elenco cronologico dei decani, deputati e sindaci della comunità di Chiuro: il primo nominativo nell’elenco, che è completo a partire dal 1530, è quello di Pietro Quadrio che nel 1293 e 1294 fu podestà di Chiuro, con residenza in Ponte (Monteforte, Faccinelli 1989).
Nel 1335 (statuti di Como 1335), compreso nella pieve di Tresivio, figurava come “comune loci de Clurio”.
Anche se non si sa con precisione da quando Chiuro costituì una comunità autonoma, si è certi che nel 1444 era già distinta da Ponte: in quell’anno infatti il commissario ducale della Valtellina emanò una sentenza con cui venivano stabiliti i confini e ripartiti i beni e pertinenze su pascoli e boschi tra le due comunità (Inventario Chiuro 1999).
Nel XV secolo il comune era suddiviso in quadre: quella dei Vicini e quella dei Nobili in Chiuro, la quadra di Castione, le quadre dei Pontignani e degli Scalvini in Castello dell’Acqua, rispettivamente ad ovest ed a est della Val Grande, rappresentate da consiglieri nelle riunioni comunali che si tenevano nella piazza della chiesa (Carugo 1982; Carugo 1990).
In un periodo e con una modalità non precisata tra XVI e XVII secolo, la quadra dei Nobili della terra di Chiuro si divise nelle quadre dei Nobili Quadrio e Nobili Antichi (Inventario Chiuro 1999; Cavallari 1963-1964).
Varie furono le liti tra le squadre della sponda orobica e quelle della sponda retica, sia per l’utilizzo dei beni comunali, sia per questioni amministrative, tanto che nel 1536 fu stipulato un accordo per consolidare l’unità comunale e fu stabilita una pena pecuniaria per chi non avesse rispettato i patti.
L’organizzazione della comunità di Chiuro, che nel 1589 contava circa 140 famiglie, si articolava intorno ai consigli di quadra e di comunità.
Il comune ricavava proventi, oltre che dall’imposizione delle taglie e dal focatico, anche dall’incanto di servizi pubblici, cioè la brenta e la stadera, il prestino e la beccaria, e dall’affitto di beni e diritti comunali, come il diritto di aprire taverne (Inventario Chiuro 1999).
Il comune di Chiuro aveva una propria milizia, di cui esiste un ruolo per gli anni 1733-1768 conservato nell'archivio comunale diChiuro, con un comandante eletto dall’assemblea del comune su istanza del decano, e inoltre un luogotenente, l’alfiere, il furiere, dei sergenti (Cavallari 1961 b).
La codificazione scritta degli ordini della comunità di Chiuro risale al 1791, raccolti in 67 capitoli autenticati dal notaio Carlo Facetti e confermati dal governatore di valle Gian Antonio de Montalto (ordini di Chiuro sec. XVII).
La comunità di Chiuro nel 1589 contava 140 fuochi (mentre 60 costituivano Castione e 13 Castello dell’Acqua) (Visita Ninguarda 1589-1593), nel 1624 1.000 abitanti (700 Castello dell’Acqua) (Perotti 1992 a), nel 1797, infine, 2.198 abitanti (Massera 1991 a).
ultima modifica: 09/01/2007
[ Saverio Almini ]
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