comune di Sesto Calende con Coquo sec. XIV - 1757
Sesto appartenne al contado del Seprio e nel IX secolo era sede di uno sculdascio (Rota, Origine, pp. 81-85). La località di Sesto Calende, facente parte della pieve di Angera, venne citata negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano; era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho (Compartizione delle fagie 1346).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVIII secolo Sesto Calende risultava ancora compreso nella medesima pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cart. 2).
Nel 1722, la mappa di Sesto del Catasto c. d. teresiano venne misurata separatamente rispetto alla mappa di Cocquo (Area virtuale).
Secondo le risposte ai 45 quesiti del 1751 della II giunta del censimento, il comune era infeudato ai Cusani, con il pagamento di 75 lire imperiali annue di censo feudale. A Sesto era aggregato il comune della Cassina di Coquo, che versava in aggiunta altre 18 lire. Coquo (Cocquo) eleggeva da sé il suo console e non concorreva alle spese locali di Sesto, in quanto non era partecipe delle rendite dei beni comunali del comune maggiore. Il giudice feudale risiedeva a Somma e percepiva dalle comunità 19 lire imperiali annue. Rispetto al maggior magistrato, le comunità di Sesto e Coquo erano sottoposte al vicario del Seprio, con sede in Gallarate, dove prestavano giuramento i consoli.
Il comune di Sesto era regolato da un consiglio chiamato ordinario, composto da due consoli, quattro sindaci e per lo più da sei deputati, che tutti insieme assumevano il titolo di reggenti. La riunione del consiglio ordinario avveniva col preavviso dato il giorno prima ai reggenti, a meno che per motivi di urgenza si dovesse escludere il preavviso. I reggenti si riunivano nella sala del consiglio, chiamati dal suono della campana, e trattavano degli affari pubblici. Per le questioni di grave importanza era previsto però di richiedere la deliberazione del convocato generale. I consoli venivano estratti a sorte dal corpo rustico dei locali e duravano in carica un anno. Il primo giorno dell’anno i consoli avevano la prerogativa di nominare sei persone capaci per la carica di sindaco; i deputati sceglievano tre di queste, mentre la quarta veniva nominata dal feudatario. Anche la carica di sindaco aveva durata annuale; ma il sindaco poteva essere confermato, qualora risultasse opportuno. La carica di deputato, invece, essendo affidata alle persone più idonee e considerate, per estimo o per capacità, non era soggetta a rinnovo. L’amministrazione e la conservazione del patrimonio pubblico restavano compito dell’intera reggenza, mentre la vigilanza sull’esecuzione dei pubblici riparti era affidata in particolare ai deputati. Le scritture pubbliche erano conservate in un ripostiglio sicuro della sala consiliare. Il cancelliere era residente nello stesso comune e percepiva 76 lire imperiali ogni anno. Le anime collettabili e non collettabili erano circa 1200; quelle di Sesto con l’Ospitaletto risultavano 1134, quelle di Coquo 66 (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3074, D 16, Como, pieve di Angera, fasc. 12).
ultima modifica: 13/10/2003
[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]
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