comune di Vertova sec. XIII - 1797
Il comune, citato in una definizione di confini (Confini del contado di Bergamo), appare dotato di propri statuti sin dal 1235, statuti rinnovati e integrati a più riprese (1248, 1256 e 1268). Secondo questi ultimi, l’amministrazione era in mano a due consoli, un canevario, tre fattori di ragione, sei calcatori e a un consiglio di credenza (Statuti di Vertova 1235). Agli inizi del Trecento, il comune appare ruotare attorno ad un consiglio generale che eleggeva i membri del consiglio di credenza al quale spettava l’incombenza della nomina delle cariche comunali. Nel 1331 faceva capo alla “facta” di Porta San Lorenzo (Statuto di Bergamo 1331).
In età veneta fece parte della valle Gandino, retto da due consoli semestrali, sei credendari eletti ogni due anni, un notaio, e un massarolo (statuto di Vertova sec. XVIII). A fine Cinquecento il comune possedeva tre mulini, dati in affitto, un prato e due osterie. Il comune fu in lunga e costosa lite con altre comunità per i diritti su altre proprietà. In Vertova vi erano anche diciotto folli e dieci argani per la lavorazione della lana, due magli, una segheria, una tintoria. A quella data contava 305 fuochi e 1633 abitanti (Da Lezze 1596).
Nell’ottobre 1745, il Capitano di Bergamo Giuseppe Giovannelli “…scoperti … li gravissimi disordini ed irregolarità invalse nella comunità di Vertova intorno al governo economico…” emanò una “Terminazione” approvata dal doge Pietro Grimani del dicembre successivo. Con essa vennero modificati alcuni organi amministrativi, primo fra tutti il consiglio generale che venne sostituito da un consiglio maggiore (terminazione di Vertova 1746). A fine Settecento contava 1590 abitanti (Maironi da Ponte 1776).
ultima modifica: 09/12/2003
[ Fabio Luini, Cooperativa Archimedia - Bergamo ]
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