comune di Fusine sec. XV - 1797
Comune del terziere di mezzo della Valtellina, appartenne alla pieve di Berbenno.
Nel XIV e XV secolo Fusine era una semplice contrada del comune di Berbenno; è probabile che lo sfruttamento delle miniere di ferro in Valmadre e la conseguente lavorazione del minerale nelle fucine poste a valle, allo sbocco del torrente Mandrasco, portarono allo sviluppo della contrada appunto detta “delle Fusine” (Dell’Avanzo Stefani 1989). Lo sviluppo demografico della contrada di Fusine, con l’esigenza di governare il proprio spazio vitale, di tutelare i beni comuni e definire i propri diritti, fu alla base della separazione di Fusine, unitamente a Colorina, da Berbenno, ovvero tra le due parti di Berbenno che anticamente erano dette “citra et ultra Abduam”. Nel 1448 il capitano di valle Nicolò Rusca emanò una sentenza arbitrale con cui definì i confini e ripartì i territori tra i due comuni, stabilendo i diritti di pascolo nel piano (ASSo, Notarile, n. 1070 Ludovico Baracchi): liti e discordie, tuttavia, si protrassero per secoli. Nel 1513, a loro volta, Fusine e Colorina costituirono due comunità distinte (Archivio comunale di Fusine, AA/57), ma già nel 1495 (ASSO, Notarile, n. 533 Paolo Odescalchi) erano stati eletti dei procuratori per studiare quest’ultima divisione (Viganò Pellegrino 1989).
La comunità di Fusine era ripartita, almeno fino alla metà del XVII secolo, nelle quadre di Val Madre, con la contrada Pizzabella; Monti; Mandrasco; Borgo, o delle Mansioni, successivamente abolita (Inventario Fusine 1996; Da Prada 1981).
L’organizzazione politica e amministrativa dell’intera comunità, per quanto possibile ricostruire dalla documentazione conservata nell’archivio comunale, era articolata attorno alla vicinanza e al consiglio di comunità, avendo però ogni quadra propri organi e rappresentanti.
Le finanze del comune si basavano sui proventi ricavati dall’affitto dei beni comunali, dalla locazione dei servizi pubblici, tra cui l’osteria, e dalle imposte, cioè taglie sull’estimo, tasse forestiere e focatico. Il decano di Fusine rilasciava annualmente il diritto di fare osteria (dal XVIII secolo: diritto di dazio), cioè di vendere pane, vino e carne al minuto, e di alloggiare i forestieri. I beni della comunità dati in affitto erano i pascoli tra cui quelli sui monti Campo, Dordona, Vitalengo, Valcervio, Forno; il carreggio del piano; il diritto di pesca nel fiume Adda; il diritto di pascolo per i cavalli nel piano di Berbenno ed altri beni, comprendenti case e terreni (Viganò Pellegrino 1989; Dell’Avanzo Stefani 1989; Da Prada 1981).
Nell’archivio comunale di Fusine (Serie 1.1.26, AE/36) sono conservate due copie degli ordini comunali, una del 1759, l’altra del 1787, emanati dal governatore di valle su istanza rispettivamente degli agenti e del decano di Fusine (ordini di Fusine sec. XVIII).
La comunità di Fusine nel 1589 contava circa 200 fuochi a cui si dovevano aggiungere i 161 fuochi di Valmadre (Visita Ninguarda 1589-1593), nel 1624 Fusine aveva 600 abitanti (e 160 Valmadre) (Perotti 1992 a), nel 1797, infine, 783 abitanti (Massera 1991 a).
ultima modifica: 09/01/2007
[ Saverio Almini ]
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