comune di Clusone sec. XII - 1797
A Clusone la dominazione romana, iniziata in età augustea, rispettò la preesistente organizzazione economica della zona facendole assumere il ruolo di polo catalizzatore di tutte le attività minerarie dell’alta valle. Questo fece sì che Clusone divenne il centro di un comprensorio stradale autonomo di un certo rilievo. In epoca carolingia il territorio dell’alta valle Seriana venne donato da Carlo Magno alla canonica di San Martino di Tours. Clusone in questo periodo era probabilmente già sede di una “curtis” monastica di proprietà del monastero di S. Salvatore di Brescia (poi denominato S. Giulia).
Nel 1026 il vescovo di Bergamo Ambrogio permutò delle proprietà in cambio dei beni che la canonica di S. Martino di Tours possedeva, fra l’altro, in alta valle Seriana. La presenza della forte signoria vescovile condizionò per più di due secoli la storia di Clusone. L’autonomia del comune di Clusone fu essenzialmente atto di “concessione” vescovile e la sua esistenza va fatta risalire a prima del 1190, dato che nel 1197 si ha notizia dell’elezione di un podestà.
Nel 1331 faceva capo alla “facta” di porta San Lorenzo (Statuto di Bergamo 1331). Nel XIV sec. Clusone fu un libero comune di parte Guelfa e fu teatro di scontri cruenti tra diverse fazioni. L’istituzione del vicariato di valle (1404) interessò direttamente Clusone che divenne sede della podesteria della valle Seriana superiore.
I primi anni del ’400 videro l’avvicendarsi dei domini malatestiani (1408) e di Filippo Maria Visconti (1419) e infine la dedizione della valle alla Serenissima (1427). Nel 1428 fu ratificata definitivamente la sua annessione al dominio di Venezia, la quale confermò sia la separazione della valle dalla città sia i privilegi accordati all’epoca della dominazione malatestiana.
Tra il 1500 e il 1516 francesi, spagnoli, veneziani e gli stessi clusonesi si avvicendarono al potere degli organismi istituzionali del comune e della valle. Dal 1516 al 1797 furono i rappresentanti di San Marco a reggere ininterrottamente le sorti del comune.
Le strutture giuridico-amministrative del comune trovarono nel periodo veneziano una fisionomia piuttosto stabile che, sancita dalle norme statutarie del 1460 (le più antiche rimaste), si consolidò mantenendosi pressoché inalterata fino alla fine del XVIII secolo. Al consiglio generale spettava l’elezione dei membri del consiglio di credenza, il quale eleggeva i membri del consiglio di congrega, cinque consoli e tre sindaci (AC Clusone, inventario).
Nel novembre 1636 le contrade di Piario, Villa d’Ogna, Nasolino e Valzurio si costituirono in comune con il nome di Oltressenda, e cosi fece anche Rovetta (Valzurio 1987).
Il 15 maggio 1791, il consiglio di congrega elesse tre deputati incaricati di elaborare nuove norme per il miglior funzionamento della macchina comunale. Nell’ottobre 1792 l’arengo di Clusone approvò le norme elaborate dai tre deputati e nel febbraio 1793 analogo assenso diede il senato di Venezia (capitoli di Clusone 1792). Il comune era proprietario di boschi, pascoli e mulini. Circa i primi, i capitoli del 1793, dopo avere verificato che tutti boschi comunali erano stati dati in affitto, stabilirono che, alla scadenza dei contratti, circa quaranta cavede dei boschi di Né, Bur e Cornalta bassa restassero a disposizione della comunità per fare liberamente legna. I capitoli ridefinirono anche le norme relative all’affitto dei tre mulini comunali (da Mezzo, della Scala e di Piario), della caneva e del forno comunale. A fine Cinquecento il comune contava 320 fuochi e 3564 abitanti (Da Lezze 1596). A fine Settecento ne contava 2740 (Maironi da Ponte 1776).
ultima modifica: 09/12/2003
[ Fabio Luini, Cooperativa Archimedia - Bergamo ]
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