massaro 1491 - 1797

Il massaro, secondo quanto disposto nello statuto del 1491, veniva eletto annualmente, in dicembre, dal consiglio maggiore e iniziava il suo ufficio il primo gennaio seguente. Costui doveva intervenire in ogni “edificio, lavoro e opera” del comune e, nel caso ritenesse opportuni degli interventi, segnalarli agli anziani o a un provvisore da eleggersi a quest’ufficio, affinché li facessero eseguire. Il suo compito era quindi quello di occuparsi delle proprietà del comune e della loro manutenzione.
Doveva anche tenere un’accurata contabilità di tutti i denari spesi per il comune e presentarla per iscritto una volta alla settimana al consiglio degli anziani; era tenuto a sottoporre le spese di ogni opera a due anziani affinché ne riferissero in consiglio e le sottoscrivessero. Le cedole delle spese dovevano poi rimanere presso il cancelliere del comune.
Secondo altre fonti invece, questa contabilità doveva essere annotata quotidianamente su un registro che il massaro era tenuto a presentare all’inizio del suo officio al cancelliere, che vi avrebbe apposto il suo “signum tabellionis” e la corretta intitolazione. Questo registro doveva essere visto e sottoscritto almeno una volta alla settimana da due anziani da eleggersi ogni bimestre in seno al consiglio maggiore in qualità di “deputati alle spese del massaro” e alla fine del mandato consegnato in cancelleria. Sullo stesso registro il massaro doveva annotare i denari ricevuti dal comune.
Non poteva effettuare nessuna spesa senza uno speciale mandato dei consigli, maggiore o minore, ma gli era concesso di spendere fino a 20 soldi (somma in seguito portata a 8 lire) talvolta con la semplice licenza di due anziani. Era suo compito anche occuparsi delle scorte di ferramenta e legnami della città e conservarle in “loco munitionum”, l’attuale cittadella.
Alla partenza del podestà e della sua corte riceveva un inventario dei mobili ed utensili consegnati loro all’inizio del mandato, di cui doveva far fare pubblico istrumento al cancelliere per poterli consegnare ai successori; era tenuto a segnalare agli anziani la mancanza di qualsiasi oggetto prima della partenza del podestà.
Nel 1591, viste le deplorevoli condizioni in cui versavano gli edifici del comune, venne stabilito di “innovar” l’ufficio del provisore e abolire pertanto i deputati alle spese del massaro che, infatti, non compaiono dopo questa data. Si decise anche che il provisore dovesse anche “veder et censurar et con giuramento sottoscriver tutte le spese e le polize che d’ordine suo si faranno dal maserolo, qual non possa far spesa alcuna senza l’ordine di esso provisore”. Tra le voci di spesa più ricorrenti vale la pena di menzionare la manutenzione di edifici (mulini, fontane, filatoio, maglio), mobili nelle case degli ufficiali del comune, l’approntamento di patiboli e berline, le prestazioni di muratori, falegnami, vetrai, fabbri, ecc. Compaiono poi quelle di cancelleria per l’ufficio del ragionato, per la copiatura di atti, per provviste di carbone, pane, farina, legname, per dir messe, “suonar musica”, far processioni, esporre reliquie nelle feste religiose tradizionali, come quella dei SS. Fermo, Rustico e Proculo, per mandare i balotini ad avvisare gli anziani delle riunioni del consiglio, per taglie su lupi uccisi, ecc… (AC Bergamo, inventario Archidata).

ultima modifica: 19/01/2005

[ Fabio Luini, Cooperativa Archimedia - Bergamo ]