parrocchia di San Giuseppe 1426 - [1989]
Parrocchia della diocesi di Como. Grosio faceva capo alla pieve di Mazzo tanto per la giurisdizione civile che per quella ecclesiastica. La chiesa di San Giorgio, della cui esistenza si ha notizia in un inventario dei beni del capitolo di Mazzo del 1257 conservato presso l'archivio parrocchiale di Mazzo, era retta "ab antiquo" da un beneficiale alle dirette dipendenze dell'arciprete di Mazzo. Questa situazione rimase tale fino al 12 marzo 1426 quando fu eretta in parrocchiale dal vescovo di Como Francesco Bossi, con distacco dall'arcipresbiterale di Mazzo (Antonioli 1990). Nell'archivio del comune di Grosio è conservato un atto del 1426 nel quale padre Pantaleone, vescovo titolare di Sicaria, delegato dal vescovo Francesco Bossi, raccoglie le testimonianze giurate al fine di valutare l'opportunità di staccare la chiesa di San Giorgio di Grosio dalla plebana di Mazzo (Inventario Grosio 1996). A seguito dell'erezione in parrocchiale nacquero contese relative alla definizione della posizione di Grosio nei riguardi di altre chiese subalterne e all'affrancazione di alcuni obblighi nei confronti dell'arciprete di Mazzo. L'elezione del parroco, di giuspatronato delle famiglie locali, fu più volte contestata per vizi di forma davanti alla curia vescovile. La riforma protestante non ebbe nessun seguace nella comunità di Grosio (Antonioli 1990).
Nel 1469 il vescovo Branda Castiglioni ratificò la separazione della chiesa di San Giorgio di Grosio dalla matrice di Mazzo, come risulta dall'atto rogato dal cancelliere arcivescovile Filippo del Comite, esistente nell'archivio capitolare di Mazzo (Visita Ninguarda 1589-1593, note).
Nell'elenco del clero allegato agli atti del sinodo comense convocato nel 1565 dal vescovo Gianantonio Volpi la chiesa di San Giorgio di Grosio è attestata nella pieve di Mazzo, con un proprio rettore (Sinodo Volpi 1565).
Nel 1614, all'epoca della visita pastorale del vescovo Filippo Archinti nella pieve di Mazzo, entro i confini della parrocchia di San Giorgio di Grosio si avevano le chiese di San Gregorio di Ravoledo, di Santa Maria Elisabetta di Tiolo, dei Santi Faustino e Giovita nel castello di Grosio (Visita Archinti 1614-1615). Non fu visitata dall'Archinti, pur essendo inserita nel territorio della parrocchia di Grosio, la chiesa dei Santi Giacomo e Colombano (Visita Archinti 1614-1615, note).
Nel 1641 la parrocchia venne elevata a prepositura e collegiata dal vescovo Lazzaro Carafino, precisamente il 23 maggio, secondo le note del Monti, e, pochi anni dopo, nel 1653, da essa si staccò la frazione di Ravoledo formando una parrocchia autonoma. Il 23 agosto 1664 il nunzio apostolico Federico Borromeo staccò definitivamente la parrocchia di Grosio dalla plebana di Mazzo costituendola in vicariato foraneo e aggregandovi le comunità comprese fra Grosotto e Le Prese. Il 13 maggio 1674 il vescovo Ambrogio Torriani consacrò la chiesa di San Giuseppe, la cui costruzione era cominciata nel 1626. Nel 1818 essa ottenne il titolo di parrocchiale dal vescovo Carlo Rovelli in luogo dell'antica chiesa di San Giorgio (Antonioli 1990).
Verso la fine del XVIII secolo il clero della parrocchia era composto dal preposito e da cinque canonici; lo stato attivo del beneficio prepositurale, di giuspatronato del popolo, era di lire 803, in moneta di Valtellina, più staia 300 di redditi in natura; lo stato passivo era di lire 200; lo stato attivo di un beneficio canonicale, di giuspatronato della famiglia Caspani era di lire 800; lo stato passivo consisteva in messe; lo stato attivo del secondo beneficio coadiutorale, di giuspatronato del popolo, era di lire 650; lo stato passivo consisteva in messe; il medesimo titolare di quest'ultimo beneficio disponeva di un altro beneficio semplice di giuspatronato della sua famiglia, il cui stato attivo era di lire 450; il passivo consisteva in messe; lo stato attivo del terzo beneficio coadiutorale, di giuspatronato del popolo, era di lire 700; lo stato passivo consisteva in messe; lo stato attivo del quarto beneficio coadiutorale, di giuspatronato della famiglia titolare, era di lire 450; lo stato passivo consisteva in messe; il medesimo titolare di quest'ultimo beneficio disponeva di un altro beneficio col titolo di cappellania laicale di giuspatronato del Consiglio, il cui stato attivo era di scudi romani 58, paoli 7; il passivo era di lire 80; lo stato attivo del quinto beneficio coadiutorale, di giuspatronato della famiglia titolare, era di lire 558; lo stato passivo consisteva in messe. Nel territorio della parrocchia esisteva la chiesa filiale di San Giuseppe. Nella chiesa parrocchiale di San Giorgio martire si avevano la scuola del Rosario, la confraternita del Suffragio e la confraternita dei disciplini. Entro i confini comunali esisteva un Monte di Pietà. La popolazione della parrocchia era di 1180 anime (Quesiti Amministrazione Adda e Oglio, 1798).
