territorio di Bergamo sec. XVII - 1797
L’esistenza di un ente denominato “territorio” in ambito bergamasco, analogo a quello costituito nel Bresciano nel 1430, è documentata solo a partire dalla seconda metà del XVII secolo. Le cause di questo “ritardo” sono dovute principalmente alla divisione, non solamente geografica, del territorio della provincia bergamasca in valli e piano.
Le valli, a differenza del piano, ebbero la loro affermazione politica e istituzionale in epoca assai risalente. Giovanni Maria Visconti (Belotti, 1937). fino dall’inizio del secolo XV ne aveva riconosciuto l’autonomia (Belotti, 1940; Rota, 1988). tale indipendenza venne riconfermata in epoca immediatamente successiva con i privilegi concessi da Pandolfo Malatesta. La Repubblica di Venezia ereditò sostanzialmente tale ripartizione del territorio in valli e piano, ma se il piano risultava essere ancora contado maggiormente legato all’influenza della città, le valli invece erano in grado di patteggiare la loro “dedizione” alla Serenissima e ottenere una ennesima ratifica dei privilegi già goduti prima del 1428.
In generale, le istituzioni poste a governo del territorio ancora nel XVI secolo non hanno una fisionomia definita e stabile: spesso la loro esistenza non dipende né da una divisione in compartimenti territoriali rigidamente prefissata, né tanto meno dall’assegnazione di competenze e dal conseguente insediamento di uffici, ma è legata a situazioni provvisorie, frutto di alleanze, spesso precarie, tra comuni di uno stesso comprensorio. Queste occasionali riunioni di comitati interdistrettuali divengono più frequenti con l’approssimarsi delle rinnovazioni dell’estimo generale (1476 e 1547). Il contraddittorio tra città da un lato, valli e piano, i due grandi compartimenti i cui il contado è diviso, dall’altro, è continuo, e in questa disputa Venezia gioca il ruolo del mediatore, scegliendo di volta in volta i tempi più opportuni per potersi giovare delle alleanze con i distretti del contado e controbilanciare la volontà di affermazione della città.
Con la fine del secolo XVI alla divisione geografica in valli e piano, corrisponde l’istituzione stabile di due enti che rappresentano e difendono tutti i distretti compresi nei rispettivi comprensori, senza grande continuità e con una forte differenziazione tra l’ente valli, della cui vita ed organizzazione esistono diverse testimonianze, e l’ente piano, di cui sono state ritrovate rare testimonianze oltre a quanto riferito dal Da Lezze nella sua descrizione del territorio bergamasco del 1596. L’istituzione degli enti valli e piano corrisponde infine alla necessità (avvertita sia da Venezia, sia dai corpi distrettuali) di razionalizzare l’esecuzione delle norme tributarie nell’ambito di un territorio che conserva differenti realtà istituzionali e diverse gradazioni di autonomia. Romano e Martinengo, grandi borghi della pianura bergamasca erano retti da podestà o provveditori di nomina veneta, così come la valle Seriana Superiore (il podestà risiedeva a Clusone). La val Calepio, Cavernago e Malpaga e Morengo, ubicate nel piano, conservano la loro fisionomia di feudi separati. Sempre nel piano altri giusdicenti di nomina cittadina sono ubicati a Cologno e Urgnano. Nelle valli tutti i vicari e i podestà sono di nomina (o di approvazione) cittadina: a Lovere, in val Gandino, in valle Seriana Inferiore, in val San Martino, in valle Averara, a Valtorta, in valle Taleggio, in valle Brembana Oltre la Goggia, in valle Brembana Superiore, in valle Brembana Inferiore, in valle Imagna. I distretti del piano, quadra d’Isola, quadra di Mezzo, quadra di Calcinate, val Cavallina (detta anche quadra di val Cavallina ) e val Trescore (detta anche quadra di val Trescore), fanno riferimento, con l’eccezione di quanto detto alla giustizia cittadina. Questi distretti sono ognuno rappresentati da un sindaco generale che spesso ha anche funzioni di esattore. Nell’ambito del territorio infine sopravvivono situazioni di privilegio fiscale per alcuni comuni: Ponteranica, Pedrengo, Rosciate, Rosciano, Sorisole, San Giovanni Laxolo, Torre de’ Roveri, Villa di Serio.
L’istituzione dell’ente territorio, che sostanzialmente viene sancita con gli ordini del capitano di Bergamo Zaccaria Malipiero del 1660, rappresenta una fase di un faticoso processo di riorganizzazione istituzionale e finanziaria delle comunità e dei distretti del contado. Tale impegno normativo da parte della Repubblica Veneta, attuato soprattutto nei secoli XVII e XVIII, diede luogo ad una serie di disposizioni abbastanza organiche emanate da capitani o da sindaci inquisitori di terraferma (in una prima fase chiamati sindaci avogadori) e corrisponde all’intento di provvedere soprattutto al funzionamento regolare degli organi dei comuni, alla corretta formazione dei bilanci comunali e in genere ad impedire qualsiasi tipo di malversazione. Fondamentali a questo proposito sono gli “Ordini statuiti per L’illustrissimo Signor Zuanne da Lezze Capitanio di Bergamo approvati dall’eccellentissimo Senato” emanati il 12 settembre 1596, cui fanno seguito il 23 gennaio 1620 i “Capitoli attinenti al territorio di Bergamo da essere pubblicati anco et registrati in quella città” emanati da Leonardo Moro e Marco Giustiniano sindici, avogadori, inquisitori.
