pieve dei Santi Gervasio e Protasio sec. XIII - sec. XVIII
Pieve della diocesi di Como. Nel 1100 la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Sondrio era officiata da un semplice prete e da quattro chierici, raccolti a vita comune (Salice 1969). L'attestazione risale a un documento rogato l'8 ottobre di quell'anno dal notaio del sacro palazzo Cumberto (Quadrio 1775-1776). Il fatto che in tale documento si parli di "canonici" non può però fare affermare che esistesse un capitolo pievano. Sondrio non fu probabilmente pieve battesimale antica; dovette separarsi in data imprecisata a partire dal XII secolo da una matrice plebana, forse Berbenno o Tresivio, mediante la costruzione di un proprio fonte battesimale. Il punto di arrivo sicuro, a partire dal quale Sondrio è attestata come pieve, è il registro della prima raccolta delle decime istituite da papa Bonifacio VIII nel 1295. Sondrio compare qui come “plebe” con una “canonica ecclesiale” affidata a un “archipresbiter”, Tommaso Beccaria, e a quattro canonici. A quest’epoca il termine “pieve” è ormai da tempo passato dall’indicare la popolazione che si raccoglie intorno a una chiesa battesimale a individuare un distretto territoriale, nel caso comense coincidente con la distrettuazione amministrativa data al territorio comunale (Xeres 1992). Dalla stessa fonte risulta che due chierici erano preposti alla chiesa dei Santi Giacomo e Protasio "de Malenco" e un cappellano alla chiesa di San Martino "de Andevenno". Nella territorio della pieve esisteva anche il monastero di San Lorenzo di Sondrio (Perelli Cippo 1976).
Intorno alla metà del XIV secolo il capitolo di Sondrio si sciolse, in seguito all'introduzione del sistema fiscale delle riserve, annate e commende con le conseguenti cumulazioni di benefici e non residenza dei canonici. Le comunità foranee si erano viste costrette a cercarsi un beneficiale e a mantenerlo a proprie spese. Per questo motivo iniziarono le agitazioni di Albosaggia nel 1348, di Caiolo nel 1377 e 1457, della Valmalenco nel 1511, di Castione e Valmalenco nel 1572 (Salice 1969).
Dagli atti della visita pastorale compiuta dal vescovo Gerardo Landriani nel 1445 nella pieve di Sondrio, risulta che la chiesa "plebana et curata" dei Santi Gervasio e Protasio era officiata da un arciprete; il capitolo era composto da quattro canonici. La rendita del beneficio arcipresbiterale era di circa lire 300 imperiali, mentre ogni prebenda canonicale consisteva in circa 35 lire imperiali. Spettava all'arciprete la conferma dei presbiteri delle chiese e cappelle erette nella pieve (Visita Landriani 1444-1445).
Intorno al 1527, secondo l'ipotesi del Quadrio, la dottrina luterana veniva predicata a Sondrio per la prima volta (Quadrio 1775-1776). Sondrio sarebbe stato uno dei primi obiettivi della riforma, a motivo della sua importanza politica. La comunità evangelica di Sondrio si sciolse immediatamente dopo la rivoluzione del 1620 (Salice 1969).
Nell'elenco del clero allegato agli atti del sinodo comense convocato nel 1565 dal vescovo Gianantonio Volpi figurano l'arciprete della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio e cinque rettori preposti rispettivamente uno alla chiesa di Albosaggia, due alla chiesa "de Malenco", uno a quella "de Castiono" e uno a quella di Caiolo (Sinodo Volpi 1565). Nel 1589, al tempo della visita pastorale del vescovo Feliciano Ninguarda nella pieve di Sondrio, i canonicati erano cinque, oltre all’arcipretura (Visita Ninguarda 1589-1593). Negli atti della visita pastorale del vescovo Filippo Archinti il collegio di Sondrio era costituito dall'arciprete e da tre canonici. Le due uniche parrocchie della pieve erano Caiolo, staccatasi nel 1468, e Albosaggia, anch'essa resasi autonoma intorno alla seconda metà del XV secolo. Le entrate ordinarie del beneficio arcipresbiterale ammontavano a lire 1214 1/4 in moneta di Valtellina (Visita Archinti 1614-1615).
Nel 1624, al tempo della visita pastorale del vescovo domenicano Sisto Carcano, Castione Andevenno e Chiesa in Valmalenco di fatto erano assistite da vicecurati, detti anche rettori; ma non erano parrocchie. In un primo tempo esse avevano avuto come beneficiale un canonico di Sondrio. Il vescovo provvide a dare un nuovo assetto giuridico alla pieve, fornendo maggior autonomia alle chiese dei singoli paesi (Mevio 1993-1994). Così nel 1624 anche Castione Andevenno, Torre di Santa Maria, Chiesa in Valmalenco, Caspoggio e Lanzada furono separate da Sondrio ed erette in parrocchie autonome.
Per tutta l’epoca post-tridentina, e in pratica fino agli inizi del XX secolo, il termine pieve venne usato quasi esclusivamente per indicare una circoscrizione territoriale, originariamente coincidente con la giurisdizione della chiesa plebana, dalla quale nel tempo si vennero distaccando i centri minori con la costituzione di nuove parrocchie. Su tale base territoriale si venne a sovrapporre, ma non sempre a coincidere, la struttura vicariale, di valenza più marcatamente istituzionale. Spettava ai vicari foranei, infatti, presiedere le congregazioni dei parroci. Alla metà del XVII secolo Sondrio era parte di un vicariato esteso al territorio del terziere di mezzo della Valtellina, articolato in congregazioni, una delle quali coincideva con la pieve di Sondrio (Ecclesiae collegiatae 1651). Nel corso del XVIII secolo il vicariato di Sondrio era coincidente con l’originario territorio plebano; la chiesa plebana era collegiata e arcipresbiterale e alla fine del secolo aveva ancora un capitolo di tredici canonici (Ecclesiae collegiatae 1758; Ecclesiae collegiatae 1794).
ultima modifica: 03/01/2006
[ Alessandra Baretta ]
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