consiglio maggiore 1353 - 1515

Nel 1331, con l’atto di dedizione della città a Giovanni di Boemia, ebbe termine l’età comunale in Bergamo. I consigli cittadini, fino ad allora composti in virtù del criterio della rappresentanza, furono da quel momento subordinati nella loro formazione alla volontà del re, cui spettava il potere di controllo delle nomine dei consiglieri. È pur vero, tuttavia, che lo statuto del 1331 non accenna che di sfuggita alla struttura assembleare del comune. Lo statuto del 1353, invece, stabilì le norme per la formazione di due nuovi consigli, la cui nomina spettava al podestà affiancato da sei persone da lui scelte, un consiglio maggiore (detto provisione grande o provisione grossa) formato da centoquarantaquattro membri, che, a gruppi di dodici, formavano un consiglio minore (detto provisione piccola).
Anche sotto Venezia, sotto il cui dominio Bergamo passò nel 1428, la città riuscì ad ottenere il privilegio della cooptazione. Il numero dei consiglieri passò a settantadue, eletti ogni anno, nel mese di dicembre, dallo stesso consiglio maggiore alla presenza di almeno uno dei due rettori. I consiglieri dovevano essere “de melioribus et magis comunibus civitatis Bergomi”. L’elezione avveniva mediante il sistema delle “ballotte”, espressione personale del voto dei consiglieri, e i consiglieri già eletti non potevano partecipare alla ballottazione di persone appartenenti alla stessa famiglia e agnazione, mentre erano possibili le rielezioni.
Dopo la sconfitta veneziana di Agnadello (1509), si aprì un periodo caratterizzato dall’alternarsi di veneziani, spagnoli e francesi che, tuttavia, non ebbero ripercussioni sulla struttura consigliare del comune almeno fino all’ottobre del 1515.
Nell’ottobre di quell’anno, abbandonata la città dagli Spagnoli, venne costituito un consiglio di dodici membri che resse Bergamo sino all’arrivo dei Veneziani (AC Bergamo, inventario Archidata).

ultima modifica: 19/01/2005

[ Fabio Luini, Cooperativa Archimedia - Bergamo ]