comune di Marzio sec. XVII - 1757
Il comune di Marzio era collocato nella squadra di Val Marchirolo, pieve di Valtravaglia, ed era infeudato al conte Giovanni Emanuele Marliani, milanese.
Il console del comune prestava giuramento alla banca criminale del podestà feudale di Luino, competente quale giudice ordinario, pagando annualmente una lira e 16 soldi.
Marzio faceva parte in precedenza del comune di Lavena, ma da quasi un secolo risultava separato ed aveva avuto l’assegnazione del territorio con i suoi confini. Infatti tutti i fondi compresi nei confini venivano censiti nel comune di Marzio, cui era stata assegnata anche la rata del sale. Erano stati divisi anche i carichi, attribuendo a Marzio un terzo dei totali.
In virtù della separazione, il comune creava da sé il console, il sindaco e l’esattore e pagava alle rispettive casse la parte assegnatagli di tutti i carichi regi, provinciali o locali, separatamente rispetto al comune di Lavena. Nel 1722 il territorio di Marzio venne rappresentato in una mappa separata di I stazione in 4 fogli (Area virtuale, MUT 37.2).
Marzio non aveva consiglio generale né particolare. L’unico consiglio era la riunione dei capifamiglia in luogo pubblico per deliberare sugli affari comunali. La comunità eleggeva un sindaco, che durava in carica per più anni, il che avveniva perché difficilmente si trovava una persona idonea tra quelli che restavano in paese, mentre la maggior parte degli uomini si spostava in altri luoghi per lavoro. Il sindaco amministrava il comune e svolgeva anche i compiti del cancelliere, dietro pagamento di 16 lire. Presso il sindaco erano conservate le scritture pubbliche.
Le anime collettabili e non collettabili erano 186, comprese le persone che dimoravano in altri paesi per ragioni di lavoro ma che pagavano le tasse spettanti alla comunità di Marzio (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3038, vol. XX – XXI, Como, n. 2, Valtravaglia, fasc. 28).
ultima modifica: 13/10/2003
[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/11000503/