comune di Saronno sec. XIV - 1757
La località di Saronno, della pieve di Nerviano, citata negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano, era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Bollate (Compartizione delle fagie 1346).
Nel 1491 Ludovico Maria Sforza cedette Saronno in feudo a Cecilia Gallerani. Il feudo passò poi, nel 1499, a Giovanni Stefano Castiglioni. Nel 1525 il feudo fu donato al cavaliere Giovanni Antonio Biglia, assieme al titolo di conte. Nel Cinquecento la comunità disponeva di consoli, che si occupavano della ripartizione e della riscossione delle imposte e di un canepario, che teneva la cassa della comunità. Saronno disponeva nel Seicento di un consiglio generale costituito dai capifamiglia del borgo, radunati col suono della campana. Le deliberazioni del consiglio avevano validità solo se erano presenti almeno i due terzi degli uomini della comunità. Poiché si aveva difficoltà a riunire un numero sufficiente di persone per garantire il raggiungimento del quorum, si chiese più volte al senato milanese di concedere una deroga, riconoscendo ugualmente la validità delle sedute. Il consiglio eleggeva 12 consiglieri o reggenti, due dei quali assumevano il ruolo di consoli. Il consiglio così costituito prendeva il nome di consiglio ordinario (Cavallera 1996).
Secondo le sintetiche risposte ai 45 quesiti del 1751 della II giunta del censimento, il territorio di Saronno era infeudato al conte Gaspare Biglia, al quale versava 48 lire per diritti feudali. L’amministrazione della giustizia era affidata al podestà, all’epoca Francesco Cola, che risiedeva a Milano e che veniva retribuito con la somma di 230 lire. A Saronno risiedeva però il luogotenente del podestà, Giulio Leinati, che non veniva retribuito dalla comunità. Il console prestava giuramento alla banca criminale di Milano e a quella di Gallarate.
Al comune era sottoposta la Cassina Colombara.
Il consiglio, come nel secolo precedente, era costituito da 12 consiglieri e due consoli, che amministravano e regolavano i riparti. I consoli venivano scelti ogni anno tra gli stessi consiglieri, “sempre però col consiglio e assenso dei primi estimati”.
Il cancelliere risiedeva nel luogo e aveva cura delle scritture pubbliche, che venivano conservate in una stanza apposita. La retribuzione del cancelliere era di 240 lire annue, oltre all’esenzione dai carichi personali e a qualche straordinario.
Le anime segnalate dal cancelliere nelle risposte erano circa 2400, contate dalla nascita (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3062, vol. D IV, Milano, pieve di Nerviano, fasc. 16).
ultima modifica: 13/10/2003
[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]
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