vicario della Valle Gandino 1409 - 1797
Se si ha notizia di un vicario di valle nel 1409, certo Guido da Fano, nominato da Pandolfo Malatesta, allora signore di Bergamo e di Brescia (Gelmi – Suardi 1996), é solo con gli statuti di età veneta, risalenti al 1435, che la figura del vicario di delinea con precisione. Il vicario di valle era eletto dal consiglio maggiore di Bergamo a dicembre, doveva avere più di venticinque anni, il diritto a stare in consiglio maggiore, non doveva essere un notaio al maleficio ed essere sgradito ai valligiani. Il vicario era giudice di prima istanza nel civile, fino a 50 lire, e nel penale minore, fino a 10 lire (somme, in seguito, incrementate). Per le cause maggiori, raccoglieva informazioni e le trasmetteva alle cancellerie della città e ai competenti magistrati. Al termine del mandato era soggetto a sindacatori nominati dai rettori che ascoltavano eventuali lamentele sul suo operato. Doveva risiedere in Gandino per l’intera durata della sua carica, che da dodici mesi venne portata a sedici verso la fine del Quattrocento. All’inizio entrava in carica il 1° agosto, ma già dalla fine del Cinquecento, l’11 novembre.
Il titolo di podestà venne concesso a metà settecento, dapprima come segno onorifico, in seguito con un ampliamento della giurisdizione. Presiedeva il collegio che nominava i membri del consiglio di valle, che presiedeva e con il quale operava per l’amministrazione della valle. Il vicario era accompagnato da un notaio di sua scelta e il suo luogotenente doveva essere approvato dai rettori di Bergamo e registrato dal cancelliere di Bergamo.
ultima modifica: 19/01/2005
[ Fabio Luini, Cooperativa Archimedia - Bergamo ]
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