castellanza di Teglio sec. XII - 1531
Il nome di Val Tellina deriva dal toponimo di Teglio, che fu capo di pieve e fu centro nel medioevo della castellanza e, nel periodo grigione, della giurisdizione omonima, staccata dai terzieri della valle.
La castellanza di Teglio fu sotto il dominio temporale degli arcivescovi di Milano: l’inizio della signoria della curia milanese potrebbe coincidere con la donazione fatta dall’imperatore Ottone I di Sassonia all’arcivescovo di Milano nel 962 o forse decorrere dalla conclusione della guerra decennale tra Como e Milano (1118-1127). Gli arcivescovi di Milano investirono nel tempo diverse famiglie locali, in particolare i Lazzaroni e i Besta, dei loro diritti.
Il territorio della castellanza di Teglio era delimitato sul versante retico dalla Val Rogna al confine con Chiuro e dalla Valle del Rio di Bianzone, sul versante orobico dalla Val Malgina fino al confine con Castello dell’Acqua e dalla Valle del Rio della Motta inclusa la Valle d’Aprica fino all’omonimo passo: l’area complessiva copriva circa la dodicesima parte dell’intera Valtellina (Quadrio 1775-1776).
All’arcivescovo di Milano investito del feudo tellino spettavano originariamente i poteri di districtio, con i diritti d’imporre tributi, di precepire pedaggi e di fare concessioni finanziarie, e la iurisdictio, con le attribuzioni vere e proprie di diritto pubblico, tra cui il potere giudiziario, facoltà che l’arcivescovo milanese detenne anche dopo l’incorporamento della valle nel dominio visconteo.
Durante il dominio visconteo-sforzesco, il terziere superiore della Valtellina venne ripartito in baliaggi, uno dei quali era Teglio, con un proprio podestà, affiancato da un vicario. Nel 1349 era podestà di Teglio Guido de Massagii di Pisa; nel 1426 e 1428 era vicario del podestà Mastaino Besta (Santoro 1968).
Dopo il 1381, anno in cui Giangaleazzo Visconti stabilì un governatore per la Valtellina (che svolgeva le funzioni di giudice universale di valle), coadiuvato da luogotenenti, podestà e vicari nei singoli terzieri, Teglio fu sede di una pretura (Quadrio 1775-1776).
Anche nel periodo tra il 1499 e il 1512 fu conservata a Teglio la sua privilegiata costituzione politica e civile, con una sua pretura, e con il consiglio comunale a soprintendere alla pubblica economia.
Il dominio dell’arcivescovo di Milano su Teglio cessò definitivamente verso 1531, dal momento che gli statuti di Valtellina, approvati in quell’anno, trovarono applicazione anche a Teglio. Tuttavia, fin dall’inizio della dominazione grigione, nel 1512, a Teglio venne riconosciuta l’autonomia della propria giurisdizione, e il consiglio minore del comune eleggeva una rappresentante che partecipava con un proprio voto alle sedute del consiglio di valle (Valtellina 1512-1797; Benetti, Guidetti 1990).
Con la data del 1531 inoltre i beni ecclesiastici vennero assoggettati ad imposizione con l’attuazione dell’estimo di valle. Nel 1534 l’arcivescovo di Milano cedette tutti i diritti feudali che aveva in Teglio, oltre che proprietà costituite da oltre seicento tra appezzamenti, terreni ed edifici al medico Andrea Guicciardi e ad Azzo II Besta per 4.000 scudi. Con questo atto appare evidente come fosse ormai venuto meno ogni interesse sostanziale, per l’arcivescovo di Milano, a conservare possedimenti assai poco redditizi (Zoia 1996).
ultima modifica: 09/01/2007
[ Saverio Almini ]
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