comune di Crenna sec. XIV - 1757
La località di Crenna, citata negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano come facente parte della pieve di Gallarate, era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho (Compartizione delle fagie 1346).
Secondo le risposte ai 45 quesiti del 1751 della II giunta del censimento, la comunità, in cui abitavano 1011 anime, era suddivisa in quattro quartieri, due infeudati e due privi di feudatario. I quartieri infeudati erano sottoposti al giudice feudale o podestà, che risiedeva in Milano e aveva il suo luogotenente a Somma, distante quattro miglia da Crenna. Gli altri due quartieri si trovavano sotto la giurisdizione del giudice regio, cioè del vicario del Seprio, che abitava nel borgo di Gallarate. Il giuramento del console veniva prestato alla banca criminale del vicario del Seprio, al quale la comunità pagava annualmente 2 lire e 5 soldi. Ai giudici la comunità non versava emolumenti di nessun tipo.
Crenna non aveva sotto di sé altri comuni separati l’uno dall’altro, perché in relazione all’imposta della diaria contribuzione, il censo camerale e le spese locali tutti e quattro i quartieri erano uniti e pagavano egualmente, eccetto l’imposta del sale camerale, perché in questo caso l’intero importo era pagato dai due quartieri dei Visconti, chiamati “i quartieri del sale grosso”; mentre gli altri due quartieri, esenti dal carico, erano chiamati “i quartieri del sale piccolo”.
Il comune non chiedeva di essere separato, ma chiedeva che tutto il territorio comunale pagasse le imposte a Crenna. Invece, più di un terzo del territorio pagava per la diaria e per il sale camerale nel comune di Gallarate.
Crenna non disponeva di consiglio generale, né di consiglio particolare; ma, quando era necessario decidere su qualche argomento riguardante la comunità, si suonava la campana e si riunivano gli abitanti nella piazza pubblica e là si determinava tutto quello che era necessario in favore della comunità.
Il comune aveva quattro sindaci, in rappresentanza dei quattro quartieri, che non venivano eletti, perché nominati dai “compadroni”, in quanto ogni signore sceglieva il suo sindaco. Per consuetudine i sindaci venivano sostituiti ogni tre anni o come pareva opportuno ai detti “compadroni”.
Il comune disponeva di un cancelliere che non risiedeva nel luogo, ma nel borgo di Gallarate, poco distante. Al cancelliere, che riceveva 30 lire all’anno come emolumento, era affidata la cura delle pubbliche scritture e dei libri, che erano collocati, in assenza di un archivio, nella stanza pubblica destinata alla sua attività (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3071, vol. D XIII, Milano, pieve di Gallarate, n. 19, fasc. 11).
ultima modifica: 13/10/2003
[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]
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