monastero di San Giovanni sec. XII - 1797
Monastero benedettino femminile.
Il monastero sorgeva nell'area suburbana denominata "Insula Cornu", da cui prese l'appellativo di San Giovanni "de Cornu" fino al XV secolo, quando passò alla denominazione di San Giovanni "delle Carrette" con probabile riferimento alla sua collocazione vicino al porto sul Mincio, dove si fermavano i carri di trasporto delle merci (Lodolo 1972, p. 264).
La fondazione del monastero è tradizionalmente attribuita al 1100 e all'operato di Poma figlia di Zenone, che nel settembre di quell'anno donò alla chiesa di San Giovanni evangelista terre e immobili posti nel mantovano (Lodolo 1972, pp. 265-270). Sempre secondo la tradizione, Poma, vedova di Ugo Visconti da Goito, si sarebbe ritirata con altre donne in un suo possedimento presso San Giovanni, dando così l'avvio a un'esperienza monastica (Lodolo 1972, p. 266). Il monastero sarebbe stato sottoposto alla tutela da parte della chiesa di Roma ad opera di Pasquale II, secondo quanto riportato da un privilegio considerato oggi spurio (Kehr 1913, pp. 316-317; Gardoni 2002, p. 137): in ogni caso alla fine del secolo il monastero era registrato nel "Liber Censuus" e corrispondeva annualmente alla Santa Sede due soldi lucchesi (Kehr 1913, p. 316; Gardoni 2002, p. 138). La figura di Poma quale fondatrice del monastero, ricordata nella documentazione dell'ente (Gardoni 2002, p. 142) e riportata dalla storiografia (Lodolo 1972, pp. 267-268) non può essere pacificamente accettata, così come l'idea della nascita della comunità monastica presso la sua casa (Gardoni 2002, p. 138); nel documento del 1110 Poma si rivolgeva alla badessa Agnese e alla monaca Bona, segno che "una comunità di monache, per quanto modesta, era presente in San Giovanni anteriormente alla donazione" e inoltre risiedeva in città e non nella zona suburbana dove sorse il monastero (Gardoni 2002, p. 138). La fondazione dell'ente potrebbe quindi essere anticipata alla fine dell'XI o all'inizio del XII secolo. In ogni caso si deve evidenziare "il significato politico ... dell'erezione di un ente monastico posto fin dal primo momento alla dipendenza diretta della Chiesa romana e ampiamente dotato, se non fondato, dall'esponente di una importante famiglia cittadina ... Poma appartenne a una famiglia funzionariale di Mantova, i Visconti ... che continuerà ad affiorare tra le carte di San Giovanni e che avrà un ruolo non secondario nella vita del comune cittadino" (Gardoni 2002, p. 138). Non si hanno molte notizie sul monastero, la cui documentazione è stata oggetto finora solamente di studi preliminari. Per quanto riguarda il patrimonio, i beni dell'ente si distribuivano nel mantovano a Porto, Marmirolo, Goito, Ceresara, Bonfisso, Cortancolfo e nel Veronese a Trevenzuolo (Gardoni 2002, pp. 139-140): in alcuni di questi luoghi erano rappresentati interessi di altri enti religiosi, come nel caso di Costancolfo, dove la chiesa di San Giorgio dipendeva da Sant'Andrea (Gardoni 2002, p. 139). Presso il cenobio le monache possedevano case, cortili, un forno per la cottura del pane della comunità; in città San Giovanni deteneva diverse terre a orto (Gardoni 2002, p. 139). Il patrimonio monastico si ampliò "progressivamente mediante donazioni, acquisti, permute, ma anche grazie alle doti, spesso consistenti, portate dalle monache" (Gardoni 2002, p. 140). La zona dove sorgeva il monastero visse inoltre a partire dal XII secolo un forte sviluppo edilizio, a cui probabilmente il monastero di San Giovanni partecipò in maniera attiva (Gardoni 2002, p. 139). Per quanto riguarda la vita della comunità, è nota la presenza presso il monastero di un "convivium" di laici preposto alla cura dell'altare di San Giovanni nella chiesa monastica: dall'analisi delle fonti i personaggi appartenenti alla confraternita sembrano tutti maschi e guidati da un preposito (Gardoni 2002, p. 140). Dai documenti si evince inoltre che almeno dalla metà del XIII secolo la chiesa di San Giovanni esercitasse la cura d'anime nella zona dell' "Insula Cornu". Dal 1280 circa il monastero di San Giovanni visse, al pari degli altri enti religiosi mantovani, uno stato di crisi dovuto al periodo di instabilità conseguente all'affermazione dei Bonacolsi al governo di Mantova: a causa della guerra e difficoltà di quel periodo, nel 1281 la badessa di San Giovanni affidò il monastero alle cure dell'ordine dei templari (Gardoni 2002, p. 141), che sostennero economicamente le monache subentrando allo stesso tempo nel controllo del patrimonio monastico e stabilendosi presso il cenobio. Le monache, che si erano evidentemente spostate da San Giovanni durante il periodo più difficile della guerra, ottennero di occupare una piccola parte del monastero e "guidate dalla nuova badessa Ricca, fronteggiarono la 'convivenza' coi templari" (Gardoni 2002, p. 141). Questa convivenza non fu facile, attraversata da violenze sulle monache e da tentativi dei templari di mantenere il totale controllo sulla struttura monastica almeno fino al 1311, quando "le monache poterono avvalersi delle decisioni restrittive prese nei confronti dei templari al concilio di Vienne del 1311" (Gardoni 2002, p. 142). La comunità di San Giovanni si era rivolta anche al vescovo di Mantova Belfanti nel 1304, ma si oppose ai successivi tentativi del vescovo di effettuare una visita al monastero "rivendicando la diretta dipendenza dal pontefice" (Gardoni 2002, p. 142). San Giovanni ritornò in possesso delle monache nel corso del XIV secolo: da questo momento il numero delle religiose continuò a crescere e ospitò sempre donne appartenenti alle principali famiglie mantovane (Gardoni 2002, p. 143). Ignote sono le vicende del monastero in età moderna; nel 1493 furono effettuati restauri delle strutture monastiche, forse per accogliere il numero sempre crescente di vocazioni, e fu costruita una nuova chiesa (Gardoni 2002, p. 143). Secondo il "Ruolo delle famiglie Regolari della città e dello Stato di Mantova" redatto nella seconda parte del XVIII secolo, a San Giovanni si trovavano novantadue monache (Vaini 1980 b, p. 22). Nel 1797 il monastero fu soppresso, le monache trasferite il 17 maggio 1799 presso l'ex-convento dei celestini di San Cristoforo di Mantova (Gardoni 2002, p. 134).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Diana Vecchio ]
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