Nel 1892, anno della visita pastorale del vescovo Andrea Ferrari, Grosio era sede di vicariato foraneo. La rendita netta del beneficio parrocchiale prepositurale era di lire 444.90; la rendita netta del beneficio canonicale, di nomina comunitativa, era di lire 145.18; la rendita netta del beneficio canonicale di San Giuseppe, di nomina comunitativa, era di lire 92.41; la rendita netta del beneficio canonicale Caspani-Bristol, già di nomina della famiglia Caspani, poi di nomina della comunità, era di lire 460.60. Lo stato della cappellania della Vernuca, di patronato della fabbriceria e degli abitanti del luogo, era di lire 260, con l'onere di messe. Entro i confini della parrocchia di Grosio esistevano le chiese di San Giorgio e di San Giovanni Battista, e gli oratori di San Michele, di proprietà comunale, della Beata Vergine delle Grazie, della Beata Vergine del Rosario, della Beata Vergine del Buon Consiglio, e la cappella al camposanto, di proprietà della famiglia Visconti Venosta. Nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe si avevano le confraternite del Santissimo Sacramento, sia maschile che femminile, del Santissimo Rosario, del Terz'Ordine di San Francesco d'Assisi. Il numero dei parrocchiani era di 2250. Il clero era composto dal preposito e da un canonico coadiutore (Visita Ferrari, Vicariato di Grosio).
Pochi anni dopo, erano indicate come sussidiarie della parrocchiale di Grosio la chiesa di San Giovanni Battista e l'oratorio di San Michele, di proprietà comunale, nella frazione di Vernuca, la chiesa della Beata Vergine delle Grazie in Valle Grosina, l'oratorio della Beata Vergine del Rosario, la chiesa della Beata Vergine del Buon Consiglio in Valle Grosina, la cappella del camposanto, di proprietà della famiglia Venosta, la chiesa di San Faustino nel castello omonimo. La parrocchia di Grosio contava 2250 abitanti (Visita Ninguarda 1589-1593, note).
Le "scholae" dei disciplini, del Santissimo Sacramento e del Santo Rosario operavano già a partire dalla fine del XV secolo. La confraternita del Santissimo Sacramento, eretta già alla fine del XV secolo, venne riconfermata dal vescovo Ambrogio Torriani il 12 giugno 1668. A essa aderiva quasi tutta la popolazione di ambo i sessi, era amministrata da due canepari e non aveva abito particolare. La confraternita del Santo Rosario, sorta in origine come "scola" della Beata Vergine, era già operante nella seconda metà del XV secolo e il 18 aprile 1598, con rogito del notaio Pietro Pini, veniva rifondata con delega del priore del convento domenicano di San Giovanni in Como. Era amministrata da due canepari e aperta a entrambi i sessi; non vestiva alcun abito. La confraternita dei disciplini era già istituita presso l'altare di Santa Caterina, nella chiesa di San Giorgio, dalla seconda metà del XV secolo. Essa risulta aggregata all'arciconfraternita dei Santi Carlo e Ambrogio di Roma, come da patente stampata in Bergamo il 28 febbraio 1627. I confratelli indossavano un abito bianco con cappuccio ed erano governati da priore, sottopriore, maestro dei novizi, regolatore dell'ufficio e da due canepari. La confraternita della Dottrina Cristiana fu eretta in Grosio nel 1614 dal vescovo Filippo Archinti. La confraternita del Suffragio fu eretta dal vescovo Ambrogio Torriani nel 1674 all'altare dell'Angelo Custode presso la chiesa di San Giuseppe. Aveva abito bianco con mantella nera ed era governata da priore, sottopriore e canepari. C'era anche una confraternita detta 'La Sacra Lega', istituita in Grosio dal missionario gesuita Giacinto Moratti nell'anno 1680, in occasione di una missione tenuta dallo stesso. Tutte queste confraternite vennero soppresse nel 1798 e solo la confraternita del Santissimo Sacramento fu ricostituita (Antonioli 1990).
Nel corso del XIX e XX secolo, la parrocchia di Grosio fu sempre sede vicariale; con decreto 29 gennaio 1968, mediante il quale furono istituite le zone pastorali nella diocesi di Como, fu assegnata alla zona pastorale XIV dell'Alta Valtellina e al vicariato di Mazzo (decreto 29 gennaio 1968) (Bollettino Ecclesiastico Ufficiale Diocesi di Como 1968). Con decreto 10 aprile 1984 fu inclusa nel vicariato C dell'Alta Valtellina (decreto 10 aprile 1984) (Bollettino Ecclesiastico Ufficiale Diocesi di Como 1984).
ultima modifica: 03/03/2004
[ Alessandra Baretta ]
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