comune di Fontanella sec. XIV - 1757
Incastellato dal vescovo di Bergamo sin dal XII secolo, entrò nell’orbita milanese nel secolo successivo.
Il 6 febbraio 1413 Fontanella ottenne dai Visconti il privilegio di essere “terra separata”, quindi non soggetta, sul piano fiscale ma soprattutto su quello giudiziario, ad altre città ma direttamente al duca. In precedenza analoghi privilegi erano stati concessi ad Antegnate (1411) e a Romano (in quello stesso 1413). Fontanella, quindi, divenne autonoma nell’amministrazione della giustizia, civile e criminale, compreso il diritto di emettere sentenze capitali.
Amministrava la giustizia un podestà, pagato dal comune, inviato direttamente dal duca che lo sceglieva fra una terna di nomi proposti dal comune (solitamente la scelta cadeva sul primo dei tre, in genere il preferito a livello locale). Il ruolo del podestà venne, in seguito, ridimensionato e per alcuni reati, in particolare per le controversie inerenti le ragioni d’acqua (frequenti viste le caratteristiche della zona), il riferimento divenne Cremona.
I privilegi vennero rinnovati nel 1431, dopo che Fontanella aveva confermato la propria fedeltà a Milano scacciando il rappresentante veneto che si era da poco insediato in seguito al passaggio della zona sotto l’influenza della città lagunare. I privilegi del 1431 portarono Antegnate nel “distretto” di Fontanella. La guerra tra Milano e Venezia vide il territorio di Fontanella (e tutta la Gera d’Adda in genere) passare, nella prima metà del Quattrocento, alternativamente sotto l’una o l’altra dominazione. La definitiva dedizione a Milano si ebbe nel 1447, con la consueta conferma dei privilegi.
Nel 1440, tuttavia, si ebbe un primo tentativo di infeudazione di Fontanella, tentativo che rimase senza esito data la ferma ostilità del comune.
La struttura comunale vedeva al vertice dell’amministrazione, come abbiamo visto, il podestà, affiancato da un vicepodestà e da quattro deputati al governo, questi ultimi eletti dal generale arengo (consiglio dei capifamiglia).
Nel Cinquecento e sempre di più nel Seicento, però, le condizioni economiche di Fontanella peggiorarono. In particolare, sempre più oneroso divenne il debito con l’erario, e in particolare con gli esattori fiscali. Nell’ottobre 1676, infine, l’arengo generale del comune decise di accettare l’ipotesi di infeudazione ad Antonio Cittadini, abitante di Fontanella, fiscale e per questo creditore della comunità. In cambio, Fontanella ottenne la cancellazione degli ingenti debiti. Il segno più evidente e tangibile dell’infeudazione fu la perdita del diritto di indicazione del podestà (Di Mauro 1989).
A metà Settecento il comune era retto da un consiglio generale di 24 membri, sei dei quali formavano un consiglio ordinario, un ragionato, o cancelliere, al quale era affidata la tenuta dell’archivio, e un procuratore in Milano. A quella data contava 1147 abitanti (Risposte ai 45 quesiti, 1751).
La riforma del 1755 organizzò il comune secondo il dettato generale (editto 30 dicembre 1755).
ultima modifica: 09/12/2003
[ Fabio Luini, Cooperativa Archimedia - Bergamo ]
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