Con gli Ordini in proposito del governo e del maneggio de Communi e territorio di Bergamo, stabiliti dal capitano di Bergamo Zaccaria Malipiero il primo luglio 1660, come già detto venne per la prima volta regolamentato il funzionamento dell’ente territorio. A queste disposizioni fecero seguito, il 4 aprile del 1673, gli “Ordini e terminazioni fatte dagli illustrissimi ed eccellentissimi signori Marco Antonio Giustinian, Michiel Foscarini e Girolamo Cornaro sindici inquisitori in Terraferma”. Nel XVII l’attività normativa dei Sindaci Inquisitori in Terra Ferma in questo campo appare prevalente rispetto a quella del capitano di Bergamo: sono del il 17 maggio 1721 gli “Ordini per li communi e valli del territorio di Bergamo” di Piero Grimani, Michiel Morosini e Zan Alvise Mocenigo II, del 30 dicembre 1732 i “Capitoli ed Ordinazioni stabiliti dall’Illustrissimo et Eccellentissimo Signor Nicolò Donado”. Il 19 settembre 1770 infine vennero emanati gli ordini dei Sindaci inquisitori di Terra Ferma Girolamo Grimani, Alvise Emo e Marin Garzoni.
Le funzioni dell’ente territorio del cui consiglio fanno parte i sindaci generali delle quadre e i tesorieri delle valli nel numero prefissato di diciassette (cap. 4 degli ordini di Malipiero) riguardano, oltre che l’attivazione di una rappresentanza stabile dell’intero contado della provincia bergamasca, il coordinamento finanziario tra distretti componenti, vale a dire l’assegnazione dei carichi fiscali, soprattutto oneri extra-camerali sulla base della distribuzione delle quote s’estimo. Sindaci generali e tesorieri devono provvedere al saldo delle rispettive contabilità entro il mese seguente alla chiusura dell’esercizio contabile con denaro contante, questa inadempienza poteva procurare la decadenza dalla carica (cap. 1), raccolgono gli avvisi per l’istituzione delle taglie e li recapitano ai tesorieri dei comuni per assicurarsi che tutti i procedimenti legati all’esazione dei tributi siano assolti (cap. 5); il capitano di Bergamo e il suo cancelliere assistono alle riunioni di detto consiglio (cap. 3). Il tesoriere generale del territorio deve essere esterno al consiglio, la contabilità è controllata da un cancelliere e due deputati hanno funzioni di supervisione: le spese non devono comunque uscire dalla previsione decisa dal consiglio. Il tesoriere dura in carica tre anni e deve osservare una contumacia di cinque (non vengono nominati negli ordini in questione i distretti che possono essere rappresentati in consiglio ma è lecito supporre che, eccettuando le cosiddette valli Separate (val di Scalve, val Taleggio, val Averara, Valtorta) e realtà meno significative dal punto di vista dell’estensione del territorio come i comuni di Pedrengo, Scanzo, Villa di Serio, San Giovanni Laxolo, Brembilla, enti che godevano di privilegi fiscali classificati dal Da Lezze come Quadre, fossero quelli della valle Seriana Superiore, val Gandino, valle Seriana Inferiore, valle Brembana Superiore, valle Brembana Inferiore, valle Brembana Oltre la Goggia, valle San Martino, valle Imagna, val Calepio, val Cavallina, val Trescore, quadra di Calcinate, quadra di Mezzo, quadra dell’Isola e le podestarie di Lovere, di Martinengo e di Romano. Altra ipotesi è che il numero prefissato designasse comunque uno sbarramento necessario per il buon funzionamento del consiglio).
Anche in questo nucleo di norme si coglie l’esigenza da parte della Repubblica di Venezia di controllare i problemi del disavanzo della finanza locale e dell’indebitamento e degli abusi da parte degli amministratori.
Alcuni contratti rogati da notai che erano nel frattempo cancellieri del territorio nel XVIII secolo, rendono conto dell’attività dell’ente per ciò che concerne l’attività finanziaria di divisione delle aliquote tra i diversi corpi che lo compongono. La cancelleria del territorio, ubicata a Bergamo nel XVIII secolo è comunque l’ambito in cui vengono stipulati contratti di mutuo per far fronte agli ingenti obblighi fiscali dei corpi distrettuali che caratterizzano la seconda metà del secolo XVIII.
Assai esplicativa è infine la descrizione del funzionamento del territorio riportata nella relazione di Ottavio Trento al senato veneto all’inizio del suo reggimento quando riscontra uno stato di disavanzo passivo assai consistente nelle casse dell’ente. Nel descrivere il funzionamento indica gli Ordini del capitano di Bergamo, Malipiero, emanati nel 1660 come fonte normativa vigente. In questo passo è descritto l’organigramma dell’ente nel 1793, che oltre al consiglio, ha un nunzio, un compartitore generale, un tesoriere generale. “Il territorio è composto di 17 quadre, valli e corpi separati è rappresentato da altrettanti individui col nome di Sindici Generali, che si riducono d’ordinario ogni mese in quella città e trattano e deliberano in presenza della carica prefettizia i loro pubblici affari. Non ha patrimonio proprio né entrate e supplisce alle ordinari e straordinarie sue spese con taglie gettate a peso degli estimati, le quali si ripartono dal ragionato compartitore sopra le quadre e valli a caratto d’estimo e queste con nuovi riparti che fannosi da rispettivi sindici generali sopra i comuni sono esatte da sindici stessi, che le passano in cassa del tesoriere generale o in danaro o in polizze di spese” (Tagliaferri, 1979).
ultima modifica: 11/01/2006
[ Fabio Luini, Cooperativa Archimedia - Bergamo ]
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